domenica 3 ottobre 2021

Recensione Nessun dorma (I)

Ricevo da Carmen Claps questa recensione del mio ultimo romanzo della saga viareggina. Volentietri la pubblico nel mio blog.

NESSUN DORMA

di Carmen Claps

parte I

 


Nessun dorma completa la seconda trilogia di Corto, quella definita “musicale”. La prima era quella “matematica”. In questa seconda, Corto, non più skipper, è socio, con il fido Berto, di una agenzia di certificazioni nautiche, indaga accompagnato da una appassionante colonna sonora, sempre molto importante nell’economia della vicenda, tanto da diventare vera e propria protagonista.

 


Nel primo romanzo,  Donne di arcani minori, si trattava del canone perpetuo di Bach che, fuga in crescendo di ritmo all’infinito, diventava di fatto un agghiacciante deguello, la musica che in Messico accompagnava le esecuzioni capitali. Era il ponte di connessione (vedi Goedel, Escher, Bach di Hofstadter)  tra matematica e musica.

 


Poi è stata la volta di Mozart, con il suo Requiem in re minore che dà addirittura il titolo al romanzo. Qui, infine, visto che il protagonista è viareggino e che il campo base delle indagini, da cui si muove il gruppo, è appunto la capitale della Versilia, naturalmente e doverosamente tocca a Puccini,  con Nessun Dorma, la trascinante romanza della Turandot.

 


C’è, però, una differenza sostanziale rispetto ai precedenti due romanzi: qui la musica non segna tanto momenti critici o addirittura drammatici, quanto piuttosto viene a contrappuntare di ironia la situazione. Infatti, a far risuonare quelle note è don Sesto (lo vedremo), il parroco della chiesa di San Francesco, per scuotere i frequentatori più assidui e spronarli a fare ciò che lui ha in mente.

Siamo a maggio 2013; da poco, con una mossa assolutamente spiazzante, Papa Ratzinger si è dimesso; al soglio pontificio è salito Jorge Mario Bergoglio, che, già con la scelta del nome e con il primo affaccio dal palazzo pontificio, ha fatto capire senza possibilità di equivoci di che pasta sia fatto. Don Sesto partecipa ad una udienza pontificia e ne torna come invasato, pervaso da un fuoco sacro, con una missione ed un sogno. La prima è quella di evangelizzare, vale a dire recuperare le pecorelle smarrite della parrocchia all’insegna di uno slogan che non lascia dubbi: Redenzione e Pentimento. Il sogno è quello di allestire un museo di arte sacra nei locali della parrocchia (vedremo che, in qualche modo, le due cose si intrecciano).

 

Don Sesto di avere  già i primi pezzi per il suo museo: tre antichi messali in latino, debitamente illustrati, che ha acquistato proprio a Roma in occasione di quell’udienza e che sono il suo orgoglio. Ma questi gli vengono ben presto rubati, così il sacerdote, mentre organizza i suoi perché comincino a fare opera di evangelizzazione, incarica Corto e Ginko, il sagace poliziotto ora ispettore, di indagare e ritrovare il prezioso reperto. Ma questa, che sembrerebbe un’indagine banale, quasi di tutto riposo, prende subito una piega inaspettata: Corto si trova tra i piedi tre morti ammazzati in modo particolarmente truculento (tre morti, situazione classica nei lavori del nostro autore). Corto stesso sfugge a temibili aggressioni notturne proprio per un pelo. Inutile dire che il nostro detective riesce in qualche modo a scoprire il responsabile di quegli omicidi e le relative motivazioni, un vero e proprio colpo di scena, come è tipico nei lavori di Oscar, ma, a vicenda conclusa, non potrà esplodere trionfante nel “Vincerò” del principe Calaf, né lui, né tanto meno il suo “mandante”, don Sesto.

A scanso di equivoci diciamo subito che, sebbene questo romanzo sia l’ulteriore puntata di una saga iniziata nel 2009 con “La delta velata” dove ci sono stati presentati tutti i personaggi facenti parte della corte di Corto, Oscar riesce perfettamente a non farli apparire come edifici senza fondamento, cioè il lettore può leggere tranquillamente questa avventura, senza avere l’impressione che gli manchi qualcosa: il nostro autore, magari con due cenni, con una pennellata, ci presenta i personaggi e le loro storie.

Personaggi: si è capito che anche questa, come, del resto, tutte le altre opere di Oscar, è corale: Corto è la voce narrante, è il leader indiscusso di quel gruppo che gli è leale e fedele anche se non sempre tutti comprendono e condividono le sue iniziative, ma in definitiva Corto non sarebbe Corto senza il suo gruppo e il gruppo non sarebbe tale senza Corto. Oltre a tutto gli amici del capo, incontriamo tante altre figure, magari semplicemente comparse, con il ruolo ora di collaboratori ora di sospettati ora di depistatori. Già, perché figuriamoci se questa volta il nostro autore poteva rinunciare a seminare false tracce, a far prendere al lettore una certa strada per poi costringerlo all’improvviso ad un clamoroso dietrofront o a una brusca deviazione, questo appunto grazie ad indizi ora attendibili ora falsi, seminati con grande maestria. Chiaramente il lettore che non ha una raffinata mentalità criminale se ne accorge solo a lettura ultimata, rendendosi conto di quanto importante sia anche solo un sinonimo al posto di un altro. 

 

(Parte I - segue)

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