sabato 28 novembre 2015

Scriviamo, non riscriviamo!



Gli oggetti d'antiquariato non si devono lucidare!




Cercavo in rete l'incipit di un antico romanzo che, tra il gotico e il melò, può esser considerato un proto giallo. Ho scoperto che un mio amico l'aveva "tradotto" e fatto ripubblicare da Rizzoli. La scoperta mi ha spinto a rileggere l'incipit de Il cappello del prete, il vero primo noir (dovevano ancora passare 95 anni prima di arrivare a Parigi al termine noir!) italiano.

Così inizia il romanzo di Mastriani (1852):
"Se un viandante qualunque, trattovi per casualità o per vaghezza di solitarie meditazioni, in sull’imbrunire d’una bella sera di està dell’anno 1826 si fosse trovato a scendere pei greppi posti a ridosso del Real Albergo de’ Poveri e di S. Maria degli Angeli alle Croci, si sarebbe certamente soffermato passando da costo a un povero abituro, diruto in gran parte per le scosse del tremuoto detto di S. Anna, avvenuto a Napoli nella sera del  26 luglio 1805. La cagione che avrebbe indotto il supposto passeggiatore a fermarsi dappresso a quell’abituro era il sentirsi in una stanza del secondo  ed ultimo piano, quello propriamente che dava le viste di essere il più danneggiato, voci di pianto che avrebbero straziato un macigno; quelle voci erano la più parte di donne e di fanciulli; ed, alle smozzicate parole, ai moncherini di frasi che si mischiavano ai singulti d’un pianto che parea di disperazione, si capiva che una cara persona di quella famiglia era morta o moribonda. Ed infatti, un uomo era presso a spirare.
Quest’uomo era il capo di quella famiglia. ..."



Qualche anno fa Divier Nelli, riscrisse, con certosina pazienza, il romanzo e lo pubblicò con la Rusconi. Il giovane autore di gialli di Viareggio così lo tradusse:

Se un viaggiatore qualunque, per caso o desiderio di meditazioni solitarie, sull'imbrunire di una bella sera d'estate 1826, si fosse trovato a scendere per i pendii scoscesi a ridosso del Reale Albergo dei poveri e di S. Maria degli Angeli alle Croci, si sarebbe certamente fermato vicino a una povera abitazione, distrutta in gran parte dal terremoto detto di S. Anna, avvenuto a Napoli la sera del 26 luglio 1805. ...


Non sto a discutere se valeva la pena di durare tanta fatica. E' come lucidare una colt del 1863, se ne perde la patina e l'arma perde valore.Ma è anche un modo, lungo assai di rifare la Biblioteca di Babele!
Ben altra prosa (non ha certo bisogno di traduzioni) è quella di Emilio De Marchi. Così inizia il suo romanzo (per me il primo noir della letteratura italiana: 1887) Il cappello del prete.

"Il Barone Carlo Coriolano di Santafusca non credeva in Dio e meno ancora credeva nel diavolo; e, per quanto buon napoletano, nemmeno nelle streghe e nella iettatura.
A vent'anni voleva farsi frate, ma imbattutosi in un dotto scienziato francese, un certo dottor Panterre, perseguitato dal governo di Napoleone III per la sua propaganda materialistica ed anarchica, colla fantasia rapida e violenta propria dei meridionali, si innamorò delle dot trine del bizzarro cospiratore, che aveva anche una testa curiosa, tutta osso, con due occhiacci di falco, insomma un terribile fascinatore.
Per qualche anno il barone, detto «u barone», lesse dei libri e prese la scienza sul serio: ma non sarebbe stato lui, se avesse per amore della scienza rinunciato alle belle donne, al giuoco, al buon vino del Vesuvio, e ai cari amici. Il libertino prese la mano sul frate e sul nichilista, e dalla fusione di questi tre uomini uscí «u barone» unico nel suo genere, gran giuocatore, gran fumatore, gran bestemmiatore in faccia all'eterno. Nulla, e nello stesso tempo amabile camerata, idolo delle donne,
coraggioso come un negro, e a certe lune fantastico come un bramino.
Noi qui parliamo del barone ... "
Prosa moderna, sembra scritta ieri... tant'è che ancora è un'oscar!


3 commenti:

  1. grazie Oscar, lo voglio a tutti i costi.

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  2. Il cappello del prete, il romanzo, è in vendita, si può ordinare al libraio. C'è anche in rete da scaricare.

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