martedì 16 gennaio 2018

Una tranquilla provincia criminale (II)


 Una tranquilla provincia criminale
rassegna di alcuni delitti  della "provincia liquida" italiana

 (II)
Sarzana (II)


Il regime fascista e Mussolini stesso, non volevano che ci fossero delitti all'ombra del fascio littorio. Se proprio c'erano non se ne doveva parlare. A Sarzana si ritrovano invece in evidenza altre due pistole, quattordici colpi e altri due cadaveri crivellati dalle pallottole.

 

Poker di delitti
Vediamo come. Non potrò arricchire il  mio racconto con foto del caso: i quotidiani dell'epoca non ne poterono parlare se non nelle pagine interne e senza risalto.  Col doppio delitto del Collegio della Missione ancora irrisolto, un presunto colpevole è stato assolto la processa con tanto di risarcimento ufficiale, entra in scena Livio Delfini.

E' un barbiere ventenne di Sarzana, in cordiali rapporti con William Vizzardelli. Inverno '37: un giorno Delfini, nel salone, presenti almeno cinque clienti, dice, col tono  scherzoso del barbiere accattivante, che Vizzardelli è l'autore dei delitti della Missione, Vizzardelli che è lì, non fa una piega e si schermisce. Il "Figaro" è abile a intuire d'aver colto nel segno: è lui il «mostro di Sarzana»! Insiste più volte in privato; è così pressante che indurce William, più giovane e meno smaliziato, a confidargli la propria colpevolezza richiedendone il segreto. 



Da quel momento Livio inizia a ricattarlo. Pretende parte dei  quattrini rubati al rettore, "se no ti denuncio!". Ottiene piccole somme in diverse volte; insoddisfatto, continua nelle proprie pretese. Allora Vizzardelli, per liberarsi di lui, gli dà a intendere di aver nascosto la refurtiva in aperta campagna, in località Falcinello. Il barbiere vi crede e insiste per dissotterrare la somma: la sera del 19 agosto 1938, alle 23.30, Delfini e Vizzardelli si recheranno sul posto. Viene noleggiata una macchina guidata da Bruno Veneziani, autista sarzanese. Giunti i tre all'altezza del greto del torrente Calcandola, Vizzardelli estrae una rivoltella a tamburo calibro 7,65 (probabilmente una Lebel) e si mette a sparare una raffica di colpi contro Delfini e, subito dopo, contro il malcapitato autista. 


Sembra la scena di un film di gangster americani: Delfini e Veneziani, feriti, scappano dalla vettura. William estrae di tasca una pistola automatica Steyr calibro 9, raggiunge prima il Delfini sparandogli contro, rincorre poi il Veneziani e, raggiuntolo sul ciglio della strada, lo fulmina. La morte per entrambi è quasi immediata.

William attraversa di corsa la notte e rientra a casa. Nemmeno stavolta, come un anno e mezzo prima, i familiari né nessun altro sospettano di lui. E anche stavolta un duplice delitto, per di più dal movente sconosciuto (anche se si mormora di passioni insane e di sesso contro natura) e viziato dal presupposto che gli assassini fossero due, come le pistole, misterioso. Anche questo duplice omicidio sembra destinato a rimanere impunito, al momento serve solo a confermare che Vincenzo Montepagani ingiustamente accusato e processato per i primi due omicidi è innocente. Il Duce il persona lo risacisce con ben 25.000 lire!

(II - segue)

 
 

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