martedì 16 maggio 2017

L'ombra del bonsai (9-I)


Sospetti
l'ombra del bonsai
9

Odiati inglesi



I

"Bad English, I'll go!" Ormai solo l’anelito verso la fuga lo teneva in vita. Quell'orrenda prigione era una tortura insopportabile. Tre mesi di tentativi falliti: fino allora Emilio, che si faceva chiamare "Janez", non era riuscito a sfuggire alle subdole  torture della robusta guardiana. Irina, la badante ucraina, parlava solo inglese, per lui, bilingue, andava bene: i nipoti l’avevano arruolata apposta. 




Emilio, da subito, aveva sospettato che quell'arpia inglese lo fosse davvero. “Una spia, al soldo della Compagnia delle Indie!” aveva pensato leggendo la scritta slavata sulla vecchia felpa della donna: Best Company. Una volta aveva visto che Eduard, suo nipote, la pagava di nascosto in sterline: la prova del complotto. Allora iniziò a spiarla: per imparare i suoi movimenti, conoscerne i punti deboli, intuire i suoi tic e prevedere le sue ronde. S’era anche convinto che  lo drogasse: “Mi mette gocce nel caffé!” Ma il caffè lo teneva sveglio e “per essere inglese”, lo faceva anche buono. "Ma si sa, gli inglesi di Nelson andavano d'accordo coi napoletani!". Un giorno, approfittando di una distrazione della donna, si metteva a coccoloni in terrazza a fumare, riuscì a sottrarre un’arma dal ripostiglio. La nascose sotto i cuscini del vecchio divano:  era pronto ad agire.
Un sabato mattina, finalmente, lei gli dette le spalle. La colpì da dietro, cogliendola di sorpresa, col pesante martello da 450 gr. Mica facile, Irina, incauta, stendeva la pasta  per  le tagliatelle. Un'impresa superare l'enorme deretano per attivarle alla testa! Il colpo fu molliccio. 


La donna, anche se stordita, cercò di reagire impugnando il mattarello di legno. Lui allora, "Maledetti inglesi, non v'arrendete mai!", infierì con rabbia. Urlò anche.
«Nessuna pietà con gli sgherri della Compagnia! ».
Con lei più arretrata fu facile. Smise solo quando l’ucraina, in una nube bianca, scivolò a terra trascinandosi sulla faccia, come un sudario, l’impasto rimasto appiccicato alla mano sinistra. Il sangue, allargandosi, cominciò a impastarsi con la farina. “Vendetta con suggello di sangue!”, urlò, mentre osservava compiaciuto la macchia rossa allargarsi.
La soddisfazione durò poco,  un barlume di lucidità gli suggerì che forse aveva scelto il giorno e l’ora sbagliati:  “Mio Dio che ho fatto!” Una disdetta rinunciare alla pasta col ragù di cinghiale, cinghiale del Borneo cacciato e scuoiato di persona da Tremal  Naik. Di certo la pasta s’era rovinata, inutile indugiare.  Fuggire a digiuno era anche un dovere verso i suoi uomini. Gli impavidi lo aspettavano nella foresta da troppo tempo. Finalmente s’era liberato dalla prigionia. “Volevano farmi perdere la ragione!”.

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(dati libro)  



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