Gli
oggetti d'antiquariato non si devono lucidare!
Cercavo in rete l'incipit di un
antico romanzo che, tra il gotico e il melò, può esser considerato un proto giallo.
Ho scoperto che un mio amico l'aveva "tradotto" e fatto ripubblicare
da Rizzoli. La scoperta mi ha spinto a rileggere l'incipit de Il
cappello del prete, il vero primo noir (dovevano ancora passare 95 anni
prima di arrivare a Parigi al termine noir!) italiano.
Così inizia il romanzo di
Mastriani (1852):
"Se un viandante qualunque,
trattovi per casualità o per vaghezza di
solitarie meditazioni, in sull’imbrunire d’una bella sera di està dell’anno 1826
si fosse trovato a scendere pei greppi posti a ridosso del Real Albergo de’
Poveri e di S. Maria degli Angeli alle Croci, si sarebbe certamente soffermato
passando da costo a un povero abituro, diruto in gran parte per le scosse del
tremuoto detto di S. Anna, avvenuto a Napoli nella sera del 26 luglio 1805. La
cagione che avrebbe indotto il supposto passeggiatore a fermarsi dappresso a
quell’abituro era il sentirsi in una stanza del secondo ed ultimo piano,
quello propriamente che dava le viste di essere il più danneggiato, voci di
pianto che avrebbero straziato un macigno; quelle voci erano la più parte di
donne e di fanciulli; ed, alle smozzicate parole, ai moncherini di frasi che si
mischiavano ai singulti d’un pianto che parea di disperazione, si capiva che
una cara persona di quella famiglia era morta o moribonda. Ed infatti, un uomo
era presso a spirare.
Quest’uomo era il capo di quella
famiglia. ..."
Qualche anno fa Divier Nelli, riscrisse,
con certosina pazienza, il romanzo e lo pubblicò con la Rusconi. Il giovane autore di gialli
di Viareggio così lo tradusse:
Se un viaggiatore qualunque, per
caso o desiderio di meditazioni solitarie, sull'imbrunire di una bella sera
d'estate 1826, si fosse trovato a scendere per i pendii scoscesi a ridosso del
Reale Albergo dei poveri e di S. Maria degli Angeli alle Croci, si sarebbe
certamente fermato vicino a una povera abitazione, distrutta in gran parte dal
terremoto detto di S. Anna, avvenuto a Napoli la sera del 26 luglio 1805. ...
Non sto a discutere se valeva la
pena di durare tanta fatica. E' come lucidare una colt del 1863, se ne perde la
patina e l'arma perde valore.Ma è anche un modo, lungo assai di rifare la Biblioteca di Babele!
Ben altra prosa (non ha certo
bisogno di traduzioni) è quella di Emilio De Marchi. Così inizia il suo romanzo
(per me il primo noir della letteratura italiana: 1887) Il cappello del prete.
"Il Barone
Carlo Coriolano di Santafusca non credeva in Dio e meno ancora credeva nel
diavolo; e, per quanto buon napoletano, nemmeno nelle streghe e nella iettatura.
A vent'anni
voleva farsi frate, ma imbattutosi in un dotto scienziato francese, un certo
dottor Panterre, perseguitato dal governo di Napoleone III per la sua propaganda
materialistica ed anarchica, colla fantasia rapida e violenta propria dei
meridionali, si innamorò delle dot trine del bizzarro cospiratore, che aveva
anche una testa curiosa, tutta osso, con due occhiacci di falco, insomma un
terribile fascinatore.
Per qualche
anno il barone, detto «u barone», lesse dei libri e prese la scienza sul serio:
ma non sarebbe stato lui, se avesse per amore della scienza rinunciato alle belle
donne, al giuoco, al buon vino del Vesuvio, e ai cari amici. Il libertino prese
la mano sul frate e sul nichilista, e dalla fusione di questi tre uomini uscí
«u barone» unico nel suo genere, gran giuocatore, gran fumatore, gran
bestemmiatore in faccia all'eterno. Nulla, e nello stesso tempo amabile
camerata, idolo delle donne,
coraggioso
come un negro, e a certe lune fantastico come un bramino.
Noi qui
parliamo del barone ... "
Prosa moderna, sembra scritta ieri... tant'è che ancora è un'oscar!
grazie Oscar, lo voglio a tutti i costi.
RispondiEliminagrazie segnalazione preziosa!
RispondiEliminaIl cappello del prete, il romanzo, è in vendita, si può ordinare al libraio. C'è anche in rete da scaricare.
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