A
proposito del dialetto di Vigata
ovvero
il
teatro dei pupi di Montalbano
(2)
Una lingua in evoluzione
Fin
dall’inizio (nel ’94) avevo notato, da fanatico lettore, che in quel testo
c’era qualcosa di speciale. Quando, anni dopo, cominciai a scrivere capii cosa:
la lettura delle pagine di Camilleri mi aggiustava in testa il suono delle
parole. Una specie di diapason che accordava la mia mente. Se mi sentivo bloccato
pigliavo un romanzo di Montalbano, dopo la lettura di una diecina di pagine riprendevo
più spedito a scrivere, soprattutto i dialoghi. Magia, sortilegio, macumba? No,
tecnica sopraffina.
Nei
primi romanzi gli innesti erano pochi, dosati, negli ultimi moltissimi di più. La crescita è accompagnata dai giudizi espressi
(ne Il cane di terracotta) dai personaggi sulle diverse varietà linguistiche,
per esempio, Catarella chiama il suo linguaggio maccheronico italiano ( p. 25); il questore
dice che la lingua di Montalbano e` un italiano bastardo ( p. 54), Livia
non vuole che Montalbano parli in siciliano ( p. 227).
Leggiamo
due brani dal primo e dall’ultimo romanzo di Montalbano.
La forma dell’acqua (1994)
Uno
Lume
d'alba non filtrava nel cortiglio
della «
Splendor », la società che
aveva in appalto la nettezza urbana di Vigàta, una nuvolaglia bassa e
densa cummigliava
completamente il cielo come se fosse stato tirato un telone grigio da
cornicione a cornicione, foglia non si cataminava, il vento di scirocco tardava ad arrisbigliarsi dal suo
sonno piombigno,
già si faticava a scangiare
parole. Il caposquadra, prima di assegnare i posti, comunicò che per quel
giorno, e altri a venire, Peppe Schèmmari e Caluzzo Bruccoleri sarebbero stati
assenti giustificati. Più che giustificata infatti l’assenza: i due erano stati
arrestati la sera avanti mentre tentavano di rapinare il supermercato, armi
alla mano. A Pino Catalano e a Saro Montaperto, giovani geometri debitamente
disoccupati come geometri, ma assunti in qualità di « operatori ecologici »
avventizi in seguito al generoso intervento dell’onorevole Cussumano, per la
cui campagna elettorale i due si erano battuti corpo e anima (esattamente
nell’ordine: il corpo facendo assai più di quanto l’anima fosse disposta a
fare), il caposquadra assegnò il posto lasciato vacante da Peppe e Caluzzo, e
precisamente il settore dentro la mànnara, perché in tempi immemorabili pare che un pastore avesse
usato tenervi le capre. …
Facciamo due conti con un pallottoliere, vengono molto precisi! Resoconto
sulla presenza di voci dialettali:
·
7 parole su 198 = 3,5% (mediamente, per ogni
pagina non supera il 5%)
·
periodo
più lungo: 88 parole.
Come
si vede una contaminazione dialettale moderata.
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