giovedì 8 febbraio 2018

Commissari (1)


Lo “sbirro” nel genere giallo

Storia e fenomenologia del detective pubblico ufficiale

nella letteratura, nella TV e nel cinema di genere
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La pazienza di Lestrade

Auguste Dupin, nonostante sia la creatura di E.A. Poe, statunitense convinto,  è francese, povero e triste, ma anche cavaliere  dall'ingegno fertile e pronto a risolvere i più intricati misteri.

Il personaggio di Poe può essere considerato il geniale capostipite della fitta schiera di investigatori “dilettanti” o professionisti in proprio che ha popolato (e ancor affolla anche se con modi meno classici) i romanzi e i racconti del giallo classico.


Dupin risce a cavare un orango dal cilindro (Holmes al massimo arriva a un cane!). L'ingegno di Dupin, come avverte E. A. Poe, è di carattere puramente analitico e il suo ragionamento ha stile matematico, dove  induzione e deduzione si alternano a dar senso preciso dell'osservazione. Egli è capace di destreggiarsi con grande abilità anche laddove la polizia non riesce a trovare soluzioni.





La polizia (qui lo vediamo a colloquio col Prefetto di Polizia G… che segue il caso della Rue Morgue) lo ascolta e (anche se ci capisce poco) non lo ostacola. Il prefetto, di cui non conosciamo il nome, fa di fatto da tappezzeria. Da sfondo silente al ragionamento di Dupin, che  è, in un certo senso, scientifico. Egli riesce a completare con estrema facilità il puzzle inserendo degli indizi, solo apparentemente contraddittori, al giusto posto o a vincere una vera e propria battaglia tra caos e senso geometrico dell'ordine evidenziando l’intelligenza come forza primaria del personaggio.


Più di quaranta anni dopo incontriamo, accompagnando Sherlock Holmes e il Dr. Watson, l’ispettore Lestrade. 
Omero racconta la pazienza di Ulisse, che però era geniale e creatico, ma anche fuori dagli schemi. Lestrade è paziente, ma poco brillante.
È il più famoso detective che abbia mai percorso i corridoi di Scotland  Yard. Lestrade, di cui non conosciamo il suo nome, appare tredici volte nelle immortali avventure di  Holmes. Nulla è conosciuto della sua vita al di fuori della sua attività a Scotland Yard. L'ispettore è descritto da Watson (con poca piètas) come di sana costituzione, non simpatico, schivo e con occhi scuri. Holmes lo considera veloce e energico, ma completamente convenzionale. Sarà anche privo di fantasia e   fuori dalla  profondità di Holmes ma è tenace e paziente, soprattutto con l’alterigia presuntuosa del super IO  del detective. Watson è ingoistamente impietoso: il poliziotto è vincolato dalla procedura e cerca di seguirla.

Col paziente Lestrade nasce lo sbirro rigido e un po’ tonto, figura ricorrente del giallo classico. Gli autori successivi a Conan Doyle, invece di cogliere ed esaltare il tocco di pazienza di Lestrade (un rigido attaccamento alle regole e al dovere, ma anche una manifestazione d'intelligenza regolata), resero i poliziotti sempre più tonti allo scopo di esaltare, per contrasto, le doti logiche dei propri eccelsi detective.



Agatha Christie non fu da meno, anche se più benevola. Ad esempio l’ispettore Craddock, che affianca Miss Marple in alcune indagini è visto con benevola compresione e molto rispetto. Nonostante tutto resta un simpatico tontolone. Ma è solo un caso, gli altri autori minori fanno peggio, alcuni sbirri vengono tratteggiati, senza alcun rispetto, come delle vere e proprie teste di legno.
Ricorre una costante su cui torneremo a riflettere: nulla sappiamo della loro vita privata.

(1 - segue)

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