venerdì 26 maggio 2017

L'ombra del bonsai (12-I)


Sospetti
l'ombra del bonsai
12


 Una ragazza gentile






I
"Tu sei furba, ma non devi esagerare!", le consigliava la nonna dopo averla osservata imbrogliare nei giochi con le amiche. La sua autostima cresceva a dismisura: le piaceva sentirsela  gonfiare dentro come la rana della novella. Stava per affrontare una sfida incredibile e si era preparata per bene, anche con dosi massicce d’adrenalina. Sarebbe stato un casino, lo sapeva. S’era ficcata in una storia tremenda, ne era consapevole,  ma, da furba qual era, ne sarebbe uscita. Lidia ne era convinta e ogni giorno più certa.
Quando arriva il momento, il tempo si dilata, un ralenty. Prima di ficcargli la siringa nel collo l’aveva guardato; incerta, ma solo un attimo. Esitazione, dovuta alla tensione per la truffa: un gioco delle tre carte con le casse dell’ufficio. L’avevano orchestrato insieme; non il finale, che prevedeva esiti diversi. Ora doveva fare l’ultima mossa per scaricare la colpa su di lui.

Non si ricordava come fosse cominciata quella storia, sapeva solo che il suo capo era abitudinario: seguiva un rito. Lidia s’era preparata: la siringa era carica. Il sesso svelto e con poco impegno da parte di lui era il punto debole del direttore. Fermava sempre il suv in mezzo al torrentello, si sbottonava i pantaloni e, con distacco, le infilava una mano sulle tette. Poi, grezzo come sempre.
« Dai, pompa, che qui nell’acqua godo da morire! ».
Un attimo,“Se è questo che vuoi”, pensò lei.   Punse con la rapidità di una vespa, da sotto in su tra l’orecchio e la mascella, come se, colto dal rimorso, si fosse siringato da solo. Paralisi fulminante; solo un breve tremito alle gambe.
Evitò di guardare il suo volto impietrito con la bocca distorta;  aprì la grande borsa e trasferì metà delle mazzette nella cartella di coccodrillo di lui. La “parte del leone”, da far trovare nell’auto della banca usata senza ritegno (la moglie lo sapeva al lavoro) dal “suicida”. Richiuse la patta e serrò la cintura evitando di guardarlo. Scese con fredda calma, sbatté al portiera e s’incamminò nell’acqua gelida. Sguazzò per più di cento metri, anche la borsa si bagnò, "ma tanto le banconote non si sciupano...". Mentre il sole calava dietro le colline, attraversò un campo di bolognino fino alla provinciale. Si acquattò dietro una siepe e si sfilò i guanti: il cielo scuriva sull’indaco. 


“Cavolo non si vede dentro alle auto!” Una macchina si fermò. Non riusciva ad indovinare chi guidasse. Colpo di fortuna: due larghe cornette bianche! Suore gentili:
« Non si dovrebbe, la regola, ma una povera ragazza sola, con quella borsona pesante! ».
Osservò l’anziana.
La novizia cingalese vedendo le  scarpe  gocciolanti, aggrottò le sopracciglia e  la scrutò piena di sospetto.
« Sono mézze e… sporche di fango! ».

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(dati libro)   


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