sabato 28 luglio 2018

Doppia perfidia (IV)

 

La perfidia del doppio!
Lo specchio noir nel cinema
Gemelle e delitti


  Parte IV
 
A proposito di doppio, triplo e quadruplo... "ma mettici anche un punto e virgola, punto esclamativo e punto!"
Sì, Totò nelle sue parodie era ridondate, esagerato, scoppiettante…
Torniamo a fil più seriosi.
Cronenberg, per i suoi gemelli cattivi, aveva ripreso un titolo di qualche anno prima: 24 per l'esattezza. Ma tentare di superare Bette Davis in cattiveria è come tentare di scalare l'Everest a piedi nudi e senza sherpa.

Bette è capace del bis, anzi, visto il tema, del poker. Chi giace nella mia bara? (Dead Ringer il titolo originale, vi dice qualcosa?) è   del 1964 diretto da Paul Henreid con Bette Davis e Karl Malden. E' basato sul romanzo La Otra (vi dice qualcosa anche questo?)  di Rian James.
Ritorna al doppio ruolo la polimorfa Bette Davis; dopo L'anima e il volto,  sfoggia una pettinatura più o meno eguale a quella di quel film. Il volto indurito dal tempo è ancora più terrificante.


La storia, come la pettinatura, si ripete, si vede che a Hollywood erano in carenza di idee.
A distanza di molti anni, le sorelle gemelle Edith e Margareth si rincontrano al funerale del marito di una di loro. Edith non ha mai perdonato alla sorella di averle portato via con l'inganno l'uomo che amava.
Ora che l'uomo è morto, Edith è pronta ad attuare la vendetta che medita da tanto tempo: dopo aver attirato la sorella in casa, la uccide e si sostituisce a lei. All'inizio nessuno si accorge della sostituzione, ma a poco a poco la situazione precipita e fingere diventa per Edith sempre più pericoloso.



Lo specchio scuro (The Dark Mirror - 1946) di Robert Siodmak  con  Olivia de Havilland, Lew Ayres e Thomas Mitchell, mette il sigillo a questa breve rassegna.
Il tenente della Polizia Stevenson (Mitchell), indagando su un omicidio, scopre che la vittima aveva ricevuto nel suo appartamento una ragazza. Riesce a  rintracciarne una che le somiglia e che è riconosciuta dai testimoni, ma scopre pure, con molto sconcerto, che  ha una gemella perfettamente simile.




Una delle due è un spietata assassina. Quale? Non si riesce a formulare l'incriminazione e a stabilire quale delle due sia l'omicida. Il tenente Stevenson (smarrito tra gli specchi) capisce che gli occorre l'aiuto di uno psichiatra per scoprire quale delle due donne è innocente e qual è la folle assassina. Entra in gioco il dottor Elliott, di cui entrambe le donne (effetto mirror o risonanza emotiva tipica dei gemelli) si innamorano.


Come da solito copione, le gemelle hanno personalità e animo opposti. Ruth è dolce e remissiva mentre Terry è una fredda e astuta calcolatrice e manifesta un sordo rancore, peraltro ben mascherato, nei confronti della sorella. Quando il dottore corrisponde ai sentimenti di Ruth, Terry scatena la sua vera natura e si propone di sbarazzarsi della sorella spingendola al suicidio.   Per scoprire ciò che il dottore  pensa di lei, Terry va a un appuntamento a casa di lui fingendosi Ruth. Mentre i due stanno discutendo giunge una telefonata al dottore da parte del tenente: Ruth, sola in casa, si è suicidata.
Il medico e Terry accorrono. Terry mette allora in scena l'atto finale del suo sordido piano: accusa la sorella dell'omicidio.

Il film è un mirabile esercizio di stile e anche una dimostrazione della maestria del regista. Robert Siodmak non solo rende ambigua la De Havilland, ma con abile gioco di specchi la triplica o la quadruplica. Inoltre, con lenta progressione, veste di bianco la sorella buona e di nero quella cattiva, quando lo spettatore se ne accorge il dramma è al suo esito: una è un angelo bianco, l'altra un demone nero.
Le immagini più spettacolari sono quelle in cui le due gemelle non sono nella stessa inquadratura, ma sono raddoppiate da uno specchio. Con questi mezzi elementari il gioco dell'ambiguità viene esaltato come pure l'atmosfera di persecuzione. Un film celebre, tecnicamente perfetto, forse un tantino sopravvalutato, ma fece epoca.



Olivia de Havilland, già melensa Melania in Via col vento, recita benissimo le due parti (meglio quella della turpe assassina). Forse le servì per scaricare e sublimare la gelosia verso la sorella maggiore allora più celebre di lei: Joan Fontaine! Ho solo Il sospetto, ma a pensar male, a volte ...

Appendice

Il doppio può anche essere in due persone diverse!
Se, incautamente, ti metti in casa una ragazza che si mette a imitarti fino alla paranoia sono guai! Un film dove, appunto, il doppio è in  due persone diverse!
FINE
 

venerdì 27 luglio 2018

Doppia perfidia (III)

La perfidia del doppio!
Lo specchio noir nel cinema
Gemelle e delitti


  Parte III

Solo gemelle, solo perfide doppie dark ladies? La domanda è legittima, ma non è così.  Non lasciamoci influenzare dal film di Kubrick anche se quelle due "impunite" sono diventate un'icona..
Vediamo due esempi, di cui uno "regale".


L'uomo nella maschera di ferro è un film del 1977 di mediocre successo. Qualche anno dopo sapranno fare di meglio.



La maschera di ferro, è film d'avventura, direi di cappa e spada ispirato ai romanzi di Dumas, tratta del doppio Re: Luigi XIV. Il cast è stellare e se non fosse per l'eternamente preoccupato (tiene famiglia!) D'Artagnan tutti si divertirebbero da matti. Anche qui i gemelli sono molto differenti: uno saggio e attento ai problemi del regno, l'altro egoista, vanesi, assatanato ed egocentrico. Ma un gemello, se c'è il tuo doppio, non può essere egocentrico, per la contradizion che nol consente! Soccomberà.


Inseparabili (Dead Ringers) film, bruttino, del 1988 affronta anch'esso il tema dei gemelli maschi. Diretto da David Cronenberg non entusiasmò. Il soggetto del film, di produzione canadese, è tratto dal romanzo omonimo di Bari Wood e Jack Geasland.


Beverly ed Elliot Mantle, gemelli monozigoti, sono degli affermati ginecologi con un interesse maniacale per la loro professione e per il tema dei gemelli in generale. Fin da piccoli hanno condiviso tutto, e da grandi si scambiano anche le avventure con l'altro sesso, che comunque non intaccano mai la sfera sentimentale. ... il resto a seguire, ma è difficile scacciare la noia!
Ora che li avete visti passare, potete dimenticarli. Torniamo allora alle gemelle, ben più intriganti.



La Otra (1946) è un noir con abbondante dose di melò messicano: Sufrio, amo, Y pecò!  E' scritto in calce alla locandina, sufficiente, da noi, a non far comprare il biglietto.



Peccato, perché il regista (che si prende anche una parte secondaria, tanto per recitare) è davvero bravo, soprattutto nel dare alla storia uno stile noir. Il film è splendido, l'ho visionato in spagnolo, prima o poi riuscirò a trovarne una copia in italiano.


Maria e Maddalena (una doppia Dolores del Rio al meglio della sua bellezza messicana: un valore assoluto del film e una gioia per gli occhi), sono sorelle gemelle, una molto ricca, grazie al matrimonio con un milionario. L'altra povera, fa la manicure con non poche umiliazioni e molte privazioni.



Dopo varie vicende Maria, la sorella povera, uccide la gemella e si sostituisce a lei. Ne ruba la vita pensando di  entrare in un mondo dorato e gioioso. Non sarà così. Appena entra nella lussuosa villa il cane le ringhia e comincia un viaggio nell'incubo. Quando si eredita la vita di un altro (ognuno è portatore di segreti) si acquista a scatola chiusa: da una parte la ricchezza e la posizione di prestigio, dall'altra il pesante fardello di un crimine commesso. Maddalena, con un complice, ha ucciso il marito. Maria, troppo convincente come Maddalena subirà la condanna. Giusta punizione per un'assassina.



Il film è  ben diretto, ottima la fotografia e di qualità la recitazione. Galvadòn, il regista, mostra un eccellente tocco per il noir. Sa anche usare il grandangolo, le riprese angolari e i piani lunghi. Eccezionale, superbo, il gioco degli specchi.

Un film scuro, cupo, angosciante, con Dolores del Rio    dark lady di  cattiveria maestosa, ma con lo sguardo immerso nel tormento. Impressionante il modo con cui pian piano emerge la perfidia della sorella povera. Maria ha sguardi di frustrata invidia da antologia del cinema. Uno dei momenti di maggior tensione è quando l'assassina toglie le calze al cadavere della sorella Maddalena. Il culmine è comunque quando dopo essere uscita torna a depositare gli occhiali da vista che solo lei portava.

giovedì 26 luglio 2018

Doppia perfidia (II)

 

La perfidia del doppio!
Lo specchio noir nel cinema
Gemelle e delitti


 
Parte II

Doppi si nasce, ma con un po' di talento lo si può anche diventare! Il talentuoso Mr. Ripley, personaggio inventato da Patricia Highsmith, clona la sua vittima, nel "raddoppiarsi" commette crimini efferati di cieca violenza. Ha ispirato due film: Delitto in pieno sole con Alain Delon (vedi sopra) e Il talento di Mr Ripley con Matt Demon. E' un doppio anche lui e forse il più pericoloso perché privo di emozioni, se non per scatenare, letale, l'autodifesa.
 
 
 
Come arrampicarsi sugli specchi ...
La credenza che il "gemello" (come stato di malessere esistenziale) possa portare  con sé una doppiezza profonda e angosciante è radicata nella cultura pop. Venne sottolineata da David Lynch con la scelta del nome del luogo dove decise di ambientare la sua serie tv maledetta. La fiction seriale televisiva più sperimentale, più inquietante, più sconvolgente, più incomprensibile e più pop (A Striscia la notizia ogni tanto Ezio Greggio sortiva con un "Twins Peaks"!!) che sia mai stata mandata  in onda dalla TV italiana (e forse mondiale):  I segreti di Twins Peaks, 1990 - 91.







Nel disorientante e labirintico gioco di  specchi oscuri, perfino l'agente speciale della FBI Dale Cooper, interpretato da Kyle  Mac Lachlan, si trova in situazioni molto ambigue e perciò inquietanti. Ricordo una sequenza che lo mostra mentre, ferito alla fronte, è in piedi davanti a uno specchio che riflette l‟immagine di un altro,  Frank Silva.
Nello specchio, è credenza anch'essa molto diffusa nei miti e nella cultura pop,  si possono annidare fantasmi e ombre. Questa specie di gelida lastra rappresenta una soglia pericolosa, impenetrabile al tatto, ma aperta per i dubbi dell'animo. Lo confermano una grande quantità di film.



Comincerò col ricordare Le Sang d'un poète del 1930, di Jean Cocteau, dove un attore provando e riprovando le varie espressioni allo specchio ne viene, metaforicamente ma non troppo, posseduto.
Si tratta di cinema sperimentale francese, di altissima qualità, ma il tema, come ho detto, è anche pop. Andiamo allora ad Hollywood.




L'anima e il volto (A Stolen Life) è un melò-noir del 1946 diretto da Curtis Bernhardt.
Due gemelle, interpretate ambedue da Bette Davis, Patricia e Kate, si innamorano dello stesso uomo, Bill (Glen Ford), che alla fine sceglierà Patricia e la sposerà, perché più attraente, anche se meno dolce e sensibile di Kate.


Per ragioni di lavoro Bill dovrà assentarsi per lungo tempo, lasciando sola la giovane moglie. Le due sorelle tornano a frequentarsi, ma durante una gita in barca Patricia cade in acqua a causa di un forte temporale e annega. Al ritorno di Bill, Kate gli fa credere di essere Patricia, ma solo dopo aver scoperto che l'uomo non amava più la sorella (si vedrà più avanti il film messicano La Otra), la storia prenderà un'altra inattesa e brutta piega.



Il regista si sbizzarrisce con trucchi cinematografici ancora mirabili, ma la sceneggiatura nella seconda parte mostra qualche buco e si perde tensione. Non vi dico altro, ma riporto una frase dal film, pronunciata da Kate: « Chi è solo desidera amici, ma deve cercare molto per trovarli ».



Omicidio a luci rosse (Body Double) è un film del 1984 diretto da Brian de Palma con alcuni ammiccamenti a Hitchcock, e molte (forse troppe) citazioni. Il tema centrale del film, soprattutto se confrontato cn la pellicola precedente, si presterebbe a battute grevi... dal volto al c... oppure faccia a c... sempre di doppio parlando. Ma non allentiamo la tensione, quando dirige Brian de Palma bisogna stare attenti i suoi ammiccamenti non sono mai banali.






Jake Scully,  un attore un po' sfigato che interpreta un vampiro sul set di un film horror a basso costo, soffre di claustrofobia. Jake si sente male  quando deve uscire da una bara ed è licenziato dal regista Rubin. Tornato a casa, sorprende la sua fidanzata a letto con un altro uomo: ne rimane fortemente scioccato e, senza dire una parola, lascia la casa, di proprietà di lei, e se ne va. In un bar incontra Sam Bouchard, già incrociato in precedenza a un'audizione; confida a quest'ultimo il tradimento della sua ragazza e Sam, allora, gli procura un posto dove stare: un lussuoso appartamento, di proprietà di un suo conoscente, posto ai piani alti, da dove Sam mostra a Jake come fare ad assistere, spiandolo col telescopio che è in dotazione, allo spogliarello hard core in cui si esibisce, tutte le sere alla stessa ora, la bella e ricca vicina di casa Gloria Revell.






La donna, sere dopo, viene uccisa sotto gli occhi dell'impotente Jake; lui accorre ma non riesce a salvarla. Tempo dopo la riconosce (ne ravvede le nudità, e un movimento osè, che aveva ben "studiato" col telescopio!) in una spogliarellista ... ma allora, si dice, non è morta! A questo punto si comprende il titolo originale:  Body Double! Il protagonista non riconosce il volto, ma lato B e tette! A questo può portare una fissazione. Ma forse anche Antonio Banderas, prima d'innamorarsi della gallina del Molino Bianco, le aveva viste doppie!


Il doppio volto della paura (Deadly Sibling Rivalry) è  del 201; diretto da Hannelle M. Culpepper  per la tv girò anche (poco in verità) nelle sale senza troppo clamore.

Callie è da sempre invidiosa della sorella gemella Janna, che nella vita ha avuto successo: è infatti la socia di maggioranza di un'importante rivista di fitness e ha una figlia, Fiona, studentessa al secondo anno di psicologia in un college francese. Callie, inoltre, incolpa la sorella della morte del padre, precipitato venti anni prima durante una scalata.
L'ho citato per amor della lista, niente di più.
 
  

La casa nella prateria

La casa nella prateria
Dopo un articolo su la Lettura (suppl. al Corriere della sera della domenica) un amico mi ha chiesto perché non avessi considerato questa serie tra le fiction tv che recensisco. Ci aveva capito poco (io recensisco solo fiction di genere noir, giallo o thriller!) ma agli amici non bisogna mai dire che son tonti!
 


La casa nella prateria (Little House on the Prairie) è una serie TV USA prodotta negli anni '70. Ben 204 episodi oltre a sei lungometraggi  (film tv). Non ne ho visto neppure uno. Avevo in quegli anni parecchio da fare laurea, matrimonio, servizio militare, cambiare lavoro per crescere in potere d'acquisto, pianificare un figlio … Sentendomi in colpa ho rimediato visionandone una serqua di puntate su Paramount Channel!
 
 
 
Son contento di non averla vista allora e scontento delle quasi sei ore perse ora per rimediare. E' proprio vero che a volte il rimedio è peggio del male!
 
 
 
È ispirata alla serie di romanzi dal titolo originale Little House  opera del 1945 della scrittrice Laura Ingalls Wilder e portata in TV dalla NBC.
La serie narra le difficoltose vicissitudini di una tradizionale famiglia americana che vive in una sperduta fattoria, vicino a un paesino del Minnesota, intorno al 1875. In un posto infame , insomma! I personaggi, permanentati e laccati finti nel trucco da fotoromanzo, recitano dialoghi melensi e vivono storie scontate. Noiosa, lenta, uggiosa e ammorbente. E dire che si potevano considerare, son quasi coevi, La famiglia Addams (Morticia!) per il ritmo o Alla conquista del West (zio Zeb!) per la tensione emotiva.
Durò 9 stagioni, a cui si aggiungono un film pilota, un film speciale con spezzoni della serie e nuove scene, e tre film finali.
 
 
In Giappone, sulla scia del successo, fu pure prodotto un cartoon dal titolo Laura (in Italia) che veniva trasmesso prima del TG per i bambini a cui far assimilare il buonismo.
Credo che tutto ciò basti a giustificarmi.

mercoledì 25 luglio 2018

Doppia perfidia (I)

La perfidia del doppio!
Lo specchio noir nel cinema
Gemelle e delitti


Premessa colta
 
Nel romanzo a fumetti (non chiamatelo Graphic Novel per carità!) La casa dorata di Samarcanda capolavoro di Hugo Pratt Corto Maltese incontra il suo doppio. Un tipo molto perfido. Quando il nostro marinaio viene a sapere della sua esistenza è convinto sia un presagio di morte (a lui lo aveva insegnato la madre). In molte culture l'incontro col proprio doppio viene considerato una sciagura. Corto è l'archetipo universale dell'uomo dalle molte culture ...


Ma torniamo ancora indietro nel tempo, anni avanti all'incanto provocatomi dalla prima lettura del romanzo di Pratt.
Quando ero ragazzino rimasi affascinato dal film Il prigioniero di Zenda, ancor di più, qualche settimana dopo, dalla parodia del film: Topolino sosia del Re Sorcio.

Il perfido, in quella fantastica storia, non era né il Re, né il suo sosia e scoprii solo più tardi quanto un gemello possa essere perfido!
 
Parte I
Panoramica inquietante
Eccole, appaiono sulla scena, dal nulla, tenendosu per mano. Non sono le gemelle Kessler da piccole, non danzano e neppure si muovono. Assolutamente immobili e inquietanti, ti fissano spudorate e impertinenti  dal fondo di un corridoio. E' il fondo della tua anima, lo spettatore ci si specchia attraverso quegli sguardi. Le due bimbe preannunciano un fiume di sangue e apparizioni demoniache. Sono le gemelline che "appaiono" in Shining, trascinandoti nell'icubo.
Il tema del "doppio"  è uno dei più sfruttati nel mito, nella letteratura, nell’arte, nell’antropologia, nella filosofia e nella psicoanalisi.
E nel cinema? Il doppio è uno dei temi più amati anche dal linguaggio cinematografico, essenzialmente per due motivi. E' una bella sfida. Si ricordi ad esempio il Dr Jekyll e Mr Hyde con cui si sono cimentati Fredric March e Spencer Tracy. Gli attori  possono, interpretando un "doppio",  triplicarsi.


Ci sono anche motivi tecnici; il cinema è una fabbrica di illusioni, può affrontare il tema del doppio con effetti suggestivi di moltiplicazione dei personaggi. In questo gioco hanno un ruolo fondamentale gli specchi. Ne La signora di Shangai Orson Welles ne usò a decine.  


Ma, senza arrivare a questo eccesso, provate a immaginare a cosa può accadere se si hanno due gemelle e due specchi sulla scena. "Chi è quale?" la domanda che attraversa la mente senza trovare risposta.
Ma forse il motivo principale di tanta passione per il "doppio" è che il cinema, per tanti aspetti, ricorda il meccanismo del sogno; questo ne spiega la predilezione per tutte le forme di sdoppiamento.
Non voglio qui citare, figuriamoci esaminare, tutti film in cui compare il tema del doppio, ci si farebbe notte e ce ne dimenticheremmo qualcuno. Sono infatti tantissimi e appartenenti a tutti i generi cinematografici. Ho scelto quelli più vicini al noir e più connessi al tema delle gemelle. Gemelle uguali alla vista, ma completamente diverse nel carattere. Un vero errore della natura, un mostro che genera delitti. Arriviamoci per gradi.

In Vertigo (o La donna che visse due volte, brutto titolo italico che fa  spoiler alla trama)  di Hitchcock, è meglio parlare di “doppio apparente” perché il raddoppiamento di Judy nella bionda Madeleine non è solo frutto di una creazione alla Pigmalione, come alcuni soloni accademici sostengono. E' una possibile interpretazione, ma non la sola; forse è solo la più facile, ma, per me, la meno convincente. Io credo sia un "doppio apparente" perché anche la stessa Judy, dopo esser stata prezzolata per essere Madeleine, si è invaghita di Scottie e vuole esserlo di nuovo:  di fatto è rimasta posseduta dalla donna che ha così bene interpretato.  

Ma non si tratta di gemelle. Non sono gemelle neppure le due ragazze di Inserzione pericolosa (Single White Female).



All'inizio non si assomigliano neppure, ma scena dopo scena, particolare dopo particolare, le differenze si assottigliano e alla fine sono identiche. Solo che una è una psicopatica assassina e cerca di sostituirsi all'identità dell'altra, o sovrapporsi.
La giovane padrona di casa reagisce solo dopo aver  rischiato la vita; ma che  cosa fareste voi se qualcuna rispondesse a un vostro annuncio e, dopo pochi giorni che le avete affittato una camera, vi rendeste conto che si tratta di una persona che vi somiglia come una goccia d’acqua, assolutamente identica a voi ma cattivissima?



Non sono gemelle neppure Matty Walker e Mary Ann Russel che Kathleen Turner interpreta magistralmente in Brivido caldo (Body Heat), per mettere nei guai il tontolone di avvocato (William Hurt) che ha sedotto per indurlo a fare quello che lei vuole. Un remake originale de Il postino suona sempre due volte, torbido e intrigante ma il dramma è solo dalla parte di chi subisce il "doppio".

A mitigar tanta cattiverie e ridondante perfidia un fil buono e buonista: Il Principe e il Povero

Ma solo per ripigliar fiato.
Nella prossima puntata state attenti a quelle due, sono gemelle vere, ma qual è la cattivissima?