Questa volta lasciamo indagare le donne!
"Intuito femminile è come penna su
freccia: porta al bersaglio"(Charlie Chan).
(9)
Le
investigatrici private (II)
Kinsey Millhone
Kinsey Millhone è un personaggio immaginario
creato dalla scrittrice americana Sue Grafton da poco scomparsa: 1940 - 2017. Indaga nella serie di romanzi
best-seller "alphabet mysteries",
che ha debuttato nel 1982. Questa vera e propria "sega mentale"
comprende ben 25 volumi. Siamo molto contenti: l'alfabeto prevede solo 26 - 27 lettere!
Ne abbiamo persi al massimo due.
Kinsey Millhone è una ex
ufficiale di polizia diventata private
eye. Appare anche in una serie di racconti scritti da
Grafton senza ricorrere all'alfabeto.
I misteriosi (o misteriosofici?)
romanzi della Grafton con Millhone sono ambientati nel 1980 a Santa Teresa, una
città fittizia (quante Vigata ci sono in giro?) basata vicino a Santa barbara
in California.
Kinsey è alta (170 cm), pesa
circa 55 Kg ed è in forma. Ha capelli corti, scuri e spessi che taglia con le
forbicine per unghie, essendo poco interessata al suo aspetto fisico, ma è
molto attenta, invece, riguardo ai suoi denti, e persino menziona i buoni denti
di altre persone (in particolare gli uomini a cui potrebbe essere attratta).
Il suo guardaroba è composto
principalmente da jeans e maglioni a collo alto, sebbene possieda anche un
"abitino nero" estremamente resistente alle rughe per quelle
occasioni in cui vestirsi è inevitabile. Fa, tuttavia, un grande sforzo per la forma fisica: fa jogging per tre miglia
ogni giorno della settimana. Allo stesso tempo, ha
un "debole per il cibo spazzatura".
Soffre anche di acufene, causatole da un colpo di pistola ha sparato a un
aggressore stando all'interno di un ambiente risteretto. Kinsey è stata
divorziata due volte. Il suo primo marito, Mickey, un ex-poliziotto, appare in O
è per Outlaw. Sto andando troppo
veloce, scusate!
Ritorniamo
alla lettera "C"; credo sia il titolo più appropriato per definire tutta
la serie!
Come avrete capito una
telenovela condita di giallo e di morti ammazzati. Seguitemi, ma solo per pochi
menadri, nel labirinto. Il suo secondo
marito, Daniel, un musicista in difficoltà, appare in E is for Evidence
, dove veniamo a sapere, "quelle
prouderie!", che è attratto dagli uomini. In molti modi, Kinsey è una solitaria per sua
scelta esistenziale. Non ha figli e vive in un
monolocale, un loculo estremamente compatto ottenuto da un garage per una sola auto: da single car a single woman! Il suo padrone di casa
è un ottantenne dall'aspetto giovanile. Henry Pitts, si chiama, questo
fenomeno. Un panettiere in pensione che
ama creare i cruciverba. Kinsey ammette di avere
una cotta per Henry, ma afferma anche
che è la figura più vicina a un un
padre. La famiglia di Henry è longeva, i suoi
fratelli stanno tutti bene e son già oltre i 90 anni. Quando non mangia cibo veloce, Kinsey mangia regolarmente in
una taverna locale, gestita dall'infelice ungherese, Rosie, che, nel corso
delle storie, sposerà il fratello ipocondriaco di Henry, William. Credo sia
meglio che smetta!
Tirando le somme ne esce la
figura di una donna sfruttata. Alla disperata ricerca di originalità, risulta
banale, quindi doppiamente sfruttata. Sfruttata dalla sua autrice per attirare
l'attenzione di casalinghe frustrate, che sapevo essere molte, ma quando ho
considerato le cifre di vendita mi sono ricreduto: sono molte di più!
Giorgia Cantini
Giorgia Cantini è di tutt'altra pasta. Nasce nel
romanzo Quo vadis, baby?, il
primo noir di Grazia Verasani. La
protagonista, Giorgia Cantini, è single, quarantenne e, tormentata dal dubbio di
aver sprecato la propria vita, passa le notti nei locali dove si suona jazz e
si beve sino al mattino.
È un’investigatrice privata (ha una sua agenzia, , costretta a fugare le
ombre di una città come Bologna, che sa nascondere bene i propri segreti,
piccoli e grandi, infedeltà e omicidi. La sua vita cambierà quando decide di
riaprire il caso della sorella Ada, partita per la capitale in cerca di fortuna
come attrice e finita suicida sedici anni prima.
Giorgia si mette alla ricerca di A., l’amante della
sorella che lei non ha mai conosciuto e che forse era presente nei suoi ultimi
istanti di vita. In un viaggio tra i ricordi e i segreti della propria
famiglia, questa si rivela l’indagine più difficile della sua carriera.
Giorgia Cantini mostra
una femminilità liquida, sfugge alla luce e si acceca nell’ombra come le storie
che vive da dieci anni nei romanzi noir di Grazia Varesani. Di “Quo vadis
baby?” si è parlato molto forse troppo.
Colpa di
Salvatores che dalla serie Tv ne ha
tratto un film. Con la fiction, più che coi romanzi, la Cantini aveva lasciato
un segno. Apperve all'inizio come molto brava e molto noir. Una degna erede di Sam
Pezzo, il detective privato di Vittorio Giardino.
Col film (anche se è stato un successo), col tempo e con la fiction tv, anche nei romanzi si è un po' scaduti nel manierismo metropolitano (quando Bologna metropoli non è!). Poco credibile una meglio gioventù hiphop e acida, nell’umbratile Bologna che fa da contraltare negli ultimi romanzi dell'investigatrice italiana più rock.
Col film (anche se è stato un successo), col tempo e con la fiction tv, anche nei romanzi si è un po' scaduti nel manierismo metropolitano (quando Bologna metropoli non è!). Poco credibile una meglio gioventù hiphop e acida, nell’umbratile Bologna che fa da contraltare negli ultimi romanzi dell'investigatrice italiana più rock.
Penelope Poirot
Un apocrifo, se scritto bene, e raccontato meglio, lo
tollero. Ma una apogina (personaggio finta parente di personaggio di fantasia)
no. Ma via, Penelope la pronipote di nientepopo'dimenoché Hercule Poirot!
Poirot non è mai esistito, ma sono sicuro che si è rivoltato nella tomba. Come
minimo gli si sono arruffati i baffi!
Aspetto botticelliano, bon viveur e gastronoma,
Penelope è la discendente anglo belga
del glorioso Hercule. Penelope Poirot fa la cosa giusta è un giallo di matrice
classica, con toni che vorrebbero essere da commedia brillante mimano
volutamente la maestra Christie (il tono ironico e l’ambientazione “chiusa”
dentro una villa antica): più un dichiarato omaggio che una casuale
ispirazione. Un romanzo più costruito della torre Eiffel!
Evitate di leggerlo. Questi i principali e poco importanti,
7 motivi.
1) Le
grazie di Penelope non sono sono di fattura squisitamente botticelliana, ma butirrose
come un Krapfen. Stucca.
2) Perché Becky Sharp è il nome di un personaggio del romanzo
La fiera delle vanità! Orripilante idea.
3) Il Dr Watson della
situazione e la segretaria Velma Hamilton, che nutre forti e ingiustificati
dubbi sul talento investigativo della ragazza.
Critica anche, forse a ragion veduta, il suo stile in generale, ma è la parola acida
di una zitella anarchica!
4) Perché l'autrice
ha scelto di dare alle avventure di penelope un taglio Mystery, o Giallo, quando
sarebbe stato assai più appropriato infondervi un ritmo rosa, o perlomeno un
respiro drammatico.
5) Perché nel garbato
e assillante perbenismo del romanzo si accusa Penelope di essere una tabagista!
6) Perché il titolo allude a una ‘Cosa Giusta’… come a insinuare, è ancora la segretaria malefica che lo suggerisce, che, in generale, è raro che Penelope ne imbrocchi una. In effetti in Penelope Poirot e il male inglese le cose non vanno molto meglio!
7) Perché se è viene
presentato come un mystery o un giallo la copertina è verde pistacchio?
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