sabato 4 agosto 2018

Indagare in coro

 

Gioco di squadra
ovvero, indagare col metodo del coro

In varie occasioni, durante la presentazione dei miei romanzi, mi hanno detto: "E' un romanzo corale"! E poi: "Il personaggio narratore ha intorno una corte di amici"!




Era vero, sia che si trattasse della serie di Corto, che quella di Bertuccio, di Idamo o di Raimondo, anche se, per ora, serie non è! E' allora il momento di rifletterci sopra. 
Sono figlio unico e inconsapevolmente i miei quattro personaggi Corto, Bertuccio, Idamo e Raimondo sono figli unici. Confesso che la scoperta mi ha un tantino disturbato. Non per il problema della solitudine del figlio unico,  io non l'ho mai sofferta! Non la soffrono neppure i miei personaggi, circondati come sono, da tanti amici. Corto ne ha anche troppi e Bertuccio, per toglierlo dal gruppo del paese natio, l'ho fatto esiliare. Idamo, negli anni, dopo la prima indagine, ne ha trovati pure altri! Raimondo l'ho spedito (a dire la verità è stato il Granduca Ferdinando III) da Pisa a Montevarchi ma subito, anche lì si è fatto degli amici.
Il motivo del mio disagio, dannazione, è un altro! Vi spiego perché. Quando, alle presentazioni, i lettori mi chiedevano cosa ci fosse di “mio” nei miei personaggi narranti rispondevo “niente, sono solo finzioni!”. Adesso mi rendo conto che la risposta è incompleta.
Per vostra comodità le schedine sintetiche dei quattro personaggi.

Corto – skipper di navi di lusso: single, ricorda il nonno di cui porta il nome (non si sa quale sia), parla poco dei genitori, pur vivendo (quando è a terra) nella casa paterna. (scheda sul blog). Ha al suo attivo quattro romanzi e quattro raccolte di racconti (27 racconti).

Bertuccio (Berto de’ Bardi) – maestro del ferro (fabbro) : single, ricorda il babbo (da cui ha ereditato la bottega), ma è soprattutto orgoglioso del nonno Niccolò (anche lui fabbro). (scheda sul blog). Quattro i titoli che lo vedono protagonista narratore.

Idamo Butini- medico condotto: single, non parla dei genitori, vive con l’invadente zia Ida, da che è rimasto orfano (scheda personaggio in preparazione).
Tre i  romanzi ( costituiscono La trilogia del ventennio) che lo vedono protagonista narrante.(scheda del blog).
 
Raimondo Santo Severi professore di fisica nell'omonima giovane facoltà di Pisa.
 
 
Uno solo, per ora, il romanzo di una serie di fine del settecento. In Morti da salotto (vedi recensione) il personaggio narrante che indaga con metodi scientifici è coadiuvato da vari amici e alleati.
 

Per mia ponderata scelta narro in prima persona, anche se è il modo più difficile (richiede molto rigore) mi sembra la più adatta per mantenere un buon onesto rapporto col lettore. Fin dal primo romanzo di Corto mi sono preoccupato del problema della narrazione in prima persona: l'ho definito la sindrome di Marlowe. In cosa consiste? Quando l'io narrante è unico, lo è anche il suo punto di vista. Il racconto rischia di essere piatto o comunque dogmatico (C'è, ad esempio, un autore mio corregionale che a volte si dilunga in oziosi sproloqui!). E' per evitare questo (unico neo dei romanzi di Chandler: anche Philip a volte ci marcia!) eccesso di focalizzazione che introduco tanti personaggi, si crea così un effetto caleidoscopio che offre vari punti di vista e di osservazione.
Allo stesso modo cerco di non avere dei detective  "super eroi" o "super geni", ma persone comuni dotate di molta curiosità, una curiosità trascinante che coinvolge i loro amici. Soprattutto non "onniscenti" (alla Sherlock): ci sono gli amici!

Si può così attuare un metodo d'indagine a cui anche il lettore (riconoscendosi in un personaggio) può partecipare: Il metodo del coro. I detective narrante è il direttore del coro e ogni singolo corista contribuisce, con le sue abilità, all'indagine. Le possibilità d'identificazione offerte al lettore sono molte di più! Ma anche i punti di vista per l'interpretazione della realtà: in un noir ritengo che ciò sia fondamentale.

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