venerdì 3 agosto 2018

Fumetti in giallo XLI

 

Yellow balloons
Quando il fumetto si tinge di giallo
Quarantunesima  parte
 

 

Il Commissario Ricciardi
 

Sto per parlare di un capolavoro a fumetti, è bene allora fare qualche precisazione, che è anche un ravvedimento. Merito della nascita di questi nuovi pregevoli romanzi a fumetti è della Bonelli, ma anche di Maurizio De Giovanni che s'è dedicato "anema e core" all'operazione!

Quando recensii  In fondo al tuo cuore di Maurizio de Giovanni così affermai: “Tanto mi basta: ho deciso che non acquisterò altri romanzi di De Giovanni. Non se ne accorgerà nemmeno, ha già ottenuto il successo a cui spasmodicamente aspirava, ma io mi potrò dedicare a letture più sincere.  Il romanzo. Non è un noir, è solo nero, anzi molto grigio e triste. Non è neppure un giallo, le "visioni" multimediali di Ricciardi fanno rivoltare nella tomba S.S. Van Dine!

Non mancano morti, assassini e malavitosi in questa sceneggiata napoletana (corale e cruente come dev’essere), ma  ricorda più le telenovelas brasiliane.

L’ambizione sta proprio,  nel volersi porre come un narratore di livello superiore, sembra si ispiri a Eduardo, ma mi sembra che resta incastrato malamente tra Verga e Manzoni...”.

 

 
Questo per premettere che:
a. Non amo il commissario Ricciardi, perché non rispetta le "ultime volontà" di S.S. Van Dine, le regole canoniche del giallo.
b. Considero le sue indagini (nel metodo e nella trama) molto melò.
c. La prosa di Maurizio de Giovanni mi pare ridondante e barocca, filo manzoniana e di maniera.
 

Devo ammettere, non ci avevo pensato (ci ha pensato però Sergio Bonelli … tanto di cappelli!), che era un impasto molto adatto per il fumetto.
Procediamo con ordine.
 

I luoghi
La “premiata ditta” Bonelli si è molto impegnata a rendere la Napoli degli anni ’30. Chi ha avuto modo, come me, di visitare il territorio dei Navajos in Arizona (Monument Valley compresa) sa quanto anche per Tex la casa editrice si fosse impegnata nel rendering e nel rigore storico sociale. Napoli è però altro e una bella collezione di cartoline d’epoca dev’esser stata di aiuto ai disegnatori. Ne nasce un documento da film Luce, un capolavoro di grafica prospettica, una ricerca sapiente del particolare.
Complimenti vivissimi!
 

I personaggi
Veri e propri identikit tracciati con maestria basandosi sulle parole del testimone principale: Maurizio de Giovanni. Me l’aveva detto che stavano facendo un lavoro da miniaturisti certosini, ora che lo vedo dico addirittura “incredibile!”. C’è da dire che è stato un gran lavoro di equipe. Alla Bonelli i disegnatori si alternano, ognuno ha il suo tratto, qui ce ne accorgiamo poco tanto sono coerenti le espressioni, le posture e i “movimenti”  dei personaggi ricorrenti. Non parlerò delle caratteristiche letterarie di Ricciardi, né dei suoi comprimari raccomando solo di leggere gli albi e verificare di persona.
 


Il montaggio

Ridurre un romanzo di quasi 400 pagine ad un albo di 160 tavole è un lavoro per specialisti, se viene così bene è il risultato di un’arte sopraffina. Credo che ne abbia tratto giovamento anche Maurizio de Giovanni che dovrebbe passare dalla ridondanza del suo tifo partenopeo alla sintesi tecnica di quello juventino! Gli sceneggiatori messi in campo da Sergio Bonelli sembrano profondi conoscitori dell’asciuttezza di Simenon. Questi romanzi a fumetti (non chiamatele Graphic Novel per carità!) hanno il ritmo e la sintesi del miglior Maigret.

C’è da aggiungere il movimento della tavola: i riquadri, spesso, non sono fissati a una griglia, ma calati come tarocchi sul tavolo. Così l’indagine del Commissario Ricciardi diventa una divinazione: molto in accordo coi suoi fantasmi! Quando non sono posati su un tavolo, sono incastonati nello sfondo (quasi sempre un palazzo storico) come un retablo, anche questo aggiunge un'aura di mistero.

 


Luci e fantasmi

Negli albi “economici” (ma anche nei libroni cartonati di lusso) non ci son i colori ma una patina monocolore: celeste, gialla  e verde. Una geniale soluzione per permettere delicati giochi di luce e le apparizioni dei fantasmi di Ricciardi. Trucchi ottici da medium di quegli anni che, come ho descritto nel mio romanzo La pazienza del gatto, usavano la lanterna magica per proiettare immagini dei defunti su un velo tulle nero.



Qui i disegnatori li proiettano sulla delicata patina di colore. Devo dire che sono, anche se parecchio curate, meno convincenti le colorature delle cover dei libri cartonati rieditati dopo, ma ci devo riflettere meglio. Posso solo dire che l'effetto fantasmatico è meno coinvolgente.

 


I testi e i dialoghi

C'è grande rispetto per il testo, ciò che non è detto (scritto) lo si vede sulla scena. Ne nasce una simbiosi perfetta tra testo e immagini. Qui si va oltre Tex che ha come difetto difetto di nascita l’eccesso di testo.
 

Per concludere un ulteriore (dopo il già eccellente e innovativo Mercurio Loi) salto di qualità della Bonelli. Ne consiglio vivamente la visione!
 
Voto: 10 e lode
  

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