Lo “sbirro” nel genere giallo
Storia e fenomenologia del detective
pubblico ufficiale
nella letteratura, nella TV e nel
cinema di genere
(1)
La pazienza di Lestrade
Auguste
Dupin, nonostante sia la creatura di E.A. Poe, statunitense convinto, è francese, povero e triste, ma anche cavaliere
dall'ingegno fertile e pronto a
risolvere i più intricati misteri.
Il
personaggio di Poe può essere considerato il geniale capostipite della fitta
schiera di investigatori “dilettanti” o professionisti in proprio che ha
popolato (e ancor affolla anche se con modi meno classici) i romanzi e i racconti del giallo classico.
Dupin risce a cavare un orango dal cilindro (Holmes al massimo arriva a un cane!). L'ingegno di
Dupin, come avverte E. A. Poe, è di carattere puramente analitico e il suo
ragionamento ha stile matematico, dove
induzione e deduzione si alternano a dar senso preciso dell'osservazione. Egli è capace
di destreggiarsi con grande abilità anche laddove la polizia non riesce a
trovare soluzioni.
La polizia (qui
lo vediamo a colloquio col Prefetto di Polizia G… che segue il caso della Rue
Morgue) lo ascolta e (anche se ci capisce poco) non lo ostacola. Il prefetto, di cui non conosciamo il nome, fa di fatto da tappezzeria. Da sfondo silente al ragionamento di Dupin, che è, in un certo
senso, scientifico. Egli riesce a completare con estrema facilità il puzzle
inserendo degli indizi, solo apparentemente contraddittori, al giusto posto o a
vincere una vera e propria battaglia tra caos e senso geometrico dell'ordine evidenziando
l’intelligenza come forza primaria del personaggio.
Più di quaranta anni dopo incontriamo, accompagnando Sherlock Holmes e il
Dr. Watson, l’ispettore Lestrade.
Omero racconta la pazienza di Ulisse, che però era geniale e creatico, ma anche fuori dagli schemi. Lestrade è paziente, ma poco brillante.
Omero racconta la pazienza di Ulisse, che però era geniale e creatico, ma anche fuori dagli schemi. Lestrade è paziente, ma poco brillante.
È il più famoso detective che abbia mai percorso i corridoi di Scotland Yard. Lestrade, di cui non conosciamo il suo
nome, appare tredici volte nelle immortali avventure di Holmes.
Nulla è conosciuto della sua vita al di fuori della sua attività a Scotland
Yard. L'ispettore è descritto da Watson (con poca piètas) come di sana costituzione, non
simpatico, schivo e con occhi scuri. Holmes lo considera veloce e energico, ma
completamente convenzionale. Sarà anche privo di fantasia e fuori dalla
profondità di Holmes ma è tenace e
paziente, soprattutto con l’alterigia presuntuosa del super IO del detective. Watson è ingoistamente impietoso: il poliziotto è vincolato dalla procedura e cerca di seguirla.
Col paziente Lestrade nasce lo sbirro rigido e un po’ tonto, figura
ricorrente del giallo classico. Gli autori successivi a Conan Doyle, invece di
cogliere ed esaltare il tocco di pazienza di Lestrade (un rigido attaccamento alle regole e al dovere, ma anche una manifestazione d'intelligenza regolata), resero i poliziotti
sempre più tonti allo scopo di esaltare, per contrasto, le doti logiche dei propri eccelsi detective.
Agatha Christie non fu da meno, anche se più benevola. Ad esempio l’ispettore
Craddock, che affianca Miss Marple in alcune indagini è visto con benevola
compresione e molto rispetto. Nonostante tutto resta un simpatico tontolone. Ma è solo un
caso, gli altri autori minori fanno peggio, alcuni sbirri vengono tratteggiati,
senza alcun rispetto, come delle vere e proprie teste di legno.
Ricorre una costante su cui torneremo a riflettere: nulla sappiamo della loro
vita privata.
(1 - segue)
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