martedì 14 agosto 2018

Il Gufo giallo (123)

 

Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli

Giudizio n.  122

Il commissario Ricciardi
a fumetti
Maurizio De Giovanni
disegnatori e sceneggiatori vari
Sergio Bonelli

Un capolavoro (anzi tre) costruito in team.
Quando recensii  In fondo al tuo cuore di Maurizio De Giovanni così affermai: “Tanto mi basta: ho deciso che non acquisterò altri romanzi di De Giovanni. ... Non è un noir, è solo nero, anzi molto grigio e triste. Non è neppure un giallo, le "visioni" multimediali di Ricciardi fanno rivoltare nella tomba S.S. Van Dine!
Infatti non ne ho ricomprati, ma l'amore che ho per fumetti mi ha fatto tradire la promessa per tre volte e non me ne pento 

I tre albi della Bonelli sono: Il senso del dolore, La condanna del sangue e Il posto di ognuno.
Titoli omonimi ai romanzi. Qui li considero come una sola opera composta di tre importanti capitoli.
  

 Avrete capito che:
a. Non amo il commissario Ricciardi, perché non rispetta le "ultime volontà" di S.S. Van Dine, le regole canoniche del giallo.
b. Considero le sue indagini (nel metodo e nella trama) molto melò.
c. La prosa di Maurizio de Giovanni mi pare ridondante e barocca, filo manzoniana e di maniera.
  
Devo ammettere, non ci avevo pensato,  che è un impasto ben lievitato molto adatto al fumetto. La pizza che diventa un piatto di alta cucina!
Procediamo con ordine.

I luoghi
La “premiata ditta” Bonelli si è molto impegnata a rendere la Napoli degli anni ’30. Chi ha avuto modo, come me, di visitare il territorio dei Navajos in Arizona (Monument Valley compresa) sa quanto anche per Tex la casa editrice si fosse impegnata nel rendering e nel rigore storico sociale. Napoli è però altro (sono uomo di mondo: ci ho fatto il militare!) e una bella collezione di cartoline d’epoca dev’esser stata di aiuto ai disegnatori. Ne nasce un documento da film Luce, un capolavoro di grafica prospettica, una ricerca sapiente del particolare.  Complimenti vivissimi!


I personaggi
Veri e propri identikit tracciati con maestria basandosi sulle parole del testimone principale: Maurizio de Giovanni. Me l’aveva detto che stavano facendo un lavoro da miniaturisti certosini, ora che lo vedo dico addirittura “incredibile!”. C’è da dire che è stato un gran lavoro di equipe. Alla Bonelli i disegnatori si alternano, ognuno ha il suo tratto, qui ce ne accorgiamo poco tanto sono coerenti le espressioni, le posture e i “movimenti”  dei personaggi ricorrenti. Non parlerò delle caratteristiche letterarie di Ricciardi, né dei suoi comprimari raccomando solo di leggere gli albi e verificare di persona.



Il montaggio
Ridurre un romanzo di quasi 400 pagine ad un albo di 160 tavole è un lavoro per specialisti, se viene così bene è il risultato di un’arte sopraffina. Credo che ne abbia tratto giovamento anche Maurizio de Giovanni che dovrebbe passare dalla ridondanza del suo tifo partenopeo alla sintesi tecnica di quello juventino! Gli sceneggiatori messi in campo da Sergio Bonelli sembrano profondi conoscitori dell’asciuttezza di Simenon. Questi romanzi a fumetti (non chiamatele Graphic Novel per carità!) hanno il ritmo e la sintesi del miglior Maigret.
C’è da aggiungere il movimento della tavola: i riquadri, spesso, non sono fissati a una griglia, ma calati come tarocchi sul tavolo. Così l’indagine del Commissario Ricciardi diventa una divinazione: molto in accordo coi suoi fantasmi! Quando non sono posati su un tavolo, sono incastonati nello sfondo (quasi sempre un palazzo storico) come un retablo, anche questo aggiunge un'aura di mistero.
Luci e fantasmi

I fantasmi che il commissario Ricciardi vede "ripetutamente" sono un problema per i lettori, figuriamoci per i  disegnatori! Negli albi “economici” (ma anche nei libroni cartonati di lusso) non ci sono i colori, ma una patina monocolore: celeste, verde e gialla. Una geniale soluzione per permettere delicati giochi di luce e  apparizioni non troppo invasive dei fantasmi ossessivi di Ricciardi. Trucchi ottici da medium di quegli anni che, usavano la lanterna magica per proiettare immagini dei defunti su un velo tulle nero.

Qui i disegnatori li proiettano sulla delicata patina di colore. Meglio di tutti a mio avviso rende il giallo. E' il colore usato nel terzo romanzo, che, grazie a dio è anche più misurato nelle apparizioni di fantasmi che nelle prime due storie sono più frequenti delle buche sul selciato stradale! 
Devo dire che sono, anche se parecchio curate, meno convincenti le colorature delle cover dei libri cartonati rieditati dopo, ma ci devo riflettere meglio. Posso solo dire che l'effetto fantasmatico è meno coinvolgente.



I testi e i dialoghi
C'è grande rispetto per il testo, ciò che non è detto (scritto) lo si vede sulla scena. Ne nasce una simbiosi perfetta tra testo e immagini. Qui si va oltre Tex che ha come difetto l’eccesso di testo.
Per altre considerazioni si veda il posto della serie sui fumetti


Voti: 9, 9 e 10 e lode. Media 10

Sottovalutato

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