domenica 3 ottobre 2021

Recensione Nessun dorma (II)

 

Ricevo da Carmen Claps questa recensione del mio ultimo romanzo della saga viareggina. Volentietri la pubblico nel mio blog.

NESSUN DORMA

di Carmen Claps

parte II

Visto che stiamo parlando di personaggi, mi piace ricordarne due, diversissimi tra loro che più diversi non si può, a dimostrazione di come Oscar sappia muoversi senza problemi in ogni campo. Il primo è Mattia. Mattia è un bambino gravemente autistico, che capita nell’oratorio di don Sesto al seguito del nonno che se ne occupa quando la mamma è impegnata. Il nonno è stato reclutato da don Sesto per dare impulso alle  nuove iniziative della parrocchia.



Mattia, come separato da una barriera opaca, sembra completamente assente: se ne sta quasi immobile a rigirare tra le dita e a fissare una biglia di vetro colorato, quasi ipnotizzato, come se dentro ci vedesse chissà che cosa, forse il suo mondo ideale. Il mondo che lo circonda pare non interessargli proprio, ma . . . Proprio lì, all’oratorio, Mattia rivela un insospettabile talento per il disegno e per questo diventa fondamentale per la soluzione del caso. Il bambino è ricco di affetto e affamato di affetto, come dimostrano alcuni suoi slanci verso chi si dedica a lui. È inutile osservare che trattare una figura del genere è impegnativo, perché è facilissimo cadere nel pietismo, nel buonismo, ma il nostro autore riesce a mantenere un perfetto equilibrio tra realismo e affetto, tra interesse quasi scientifico e simpatia umana.



Agli antipodi Andreina, che nell’elenco dei personaggi a inizio volume, Oscar definisce “Pesciaiola abusiva”. Infatti Andreina vive ai margini della legge, diciamo pure proprio fuori legge. E’ una popolana che le difficoltà della vita, ma anche la sua natura, hanno reso immune da paure di sorta. Si porta dietro un odore perenne di pesce, ha un grembiule (la pannuccia tipica del suo mestiere) che è un odoroso quadro astratto di schizzi di sangue, interiora, eccetera. Data la situazione è sempre sul chi vive e gira perennemente armata di un coltello di quelli per sfilettare il pesce che ormai è diventato un’appendice del suo corpo. Per la realizzazione di un film impossibile tratto da questo romanzo, io avrei l’interprete perfetta per questo personaggio: colei che può interpretare tutte le donne, ma che alle popolane ha dato il cuore: Anna Magnani, che, pur non essendo toscana, può rendere alla perfezione la nostra pesciaiola.

Sempre in tema di personaggi, quello che sta al centro, don Sesto, perché è per merito suo (o colpa sua) se tutto ha inizio. Don Sesto è presente già dal primo episodio delle avventure di Corto. Dal punto di vista fisico è un gigante di circa 2 metri per circa 100 chili, ha due braccia possenti che non pensa due volte ad abbattere con pugni micidiali sui peccatori o ancor più sui disobbedienti. La voce è in linea con il fisico: possente, baritonale così da incutere subito timore. Il nostro prete è un gran pigro: odia l’alba, il canto del gallo lo manda su tutte le furie; non ha mai celebrato una messa prima delle nove del mattino e nelle rare volte in cui è capitato l’ha fatto meccanicamente, come innestando il pilota, scusate, il prete automatico. Piccola grande curiosità, viaggia con “Il codice da Vinci” sotto la tonaca quasi fosse un breviario o un messale. È appassionato, anzi fanatico di calcio e qualcuno sussurra che nella sua vita si è occupato più di pallone che di religione. Allenatore – dittatore della squadra di calcio della parrocchia, in cui hanno militato Corto e Ginko, nutre un’apertissima ostilità verso quest’ultimo perché ha sbagliato il rigore decisivo in una lontana finale di un torneo inter parrocchiale. Non glielo ha mai perdonato e siamo sicuri che non glielo perdonerà mai. Per quel che riguarda il suo carattere, qui in “Nessun dorma”, cominciamo subito con un’espressione inequivocabile: nelle primissime pagine viene definito prete padrone. Don Sesto è proprio così: ha pochi soldi, ma molte idee e vuole realizzarle facendo lavorare gli altri. Cinzia, la fidanzata di Corto, in uno dei tanti momenti di esasperazione verso il sacerdote, lo definisce con una serie di aggettivi impietosi, che cadono come macigni: manipolatore, prepotente, arrogante, dispotico e anche fanatico. Aggiungiamoci pure infido perché non esita a origliare le conversazioni tra i suoi, cosa che gli riesce facile, visto che ha l’orecchio super allenato da anni di confessioni. Don Sesto vuole sempre fare, o meglio che gli altri facciano di testa sua e quando le cose non vanno secondo i suoi piani invariabilmente affibbia la colpa a quelli a cui ne aveva affidato l’esecuzione. È un tipo sanguigno, è facile vederlo su tutte le furie, in atteggiamenti davvero poco consoni al suo abito talare. Al proposito splendida un’espressione del nostro autore che ce lo presenta mentre “ringhiava rabbia”, ma lo vediamo anche mentre se ne esce in imprecazioni, non proprio sottovoce, da portuale. Eppure, come anticipavo, a fine indagine, lo vedremo accasciato, come sgonfiato della sua imponenza fisica e della sua prepotenza, come un bambino disperato perché gli è stato sottratto un giocattolo ancor prima di averlo usato. Don Sesto viene fuori completo in tutti i suoi aspetti. La descrizione di Oscar suscita nel lettore una complessità di reazioni: simpatia, irritazione, rabbia e a fine vicenda, inevitabilmente, un po’ di compassione e comprensione. Anche per lui nel mio film impossibile ho un interprete perfetto, un gigante della prosa: Gastone Moschin.Ma piùprepotente del Don Camillo che ha già interpretato.

Del resto Oscar ci ha abituato a grandi figure di religiosi, ognuno dei suoi investigatori ha a che fare con qualche consacrato: per quel che riguarda Bertuccio, il fabbro armaiolo le cui vicende sono ambientate a cavallo tra 1400 e 1500, i religiosi sono addirittura due, entrambi indimenticabili.

 


Il primo è don Lorenzo, il priore dell’Insigne Collegiata, che lo spinge, diciamo pure lo costringe, a imparare a leggere, a scrivere, a godersi la Divina Commedia e a sapere di latino con la splendida motivazione “saper leggere e scrivere rende liberi”. Il nostro fabbro ha anche a che fare con la grande badessa Soderini, splendida rappresentante di una donna di potere e ormai a suo agio nell'era moderna. Il dottor Idamo Butini, che indaga durante il ventennio fascista, ha rapporti ravvicinati con la complessa figura di monsignor Raspini.

Ma qui in “Nessun dorma” c’è un altro religioso, don Baldetti, che fa un’unica semplice apparizione, ma che rimane ben impresso nella mente del lettore, forse proprio perché è l’opposto di don Sesto: umile e servizievole ma con pacata dignità...

(Parte II - segue)

 

 

 

 



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