martedì 24 ottobre 2017

Un "giallo" poco noir

Quando il "giallo" non si tinge di noir
ovvero: non basta chiamarsi Charlie!




Charlie Chaplin  (anche lui Charlie, come Charlie Brown e come Chan!) fu un po' criticato per il film capolavoro Il grande dittatore.


Quando, da ragazzo, lo venni a sapere mi sembrò incredibile. Il film è del 1940 ed io lo vidi negli anni '50 quand'ero ancora un ragazzino. Lo accusavano d'essere troppo farsesco. Acnhe Chaplin, saputo degli orrori del Nazismo, ammise che con cognizione di causa, e col senno di poi, avrebbe evitato la farsa per essere più incisivo. Quando lo disse eravamo già in tempi di noir. "un modo di raccontare storie per denunciare il marcio della società".


Tre anni prima, nel 1937 Charlie Chan era andato a Berlino per le Olimpiadi del 1936.  Quelle dove gareggiò Jesse Owens.

Nel 2016 è stato fatto un bel film di denuncia sulle olimpiadi di Jesse. Le storie di Chan sono simpatiche trame di giallo classico, non si può pretendere denuncia sociale più ampia delella cerchia di un clan familiare. Ma con Charlie Chan alle Olimpiadi, visto che si parla anche di spionaggio sull'industria bellica, si poteva fare di più.

Mentre gli atlleti gareggiano in uno stadio asettico (eppure Hitler era spesso in tribuna d'onore) e senza nessuna camicia bruna, Charlie Chan indaga collaborando con la bonaria polizia berlinese.

Con ottimi rapporti e senza SS d'intorno! Clima rilassato dunque. Nessuno ha osato criticare Charlie Chan, come nessuno oserebbe farlo con Charlie Brown. Il primo è un bimbo intelligente (anche smaliziato, pur se non vuole farsene accorgere) cresciuto troppo; il secondo un bimbo disorientato nel mondo dei grandi. Tutti e due giganteggiano nei fumetti.

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