COVERMANIA
Le interpretazioni grafiche, i
messaggi marketing, i cambiamenti di stile nelle locandine dei film
Un lungo affascinante viaggio dalle regioni del noir ai territori del west
(01)
Quando una chiave di vetro diventa una pistola!
Questa
storia cominciò prima, ma è più semplice raccntarla da quando Alan Ladd
interpretò con grande successo la seconda versione di The Glass Key, tratta dal
romanzo omonimo di Dashiell Hammett. Successo a cui contribuì, con la sua
chioma fluente, ridondante, avvolgente (sui torni e sulle frese se sfoggiata da
un’operaia) e quindi pericolosa, Veronica Lake.
La
locandina originale (focalizzata sui volti dei protagonisti) suggerisce violenza, intrigo e sesso. Di sesso nel film ce
n’è poco (sempre per colpa del famigerato codice Hays), di violenza
tanta, debordante nel sadismo. La scena del pestaggio di Ladd la ricorderemo in
un film western famoso di Sergio Leone.
In
Francia i piani di narrazione grafica della
locandina si invertono (il noir in quegli anni, a Parigi, era diventato una
mania) per far intendere (vedi il volto di Ladd) cinica e indomata sopportazione
volta alla vendetta.
Passiamo
all’Italia. Qui il noir (per merito o colpa del neorealismo) non ha ancora
attecchito, il focus è sul delitto: si offre (vedi anche i colori) un giallo.
Per
ultima la Spagna che mette in mostra una Veronica un po’ cicciotta, in secondo
piano il boss che redarguisce Ladd, ma nessuno li nota. Meglio, lo sguardo di
Alan è troppo irriverente.
Il
film piace molto in Giappone, piace soprattutto al maestro Akira che, letto il
romanzo di Hammett, ne fa un’originale sceneggiatura tardo medioevale.
La sfida del samurai fa apprezzare
Toshiro Mifune e il film, rimbalzato in Italia nel circuito dei cineforum,
ispira Sergio Leone per un western.
Leone
si firma Bob Robertson, non si sa se per timore (Kurosawa gli ha già fatto
causa) o per gioco (sberleffo) irriverente. Sergio Leone, in realtà, usò il nome Bob
Robertson in memoria di suo padre Vincenzo, noto con il nome d'arte di
Roberto Roberti, Ennio Moricone firmò la colonna sonora con lo pseudonimo Dan
Savio (ma in alcuni titoli è rinominato Leo Nichols), mentre Gian
Maria Volontè appare con il nome John Wells.
Il
film ha un successo tale che presto, risolta la causa col regista giapponese,
si cambiano le locandine. “Tutti col proprio nome e cognome!”. E’ l’inizio
della serie sul dollaro e dello “spaghetti western”.
Negli USA (distribuzione United Artists) il successo è immenso.
Kurosawa
e Kikushima, gli esosi autori di La sfida del samurai, furono
ricompensati mediante i diritti di distribuzione del film in Giappone, a
Formosa e in Corea del sud e con il 15% degli incassi di tutto il mondo. Leone
rimase molto contrariato, poiché mai pensava che la questione sarebbe finita in
tribunale: "Kurosawa aveva tutte le
ragioni per fare ciò che ha fatto. È un uomo d'affari e ha fatto più soldi con
questa operazione che con tutti i suoi film messi insieme. Lo ammiro molto come
regista”.
Nessun commento:
Posta un commento