Yellow balloons
Quando il fumetto si tinge di giallo
Quarantunesima parte
Il Commissario Ricciardi
Sto
per parlare di un capolavoro a fumetti, è bene allora fare qualche
precisazione, che è anche un ravvedimento. Merito della nascita di questi nuovi pregevoli romanzi a fumetti è della Bonelli, ma anche di Maurizio De Giovanni che s'è dedicato "anema e core" all'operazione!
Quando
recensii In fondo al tuo cuore di
Maurizio de Giovanni così affermai: “Tanto
mi basta: ho deciso che non acquisterò altri romanzi di De Giovanni. Non se ne
accorgerà nemmeno, ha già ottenuto il successo a cui spasmodicamente aspirava,
ma io mi potrò dedicare a letture più sincere.
Il romanzo. Non è un noir, è solo nero, anzi molto grigio e triste. Non
è neppure un giallo, le "visioni" multimediali di Ricciardi fanno
rivoltare nella tomba S.S. Van Dine!
Non mancano
morti, assassini e malavitosi in questa sceneggiata napoletana (corale e
cruente come dev’essere), ma ricorda più
le telenovelas brasiliane.
L’ambizione sta proprio, nel volersi porre come un narratore di
livello superiore, sembra si ispiri a Eduardo, ma mi sembra che resta
incastrato malamente tra Verga e Manzoni...”.
Questo
per premettere che:
a.
Non amo il commissario Ricciardi, perché non rispetta le "ultime volontà" di S.S.
Van Dine, le regole canoniche del giallo.
b.
Considero le sue indagini (nel metodo e nella trama) molto melò.
c.
La prosa di Maurizio de Giovanni mi pare ridondante e barocca, filo manzoniana e di
maniera.
Devo
ammettere, non ci avevo pensato (ci ha pensato però Sergio Bonelli … tanto di
cappelli!), che era un impasto molto adatto per il fumetto.
Procediamo
con ordine.
I luoghi
La
“premiata ditta” Bonelli si è molto impegnata a rendere la Napoli degli anni ’30.
Chi ha avuto modo, come me, di visitare il territorio dei Navajos in Arizona
(Monument Valley compresa) sa quanto anche per Tex la casa editrice si fosse
impegnata nel rendering e nel rigore
storico sociale. Napoli è però altro e una bella collezione di cartoline d’epoca
dev’esser stata di aiuto ai disegnatori. Ne nasce un documento da film Luce, un
capolavoro di grafica prospettica, una ricerca sapiente del particolare.
Complimenti vivissimi!
I personaggi
Veri
e propri identikit tracciati con maestria basandosi sulle parole del testimone
principale: Maurizio de Giovanni. Me l’aveva detto che stavano facendo un
lavoro da miniaturisti certosini, ora che lo vedo dico addirittura “incredibile!”.
C’è da dire che è stato un gran lavoro di equipe. Alla Bonelli i disegnatori si
alternano, ognuno ha il suo tratto, qui ce ne accorgiamo poco tanto sono
coerenti le espressioni, le posture e i “movimenti” dei personaggi ricorrenti. Non parlerò delle
caratteristiche letterarie di Ricciardi, né dei suoi comprimari raccomando solo
di leggere gli albi e verificare di persona.
Il montaggio
Ridurre
un romanzo di quasi 400 pagine ad un albo di 160 tavole è un lavoro per
specialisti, se viene così bene è il risultato di un’arte sopraffina. Credo che
ne abbia tratto giovamento anche Maurizio de Giovanni che dovrebbe passare
dalla ridondanza del suo tifo partenopeo alla sintesi tecnica di quello
juventino! Gli sceneggiatori messi in campo da Sergio Bonelli sembrano profondi
conoscitori dell’asciuttezza di Simenon. Questi romanzi a fumetti (non
chiamatele Graphic Novel per carità!)
hanno il ritmo e la sintesi del miglior Maigret.
C’è
da aggiungere il movimento della tavola: i riquadri, spesso, non sono fissati a una
griglia, ma calati come tarocchi sul tavolo. Così l’indagine del Commissario Ricciardi
diventa una divinazione: molto in accordo coi suoi fantasmi! Quando non sono posati su un tavolo, sono incastonati nello sfondo (quasi sempre un palazzo storico) come un retablo, anche questo aggiunge un'aura di mistero.
Luci e fantasmi
Negli
albi “economici” (ma anche nei libroni cartonati di lusso) non ci son i colori ma una patina monocolore: celeste, gialla e verde.
Una geniale soluzione per permettere delicati giochi di luce e le apparizioni
dei fantasmi di Ricciardi. Trucchi ottici da medium di quegli anni che, come ho
descritto nel mio romanzo La pazienza del gatto, usavano la
lanterna magica per proiettare immagini dei defunti su un velo tulle nero.
Qui i disegnatori li proiettano sulla delicata patina di colore. Devo dire che sono, anche se parecchio curate, meno convincenti le colorature delle cover dei libri cartonati rieditati dopo, ma ci devo riflettere meglio. Posso solo dire che l'effetto fantasmatico è meno coinvolgente.
Qui i disegnatori li proiettano sulla delicata patina di colore. Devo dire che sono, anche se parecchio curate, meno convincenti le colorature delle cover dei libri cartonati rieditati dopo, ma ci devo riflettere meglio. Posso solo dire che l'effetto fantasmatico è meno coinvolgente.
I testi e i dialoghi
C'è grande rispetto
per il testo, ciò che non è detto (scritto) lo si vede sulla scena. Ne nasce
una simbiosi perfetta tra testo e immagini. Qui si va oltre Tex che ha come
difetto difetto di nascita l’eccesso di testo.
Per concludere un ulteriore (dopo il già eccellente e innovativo Mercurio Loi) salto di qualità della Bonelli. Ne consiglio vivamente la visione!
Voto: 10 e lode
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