lunedì 4 settembre 2017

Covermania (01)


COVERMANIA

Le interpretazioni grafiche, i messaggi marketing, i cambiamenti di stile nelle locandine dei film

Un lungo affascinante viaggio dalle regioni del noir ai territori del west


(01)


Quando una chiave di vetro diventa una pistola!




Questa storia cominciò prima, ma è più semplice raccntarla da quando Alan Ladd interpretò con grande successo la seconda versione di The Glass Key, tratta dal romanzo omonimo di Dashiell Hammett. Successo a cui contribuì, con la sua chioma fluente, ridondante, avvolgente (sui torni e sulle frese se sfoggiata da un’operaia) e quindi pericolosa, Veronica Lake.
La locandina originale (focalizzata sui volti dei protagonisti) suggerisce violenza, intrigo e sesso. Di sesso nel film ce n’è poco (sempre per colpa del famigerato codice Hays), di violenza tanta, debordante nel sadismo. La scena del pestaggio di Ladd la ricorderemo in un film western famoso di Sergio Leone.



In Francia  i piani di narrazione grafica della locandina si invertono (il noir in quegli anni, a Parigi, era diventato una mania) per far intendere (vedi il volto di Ladd) cinica e indomata sopportazione volta alla vendetta.



Passiamo all’Italia. Qui il noir (per merito o colpa del neorealismo) non ha ancora attecchito, il focus è sul delitto: si offre (vedi anche i colori) un giallo.



Per ultima la Spagna che mette in mostra una Veronica un po’ cicciotta, in secondo piano il boss che redarguisce Ladd, ma nessuno li nota. Meglio, lo sguardo di Alan è troppo irriverente.



Il film piace molto in Giappone, piace soprattutto al maestro Akira che, letto il romanzo di Hammett, ne fa un’originale sceneggiatura tardo medioevale.


La sfida del samurai fa apprezzare Toshiro Mifune e il film, rimbalzato in Italia nel circuito dei cineforum, ispira Sergio Leone per un western.


Leone si firma Bob Robertson, non si sa se per timore (Kurosawa gli ha già fatto causa) o per gioco (sberleffo) irriverente. Sergio Leone, in realtà, usò il nome Bob Robertson in memoria di suo padre Vincenzo, noto con il nome d'arte di Roberto Roberti, Ennio Moricone firmò la colonna sonora con lo pseudonimo Dan Savio (ma in alcuni titoli è rinominato Leo Nichols), mentre Gian Maria Volontè appare con il nome John Wells.


Il film ha un successo tale che presto, risolta la causa col regista giapponese, si cambiano le locandine. “Tutti col proprio nome e cognome!”. E’ l’inizio della serie sul dollaro e dello “spaghetti western”.

Negli USA (distribuzione United Artists)  il successo è immenso.
Kurosawa e Kikushima, gli esosi autori di La sfida del samurai, furono ricompensati mediante i diritti di distribuzione del film in Giappone, a Formosa e in Corea del sud e con il 15% degli incassi di tutto il mondo. Leone rimase molto contrariato, poiché mai pensava che la questione sarebbe finita in tribunale: "Kurosawa aveva tutte le ragioni per fare ciò che ha fatto. È un uomo d'affari e ha fatto più soldi con questa operazione che con tutti i suoi film messi insieme. Lo ammiro molto come regista”.

 
 

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