A proposito del dialetto di Vigata
ovvero
il teatro dei pupi di Montalbano
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La città di Vigata è il posto che non c'é! Non c'è ma è diventata importante grazie ad un signore. Vediamo chi è costui!Brevi cenni biografici
Andrea
Camilleri (Porto Empedocle, Agrigento, 1925), dopo una lunga carriera di sceneggiatore
e regista di teatro (nonché autore teatrale e televisivo), nel 1968 esordisce
con il primo romanzo, Il
corso delle cose (scritto l’anno prima, 1967, all’età di 42 anni e
pubblicato da Antoniao Lalli editore – Poggibonsi Siena nel ’68 come opera dialettale!).
Ripreso da
Sellerio nel 1978, dieci anno dopo lo fa finalmente conoscere al grande
pubblico, ma i tempi non sono maturi. Solo
nel 1980 la Garzanti, e subito dopo la Sellerio,
pubblicano Un filo di fumo.
Arriviamo così al 1994, quando esce il romanzo
La
forma dell'acqua. Camilleri, grazie a Montalbano, riscuote il successo di moltissimi lettori
(età: 69 anni!), un successo che è ancora in crescita. Due i filoni della sua produzione
narrativa: i romanzi polizieschi e i romanzi storici, anche se spesso il
contenuto degli uni e degli altri si sovrappone. Qui parleremo solo dei primi.
I gialli seriali
I
romanzi polizieschi hanno come protagonista Salvo Montalbano (una lunga
serialità: 33 libri tra romanzi e sillogi), il simpatico e umano commissario di
polizia di Vigata, una cittadina immaginaria della Sicilia attuale.
Ghiotto di
specialità isolane (soprattutto arancini!), fedele, “fino a un
mese” (non sempre riesce a sopportarla così tanto), alla fidanzata genovese
Livia Burlando, bravissimo nel risolvere casi di omicidi mafiosi e non,
rispettoso e ammirevole di certe persone anziane, sensorialmente sinestetico
[associa odore a colore], Montalbano viene presentato anche con le sue debolezze
umane, quali per es., la sua dipendenza psicologica dalla situazione
meteorologica, i modi bruschi e anche burberi nei riguardi dei suoi dipendenti,
l'impazienza per certe maniere delle persone anziane.
Una lingua sapientemente costruita
Il
commissario Montalbano non e` solo il personaggio centrale per lo svolgimento
delle azioni (il racconto è in terza persona, ma il narratore è sempre con
Salvo, appollaiato sulla sua spalla), è anche il personaggio pivotale (brutto neologismo di Camilleri: da
pivot) per quanto riguarda l'espressione linguistica. E’ infatti capace di
destreggiarsi tra coloro che parlano solo in dialetto (come fa, per esempio,
con Adelina, la sua materna donna di servizio), o in dialetto e in italiano (
con Tano 'u grecu), o in una lingua maccheronica (con Catarella) fino a coloro
che si esprimono in un italiano (accade anche in provincia di Montrelusa!),
senza indizi di provenienza.
Camilleri
fa molta attenzione agli usi del dialetto o delle altre varietà di lingua. Credo
che non sia una scelta né immediata, né istintiva, ma studiata, costruita con
tecnica sapiente e continuamente affinata: ne parleremo alla prossima puntata.
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interessante (come sempre) !
RispondiEliminaGentilissima... come sempre!
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