venerdì 12 ottobre 2018

Una buona moglie americana.

La buona moglie



legal comedy all'ammerikana!

Quando il marito, il procuratore Peter Florrick viene coinvolto in uno scandalo sessuale e, dopo essere accusato di corruzione,   viene incarcerato, la moglie Alicia si ritrova a dover badare alla famiglia da sola. Per riuscire a far fronte alle spese decide di tornare, dopo un decennio di assenza dalle aule di tribunale, a lavorare come avvocato, professione abbandonata in seguito al matrimonio.



L'amico del college Will Gardner la assume nel suo studio legale "Stern, Lockhart & Gardner", dove Alicia conosce Diane Lockhart, socia alla pari di Will, Cary Agos, giovane avvocato in competizione con Alicia, e Kalinda Sharma, un'investigatrice di origini indiane che aveva precedentemente lavorato con Peter Florrick.  E' l'inizio di ben 156 puntate o se preferite chiamatele episodi!  Sì, perché (a parte le vicende familiari di contorno) dal punto di vista "caso" sono autoconclusivi.

Ogni episodio dura 42'. Dovrebbe essere un "legal thriller", ma metà del tempo si passa in casa coi figli (usulmente standard e l'anziana madre di maniera). In tribulale ci si sta poco e la Giustizia Usa non ci fa una gran figura (un pregio questo, ma Perry Mason, credetemi, è "altra roba"!).
Alicia se la cava alla grande, ha delle semplici intuizioni o ha fortuna, con questi due modi risolve i casi. Lo spettatore dormicchia in attesa di stendersi sul letto, senza doversi porre particolari problemi di attenzione.
Ne ho viste solo sei puntate e credo di aver gà contribuito troppo all'audience di Netflix! Unico pregio: la semplicità delle trame, peccato che, quando la semplicità è troppa, si scivoli sul banale... che è simile alle banane!

Voto: soprassediamo!

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