domenica 25 febbraio 2018

In memoria del Bar Sport



OGGETTI SMARRITI
il
BAR SPORT


Il Bar Sport ci manca, ci manca molto. Lì si costruiva e raffinava la cultura dialettica italiana. Ora, di questa mancanza, se ne vedono e soffrono i risultati. 


Per farne la storia si potrevve partire da Van Gog, ma non vogliamo farla cadere dall'alto! Il primo colpo l'ebbe dalla TV, ma ancora la si vedeva al bar... sempre meno con gli anni. Poi fu ferito a morte, il fendente, un fallo da rigore, glielo inflisse Biscardi con Il processo del lunedì (Il VAR, Maramaldo, ha ucciso cosa ormai morta!). Poi vennero i forum e le chat. Penultimi i Social Network. 


Infine la pietra tombale: il Bar Lume. Fine di un'era mitica. Sentendo i neopolitici (troppo giovani per aver conosciuto il Bar Sport) si coglie la loro impreparazione. Dovete sapere che i politici, negli anni cinquanta non si formavano alle Frattocchie (Scuola del PCI) o in Vaticano (Scuola della DC) ma nei Bar Sport sparsi per la penisola con democratica distribuzione. Ho imparato più ascoltando le discussione al bar che sui banchi di scuola. Erà Agorà e Forum, tribulale e Università ... era un mito!

Per ricordarlo con struggente nostalgia  vi propongo l'introduzione al mitico libro di Benni. Che dovremmo rileggere almeno una volta l'anno. Sicuramente in prossimità delle elezioni.


"L'uomo primitivo non conosceva il bar. Quando la mattina si alzava, nella sua caverna, egli avvertiva subito un forte desiderio di caffè. Ma il caffè non era ancora stato inventato e l'uomo primitivo aggrottava la fronte, assumendo la caratteristica espressione scimmiesca. Non c'erano neanche bar. Gli scapoli, la sera, si trovavano in qualche grotta, si mettevano in semicerchio e si scambiavano botte di clava in testa secondo un preciso rituale. Era un divertimento molto rozzo, e presto passò di moda. Allora gli uomini primitivi cominciarono a riunirsi in caverne e a farsi sui muri delle caricature, che tra di loro chiamavano scherzosamente graffiti paleolitici. Ma questo primo tentativo di bar fu un fallimento. Non esistevano la moviola, il vistoso sgambetto, il secco rasoterra, il dribbling ubriacante e l'arbitraggio scandaloso, e la conversazione
languiva in rutti e grugniti. Gli antichi romani, invece, inventarono subito la taverna osservando il volo degli uccelli, e la suburra era un vero pullulare di bar. Gli osti facevano affari d'oro, tanto che divennero presto la classe dominante. Cesare cominciò la sua carriera come cameriere, e conservò per tutta la vita la pessima abitudine di farsi dare mance dai barbari sconfitti. Nei bar romani si beveva molta menta, vini dei colli e assenzio. Le leggi erano molto severe: a chi veniva pescato ubriaco veniva mozzata la lingua. Questo provvedimento fu revocato allorché in Senato le sedute cominciarono a svolgersi in perfetto silenzio. I camerieri erano per la maggior parte schiavi cartaginesi. Ma c'erano anche molti filosofi greci, che servivano in tavola per mantenersi agli studi.
Aristotele fece il cameriere per due anni al «Porcus rotitus», ed ebbe l'intuizione della sua Logica osservando un cliente che cercava di infilzare con la forchettina una grossa cipolla. Platone fece lo sguattero al «Pomplius», uno dei ristoranti più à la page di Roma dove il carrello del bollito era una biga a due cavalli... "
(da Bar Sport - Stefano Benni)

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