Western Theme
echi di colonne sonore a nord ovest di Tucumcari (New Messico)
(2)
L'ultimo Apache
Titolo originale Apache, è un film USA del 1954 diretto da Robert
Aldrich.
Colonna sonora di Apache
Protagonisti
Burt Lancaster nel ruolo di Massai,
luogotenente del capo degli indiani Apache Geronimo
Jean Peters
John McIntire
Ian Mac Donald
Ispirato dal romanzo Bronco Apache di Paul
Wellman, fu diretto da Robert Aldrich su una sceneggiatura originale di James
R. Webb anche se sviluppata sul soggetto di Paul Wellman (autore del romanzo).
Fu prodotto da Harold Hecht e Burt Lancaster (non accreditato come produttore) e
girato in California, Nuovo Messico e Arizona dal 19
ottobre al 22 novembre del 1953.
La locandina realizzata da Reynold Brown.
Il film fu distribuito negli USA a partire dal 9 luglio 1954.
Trama
Stati uniti 1886, le guerre indiane son finite. Il
giovane apache Massai rifiuta di
arrendersi - come invece fa il suo capo Geronimo - all'Esercito degli Stati
Uniti. Viene tuttavia catturato e costretto a salire insieme agli altri indiani
sul treno a vapore che li porterà in Florida.. Massai però non demorde e alla
prima occasione riesce a fuggire, scoprendo così la civiltà dei
"bianchi", una volta arrivato nella cittadina più vicina.
Il giovane Massai è l'ultimo guerriero apache ad arrendersi ai bianchi.
Anche Geronimo ha accettato di essere trasferito nella riserva. In seguito alla
fuga dal treno, Massai riesce a tornare alla sua terra.
Tradito dal vecchio capo viene di nuovo catturato. Evade ancora e da solo
combatte i bianchi. Uccide, distrugge, incendia, semina il terrore. Diventa una
leggenda. Massai si è portato via la figlia del capo, per punirla, ma poi si
innamora di lei. Quando la donna rimane incinta, Massai capisce che non può più
combattere, che è arrivato il momento di fermarsi, di stabilirsi. Semina un
campo di grano. I soldati lo braccano e lo raggiungono. Lo ucciderebbero se il
comandante, che ha capito il significato di quel campo, non li fermasse.
Massai, passando fra i soldati, raggiunge la capanna dove la sua donna ha dato
alla luce un bambino.
Critica
Film importante, con toni nuovi grazie al regista Aldrich, della
generazione successiva a quella dei Ford, Mann e Hawks, i maestri del western.
Minor mito, minor compiacimento, ma grande efficacia di racconto, con soluzioni
registiche che il western non aveva mai espresso, come il piano sequenza in cui
Massai si trova di notte in mezzo a una città e vede cose incomprensibili: un
ristorante, una tintoria, un accattone, un imbonitore, gli abiti delle donne.
Il discorso "razziale" ha una sua importanza, anche se
precedentemente altri film si erano schierati dalla parte degli indiani (
L'amante indiana e Il passo del diavolo). E poi c'è Lancaster, in un
ruolo che sembrava fatto apposta per lui. Vitale, tormentato, violento ma anche
sentimentale e intelligente, l'attore, quarantenne, era allora in strepitosa
forma fisica e nel momento più "eroico" della sua carriera, buono per
l'avventura e per tutti gli altri ruoli.
Secondo il Morandini il film è "forse, il più bello, certamente il più vigoroso film di Robert Aldrich quello in cui il discorso filoindiano è più esplicito". Il film si rivela innovativo e "solido come una roccia" ed "una delle più belle e significative carrellate del cinema hollywoodiano . Il finale del film, che il regista e Lancaster avrebbero voluto meno positivo e ottimista, fu imposto dalla produzione".
Il Mereghetti. "Nonostante un happy ending posticcio imposto
dalla produzione, il film è un'analisi lucida e sincera dei conflitti
inestricabili dello sviluppo storico americano, riassunti nell'aspetto lirico e
quasi esaltante della ribellione di Masai, ma anche nella componente disperata
e suicida. Grande fotografia di Ernst Laszlo che gioca sui rossi e sui gialli
del sole."
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