mercoledì 14 febbraio 2018

Commissari (7)


Lo “sbirro” nel genere giallo
Storia e fenomenologia del detective pubblico ufficiale
nella letteratura, nella TV e nel cinema di genere
(7)
  

Anteilla(*)



Tre personaggi in cerca di ... criminale
Com'era già successo, anche questa volta c'è chi commenta. E fa bene! Dopo aver ricevuto alcuni commenti e richieste devo tornare, giocando d’anticipo con ritardo, sull’argomento.

La maggior parte degli storici di letteratura e degli studiosi del genere “giallo” sono d’accordo nel considerare il 1841 come la data (I delitti della Rue Morgue) di  nascita del giallo classico. Anch’io la penso così, ma  a ben analizzare tra il ’41 e l’87 (Sherlock Holmes) qualcosa d’altro e importante è successo. In quegli anni hanno indagato tre illustri “commissari”! Non possiamo trascurarli.




Il romanzo di Victor Hugo, I Miserabili, è del 1862. L’ispettore Javert (c. 1780-1832) è il personaggio creato da Hugo per essere l’antagonista principale (una spada di Damocle o nemesi vivente)  del personaggio principale. Javert è un poliziotto (è stato anche guardia carceraria) che ha consacrato la propria vita al lavoro.



E’ un archetipo (“io sono la legge!” il suo pensiero dominante) e il suo nome completo non viene mai nominato nel romanzo, dove viene chiamato dal narratore e dagli altri personaggi “Ispettore Javert” o, più semplicemente, “Javert”.

La sua contrapposizione a Jean Valjean, il protagonista, è immanente o presente, ma il personaggio di Javert non dev’essere considerato un vero cattivo, bensì una persona che persegue legalmente un galeotto, non conoscendone la vera indole.




Persegue Valjean ottusamente, credendosi la legge, con l'impatto drammatico e cattiveria di ruolo che fa di Javert un persecutore aguzzino.


Delitto e castigo è del 1866. E’ talmente famoso e citato che non dirò che una cosa: io lo considero il primo noir della storia.

Vi appare, con un’entrata in sordina (occhi bassi ma ben focalizzati) Porfirij Petrovič un giovane giudice istruttore (35 anni) che nei modi e nell’aspetto mostra più anni di quelli che porta come un fardello sulle spalle. E’ incaricato di risolvere gli assassinî di Raskòl'nikov, e, aiutato da Sonja, guida Raskol'nikov verso la confessione. Nonostante la mancanza di prove, è sicuro, dopo diverse conversazioni con lui, che Raskòl'nikov sia l'omicida, ma gli dà la possibilità di confessare spontaneamente.




Si mostra abile in crescendo Porfirij. Ha una notevole capacità oratoria; usa con abilità diabolica la diversione, la dissimulazione è la sua arte non ostentata, pratica la sua stessa contraddizione e insinua il sottinteso: con spietata strategia e tattica flessibile sa porsi all'altezza dell'intelligenza del protagonista.


Per finire saltiamo al  1983 in Italia. Viene pubblicato a nome di Jarro (l’eclettico giornalista e scrittore Giulio Puccini) I ladri di cadaveri, tema di punta della cronaca nera dell'epoca vittoriana. Ambientato a Firenze nel ’36 è una storia molto cupa di delitti. E’ chiamato a svolgere le indagini Domenico Arganti, detto Lucertolo, commissario di Santa Maria Novella, un ossesso spinto da  foga irrefrenabile e da smania frenetica.




Nato quattro anni prima di Sherlock Holmes, come l'illustre collega usa, con indizi e nelle scene dei delitti,  il metodo induttivo. Ma senza pretese di rigore scientifico. E’ fantasioso e arguto nei travestimenti e si serve del popolino basso per ottenere informazioni.

Si atteggia, si mette in mostra, poi ci gongola. La sua bravura nell'interpretazione degli indizi e la formulazione di ipotesi spesso esatte portano ad una naturale antipatia nei suoi confronti. Credo che l’autore lo detesti!

Nonostante tutto però la capacità di sporcarsi le mani, di mischiarsi con la gente del popolo e l'amore per la famiglia lo rendono, Jarro nolens,  un personaggio non del tutto odioso agli occhi dei lettori.
Come vedete tre COMMISSARI non vittime del genio (Dupin o Holmes che sia), pertanto molto genuini e anche credibili.


(*) per mia libera licenza è il contrario di postilla

(7 - segue)

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