giovedì 10 agosto 2017

Il Gufo Giallo (111)


Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli

Giudizio n. 110

La ragazza sbagliata
Giampaolo Simi
Sellerio

 

 

Perché non c’è anche Craxi?

 

Simi, che finora era autore di brillanti e divertenti noir intimistici  legati a personaggi nell’ombra, ci descrive il Grande Gioco del ’93. Almeno ci prova. Ma non ci riesce. Mette sul tavoliere l'attentato a Firenze (Georgofili), l'infiltrazione mafiosa in Versilia, la piccola editoria rampante (quando mai un anticipo di 70.000 euro a un autore di fatto esordiente?), corvi in veste di magistrati, le missioni di pace guerre di fatto a base di uranio povero... e altro ancora.

Avere idee non è sufficiente a produrre un buon romanzo, averne troppe significa "mettere troppa carne al fuoco"! Cerco di spiegarmi.

“Nel 1993, ricordava Eugenio Scalfari, si ebbe la giornata più buia dell'intera Repubblica dopo quella dell'assassinio di Aldo Moro. Succede che il 29 aprile la Camera dei deputati nega l'autorizzazione a procedere per Craxi. L'aria che tira non è più quella di dodici mesi prima. Adesso la totalità della classe politica, quella che aveva governato per quasi cinquant'anni, è sotto accusa a Milano o a Palermo. Hanno ricevuto avvisi di garanzia tutti i leader della Dc, del Psi, del Pri, del Pli. Sono andati in galera, o ci stanno per andare o saranno comunque inquisiti i massimi boiardi di Stato, gli imprenditori abituati a ungere le ruote (come era stato Enrico Mattei, il più grande manager e il più grande corruttore del Novecento, oggi glorificato al cinema e nei libri, e giustamente) per fare denari, ingrandire le aziende, conquistare spazi d'influenza”.

Senza ricordare Craxi il ’93 di Giampaolo  Simi appare poco realistico e anche poco credibile. Eppure, visto che ci ha messo di tutto di più, non gli sarebbe costato molto. Che sia nostalgico dell’ago della bilancia?

 

 

Io, che invece rimpiango La cruna dell’ago, avrei anche usato Bettino, in modo spregiudicato quanto lui!

Confesso che ho letto con fatica questo romanzo che mi è apparso scritto con affanno. La trama gialla è diluita in siparietti di vita privata che si potevano evitare e alcuni personaggi, anche se ognuno di loro ha scheletri nell’armadio, forse troppi, si potevano cassare.

La storia più che rimbalzare all’indietro, meccanismo tipico del flashback, viene trascinata nel passato per i capelli, anche se recalcitra puntando i piedi. Strattonata a forza, una specie di violenza letteraria, ma non posso dire di più: lo spoiler è il peggior delitto! Alla fine tiene ma quanto “legante”. Come una pasta coi funghi dov’è stata messa troppa panna!

Alcune pagine sono godibili (non c’è però la sottile ironia a cui ero abituato), altre noiose e diverse pure pedanti. Ridicole e irritanti le due pagine dove si spiegano in meccanismi dell’induzione e dell’abduzione. Immaginate voi se Sherlock Holmes, che già le praticava centotrenta anni fa, si fosse messo a spiegarli al Dr. Watson!

Ultima cosuccia: il titolo non l'ho capito!

 

 

Voto ***/5

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