mercoledì 17 maggio 2023

Nuovo Dizionoirio (LI)


Dall'A alla Z

miscellanea estemporanea e semiseria sul genere giallo/noir

ovvero il mio Dizionoirio

LI

Watson (J. H.)

Ogni tanto mi pongo una domanda “Sherlock Holmes, senza Watson, sarebbe stato altrettanto famoso?”. Mi rispondo sempre di no, perché a mio parere Watson è il personaggio più importante della storia del genere giallo: merita una pagina tutta sua. Narratore (narrazione in seconda persona!) delle avventure di Sherlock, suo sodale, vive, fedele amico, alla sua ombra, ma di lui, nonostante tutto, qualcosa si sa.

 


Nato poco prima del 1860 (la sua età dovrebbe essere vicina a quella di Doyle), non si hanno sue notizie biografiche dopo il 1914, anno in cui è ambientata la più tarda avventura di Holmes dal punto di vista cronologico, ma sembra ancora in vita nel 1927 (è il narratore!), quando viene pubblicato l'ultimo racconto della serie.

Laureatosi in medicina all'Università di Londra   nel 1878, John H. Watson diventa un chirurgo militare dell'esercito coloniale britannico. 

 


Nel 1880 partecipa alla seconda guerra anglo-afgana, restato ferito nella cruenta battaglia di Maiwand (Una rara sconfitta degli inglesi, che affrontarono un esercito dieci volte superiore in numero), viene congedato. Ritorna a Londra con decorosa pensione: decide di trovare casa (Immobiliare Watson!). I prezzi elevati degli affitti (anche allora?) lo inducono a cercare un coinquilino. Incontra così Sherlock Holmes, con il quale condivide un appartamento al 221B di Baker Street. 


Durante i due decenni successivi, Watson collabora costantemente con Holmes nel corso delle sue  indagini. Gli eventi narrati nel romanzo Uno studio in rosso sono da collocarsi presumibilmente poco dopo il 1880 (anno della battaglia di Maiwand), mentre le storie successive (pubblicate non in ordine cronologico) sono ambientate prevalentemente nei due decenni successivi (alcune presentano precise date, altre hanno una collocazione temporale più vaga), sino al pensionamento di Holmes (avvenuto all'incirca nel 1903), mentre vengono fatte pubblicare da Watson in periodi successivi (sino al 1927). I due tornano a collaborare un'ultima volta assieme nel racconto L'ultimo saluto, ambientato nel 1914. 

 


Watson si è sposato almeno due volte, ma si sa poco delle sue signore mogli. Quanto alla professione di Watson durante il periodo di convivenza con Holmes, si presume che esercitasse regolarmente l'attività medica.   Oltre a questo, come segnalato ne L'avventura di Shoscombe Old Place, Watson percepisce una pensione di guerra.   Si può in ogni caso ipotizzare che egli tragga buona parte dei suoi guadagni dai racconti da lui pubblicati.   Con il pensionamento di Holmes ricomincerà ad esercitare il mestiere per cui si è laureato.

 

Watson è stato frequentemente identificato come l'alter-ego letterario di Doyle. Vicino all'autore per età, professione, cultura e classe sociale, narrando le storie in "seconda" persona (rispetto ad Holmes) fa  proprie le osservazioni e le opinioni di Doyle stesso. Tra le fonti di ispirazione per il personaggio, alcuni (accademici, sempre loro!) vi vedono il chirurgo militare A.F. Preston, ferito durante la battaglia di Maiwand.

 


Uomo intelligente e di ottima cultura, dotato di una grande moralità ed un forte senso dell'onore (con uno spiccato patriottismo, atteso da un ex militare), Watson è un tipico e ordinario rappresentante della borghesia londinese della tarda età vittoriana (contrapponendosi al più "outsider" Holmes); ben inserito nella società londinese, appare in grado di destreggiarsi abilmente tanto nella buona società (con cui ha spesso a che fare durante le indagini e nei cui confronti porta sempre un britannico rispetto e devozione), alla quale è comunque estraneo, quanto nel mondo della piccola borghesia urbana. 

 

 


Nonostante le indubbie capacità (è laureato in medicina e dotato di grande abilità narrativa) la figura di Watson appare quasi costantemente adombrata dal genio di Holmes, la cui mente brillante e anticonvenzionale si contrappone all'intelligenza ordinaria e chiusa di Watson, che in più di una occasione scatena le ire del compagno, dimostrandosi troppo lento a capire e incapace di andare oltre i propri schemi mentali (accusa che del resto Holmes imputa a quasi tutti coloro che ha l'occasione di conoscere). Watson del resto, pur consapevole dei propri limiti rispetto all'amico, sembra spesso compiacersi (soprattutto all'inizio) di enumerare mancanze e delle stranezze di Holmes (come nell'elenco di conoscenze e lacune stilato in Uno studio in rosso). Tra i due esiste comunque affetto sincero e un'interazione perfetta tra caratteri opposti. 

 

 

 

Nel corso dei racconti Watson sembra brillare progressivamente "di luce propria". Se infatti in Uno studio in rosso appare come un semplice narratore, ascoltando le riflessioni dei tre investigatori (Holmes e i meno brillanti Gregson e Lestrade), nei racconti successivi collabora in modo sempre più attivo, rivelandosi spesso più brillante dei detective di Scotland Yard, arrivando spesso a scoprire prove e indizi senza l'aiuto di Holmes, che in più occasioni, come ne Il mastino dei Baskerville, manda l'amico a fare indagini preliminari prima di intervenire di persona. Spesso inoltre le conoscenze mediche di Watson si rivelano indispensabili alla soluzione del caso. 

 

 


Al contrario di Holmes, Watson dimostra un notevole interesse per il genere femminile. Malgrado raramente lo si veda coinvolto in affari sentimentali all'interno dei racconti, numerose sono le allusioni da parte di Holmes alle vicende amorose dell'amico; ne Il segno dei quattro, ad esempio, viene detto che in fatto di donne egli ha "un'esperienza che si estende su molte nazioni e tre diversi continenti"! Racconta anche in Uno scandalo in Boemia la breve relazione di Holmes con la cantante Irene Adler, da cui sarebbe nato Nero Wolfe!!

 

(Parte LI - segue)

(Ritorna alla Parte L)

 

 

 

 
 

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