lunedì 31 dicembre 2012

Buon 2013!

BUON ANNO A TUTTI!

Per qualche giorno sarò nella terra di Andrea e Salvo. Ci risentiamo dopo la Befana!

sabato 29 dicembre 2012

Lanterna gialla (50)

Film n. 50

 
Odio implacabile (Crossfire)
di Edward  Dmytryk  
con   Robert Mitchum, Robert Young, Robert Ryan

 
Se un Robert non fa il capolavoro,  neanche  tre, solo un bel film.
La trama: alla fine della seconda guerra mondiale, un gruppo di militari si ritrova all'interno di un bar. Un sergente antisemita uccide durante una lite un ebreo, cercando di far cadere, durante le indagini, la colpa su di un commilitone. L'inchiesta di commissario, dopo varie difficoltà, porterà all'arresto del vero colpevole.
Sceneggiato da John Paxton dal romanzo The Brick Foxhole di Richard Brooks, è un noir a tesi (questo il suo difetto) dove la scrittura registica di taglio espressionista, peraltro applicata da Dmytryk con poca sincerità (e meno partecipazione emotiva), è troppo subordinata al messaggio antirazzista. Tutto questo indebolisce la trama e si nota mancanza di approfondimento. Pur non trascurando l'influenza del neorealismo italiano nella produzione RKO di quel periodo di cui fu un'opera di punta (fu pure premiata a Cannes), è una conferma che il noir, sia filmato che scritto, è il medium migliore per suggerire il malessere, le frustrazioni, le fobie del primo dopoguerra negli Usa.
Il film, con grande sorpresa (è prodotto RKO!) fu realizzato in meno di un mese. E’ considerato uno dei migliori del regista. Non sono per niente d’accordo! Si ricordino L'ombra del passato e Nessuno mi salverà.
Il taglio è da docu-noir e più vicino al neorealismo italiano che all’espressionismo tedesco. Credo senza nessuna consapevolezza. Il regista ha utilizzato pochi set, sottolineando gli ambienti con riprese lunghe (quasi teatrali) e scelse piani “americani” e primi piani per evidenziare l’isolamento dei personaggi (c’è un po’ d’effetto claustrofobico).

Grande la prova di Robert Ryan. Il suo volto intenso ed espressivo rende con estrema efficacia il carattere del personaggio fanatico e violento. Ryan è da ammirare, assumeva sempre parti ambigue, contraddittorie e odiose, recitandole con bravura assoluta: un eroe del cinema! Gli altri due Robert su un registro poco più che professionale.
 
Voto ***1/2/5

venerdì 28 dicembre 2012

La SIAE non è più sola!


Una notizia recente che potrà interessare i miei lettori che sono anche autori. Non faccio commenti perché ancora non mi sono documentato. Penso però che sia utile saperlo!


Segnalo questa nota a maggior chiarimento.

Bye Bye SIAE – L’atto conclusivo

Era solo questione di tempo, si sapeva, ed ecco diventata effettiva la fine del monopolio SIAE. Il mercato d’intermediazione dei diritti d’autore sulle opere dell’ingegno è diventato libero. Quasi un anno ...di lavoro del governo ha prodotto, infine, il decreto di liberalizzazione del settore.

Ne avevamo già parlato: cattiva gestione, buchi di bilancio, malumori degli autori e dei produttori, da qualche tempo hanno accumulato una cortina di fumo nero sulla SIAE, la società monopolista italiana per la gestione dei diritti d’autore sulle opere dell’ingegno. Il colpo finale è arrivato dalla Commissione Europea che, un anno fa, promuoveva un’iniziativa per l’istituzione di un mercato unico del diritto d’autore. Questa proposta derivava proprio dall’analisi della cattiva gestione che molte società, garanti di questi diritti, avevano portato avanti in tutta Europa negli anni. Un esempio negativo era proprio la nostra SIAE.

Come previsto dalla proposta UE, passato un anno di lavoro dalle prime voci in merito alla questione, ieri 20/12/2012 il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Peluffo ha firmato il documento che recepisce le indicazioni del Garante del Mercato e che liberalizza il mercato d’intermediazione dei diritti d’autore. Da oggi dunque ogni artista o autore potrà rivolgersi a una qualunque società, o associazione d’intermediazione per ricevere un aiuto nella gestione dei propri diritti sulle opere dell’ingegno da lui prodotte. Una data storica che rivoluziona un intero mercato, nel nostro paese blindato dagli anni 40. Non va dimenticato però che il nostro ordinamento in materia di diritto d’autore è tra i migliori al mondo e che quei principi vanno tutelati a tutti i costi. Un’operazione questa sicuramente molto complicata in un mercato libero.

La SIAE esce ovviamene molto penalizzata da questo provvedimento. Ipotizzando, infatti, una perdita anche minima di autori associati e, conseguentemente, un minimo calo dei proventi derivati dalla gestione dei loro diritti, risulta difficile immaginare come la SIAE riesca ad appianare il debito di 1 miliardo di euro che da tempo pende dalle sue spalle. Debito che per il 70% è proprio verso gli stessi associati che la società dovrebbe garantire. Essendo una società pubblica sarà probabilmente il Governo a dover intervenire per scongiurare il tracollo definitivo. L’unico dato positivo è la sigla di un accordo, lo scorso novembre, con Google, SACEM (Francia) e SGAE (Spagna) per la distribuzione di contenuti protetti da diritto d’autore in tutta Europa. Quest’accordo potrebbe essere un buon salvagente per sopravvivere al naufragio.


Marco Nobili
il link:
http://www.oltremedianews.com/7/post/2012/12/bye-bye-siae-latto-conclusivo.html  

giovedì 27 dicembre 2012

Fumetti in giallo (XXX)


Yellow balloons
Quando il fumetto si tinge di giallo
Trentesima  parte



Alack Sinner

Elegante, raffinato, artistico ed espressionistico fumetto noir. Personaggio assai triste e angosciato (ha brutti ricordi, ci giurerei!),  argentino di nascita trasferitosi a New York, dove ha fatto (non si capisce come) il  poliziotto di New York city, Alack (se traduci dall’inglese: ahimè) Sinner appare cold, cynical, and with a face scarred by who-knows-what, is a brooding, obsessed man who hangs out at a local watering hole, Joe's Bar. freddo, cinico e cupo. Il suo viso è segnato da chissà che cosa, ma fa subito intendere che quell’uomo è ossessionato, meditabondo bazzica, come altri di quel quartiere trasandato, un abbeveratoio della zona, il Bar di Joe.

Gli autori, Carlos Sampayo e José Munoz (autoritrattisi nella copertina), sono due esuli argentini, che dal 1970 vivono in Europa, ma hanno scelto come location per Alack, detective privato atipico, nipote di Philip Marlowe e Sam Spade, New York.



Bit by bit, his painful past is revealed--the girl left behind in Peron's Argentina, his subsequent exile, his almost-forgotten father.
Sono partito da due immagini “improprie”: una in tricromia di freddi colori acidi e l’altra in caldi colori pastello. Il mondo di Sinner è in realtà solo bianco e nero, tavole dense di nero e di violenti contrasti di luce, luce che sembra scaturire da squarci nella pece. Non mi sembra gli si faccia un buon servizio a colorarlo, riprendo allora da un'immagine natalizia che ben lo rappresenta.



Per capire Sinner, basta leggere le storie. A poco a poco, il   doloroso passato di Alack si rivela: la sua ragazza lasciata nell’Argentina di Peron, il successivo doloroso esilio, il padre quasi dimenticato. Originally a rather standard PI series, albeit a bit more dark and sombre than most, it soon evolved into "the life's chronicle of a down-on-his-luck private eye as he witnesses the world go to hell around him," (March 1, 1988, Amazing Heroes). Originariamente una serie piuttosto standard, anche se con toni un  po’ più scuri e cupi rispetto alla maggior parte dei fumetti noir. Ben presto si è evoluto ed è diventato la cronaca della  dura vita di un detective privato un po’ border line e certo poco baciato dalla fortuna. Le storie testimoniano il mondo pieno d'inferno che c’è intorno a lui. Quando te ne rendi conto, cominci a smettere di fissare Sinner negli occhi ma guardi alle sue spalle e scopri la desolazione urbana.Sinner's obsessions run deep, and his contempt for the corrupt cops and the greedy lawyers he has to deal with don't make life any easier.

Alack Sinner è tormentato da  ossessioni  profonde,  il suo disprezzo per i piccoli violenti criminale, per i poliziotti corrotti, ma soprattutto per gli avvocati avidi con cui ha a che fare quasi quotidianamente  non gli recupera tranquillità e non gli rende la vita più facile.
One of the most evocative tales told in this medium, full of the pain of a man trying to justify and come to terms with both his past and present.Siamo di fronte a una delle storie più suggestive raccontate a fumetti. Grondano   del dolore di un uomo che cerca di giustificare e fare i conti sia con il suo passato, che col presente, non certo rasserenante. The artwork captures the mood perfectly, full of shadows and darkness, and populated by a characters who seem to have escaped from a circus freak show, and it all takes place in a mythic New York that probably has more to do with movies than the real city supposedly, neither creator had ever been near NYC when they began the series).The authors, Carlos Sampayo and José Munoz, are Argentinian exiles themselves, living in Europe, whose most well-known work, Joe's Bar , was a spinoff from Sinner. Un'opera d'arte che coglie perfettamente lo stato d'animo, pieno di ombre e di tenebre E’ popolata da  personaggi che sembrano essere fuggiti dal baraccone dei fenomeno del circo, direi che sotto certi aspetti può sembrare molto lombrosiana, ma ci si accorge che è invece una puntigliosa ricerca delle icone del male.

Tutto si svolge in una mitica New York fin troppo iconica.  Probabilmente ha più a che fare con i film degli anni ’40, che con quella reale. Nella Grande Mela,  presumibilmente, i creatori non c’erano mai stati  quando hanno iniziato la serie. E ora New York ha molto trasformato quei quartieri. Il panorama urbano è la parte più discutibile della serie, ma se si sta al gioco è perfetto.
Un’ultima notazione. Le due tavole che ho riportato sono l’inizio di una storia. Ammirate come gli autori ci trascinano nel mondo di Alack Sinner con rapidi cambiamenti d’inquadratura. Senza accorgertene ti ci trovi proprio nel mezzo!
(30- continua)

mercoledì 26 dicembre 2012

Fumetti in giallo (speciale n. 4)


Yellow balloons
Quando il fumetto si tinge di giallo
Speciale n. 4



Le armi dei detective di carta 

Non tutti i detective di carta usano armi. Poirot non se lo sognerebbe nemmeno: io faccio il tifo per Hercule! Nero Wolfe ad esempio non ne ha, ma ha Goodwin, non sempre letale, ma efficiente!
I detective dei fumetti, nonostante la forte attrattività grafica dell’arma, non sono da meno. Charlie Chan è restio, a volte una in mano se l’è trovate: non era sua!. Topolino le punta, ma non credo abbia mai sparato. Ma c’è chi si comporta in modo opposto:  Fearless Fosdick  ne ha di paradossali, esageratamente grandi (per fare buchi ben rotondi!), per questo qui non lo prendiamo in considerazione, anche se lancia messaggi inquietanti. 

Prima di procedere considerate un fatto. Le armi degli eroi dei fumetti hanno sempre creato un business interessante nel mercato dei giocattoli, soprattutto negli Usa, dove coi giocattoli si prepara il mercato delle future generazioni! Regalate una pistola giocattolo, così quando i pargoli crescono se ne comprano una vera e vanno a sparacchiare in un’amata scuola!

Ma non divaghiamo. Il Re del terrore, con estrema sobrietà, usa, con   abilità circense (ne tira anche due alla volta!), coltelli da lancio per compiere i suoi delitti in pacato silenzio.

Ginko usa una Beretta Mod. 951. Dovrebbe essere avvantaggiato, invece Diabolik non lo prende mai. Mi sa che fa troppo rumore!

Dylan Dog ha un vecchio revolver Bodeo modello 1889 con grilletto pieghevole, una comodità. Però lo tiene Groucho che quando gli bisogna glielo lancia insieme ad una delle sue battute.
Da questi primi due esempi si capisce che l’arma può essere un modo per rappresentare (insieme al vestito o all’auto) il carattere del personaggio. Furtivo e letale Diabolik, estemporaneo e retrò Dylan.

Dick Tracy è il più dotato. Lui infatti è molto “moderno”! Ne usa di ogni tipo, soprattutto se tecnologicamente nuove. Per sua sicurezza porta sotto l’ascella una Smith&Wesson a canna corta model 10-5, detta anche “chief detective”.

Quando c’è da far sul serio gira con una Thompson machine gun. Il mitra di moda tra i gangster negli anni del proibizionismo.

Il raffinato, ma sobrio, solo in fatto di armi, Rip Kirby ha una Smith& Wesson a canna standard modello 1950. Efficace e leggera. Con tutte le cose che sa fare e in cui eccelle, non può certo perder tempo a curare la scelta di una pistola!

Sam Pezzo impugna una Beretta modello 92. Uscita nel ’70 e poi perfezionata più volte, non è dato di sapere la versione precisa.



I duri devono sparare da duri! La pistola semiautomatica di Torpedo è una temibile Colt 1911-A1 paramilitare. Sparava grosse cartucce da 45 centesimi di pollice (11,43 mm). L'impatto di un proiettile di tale calibro metteva chiunque fuori combattimento. A cento metri il suo proiettile poteva fare bersaglio.

Il commissario Spada ha in dotazione una beretta 92 FS. Siamo alla fine degli anni ’70 e l’arma ha raggiunto quasi la perfezione.

Con Alack Sinner si passa (apparentemente) ad una magnum, forse la più scomoda da portarsi in giro e fastidiosa per dormirci sopra in lunghe notti d’attesa. Ma Alack è un duro vero, molto hard boiled!

La classica Smith&Wesson a canna corta, figura in una copertina di Stray Bullets, ma nelle storie di vedono fucili a pompa, mitra, e altra mercanzia, sempre vomitante pallottole vaganti!




Per concludere torniamo in Italia: Kriminal. Lui all’inizio usava solo lame (di varia foggia) con rara maestria. Poi non ha disdegnato il revolver e anche il mitra. A me piace ricordarlo col pugnale!
(speciale - 4 - segue)   

sabato 22 dicembre 2012

Fumetti in giallo (XXIX)


Yellow balloons
Quando il fumetto si tinge di giallo
Ventinovesima parte



Cip l'arcipoliziotto

Cip l'arcipoliziotto è un paradossale detective dei fumetti ideato dal genio Benito Jacovitti. Talora indicato come l'arcipoliziottto con tre "t". Oltre che in storie di vario genere (hard boiled alla Jacovitti) è stato utilizzato nel diario Vitt e anche in fascicoli didattici divulgativi o a quiz di fisica e matematica



Nelle sue storie tenta sempre di acciuffare il criminale Zagar con l'aiuto del suo fido assistente Gallina, che lo chiama "maestro".


Cip è un ometto piccolo e calvo, che indossa sempre un grosso frac. Si copre la sospetta calvizie con un cappellaccio che ricorda vagamente quello di Bogart. Pronuncia in continuazione la sua frase distintiva, lo supponevo!, quasi sempre dopo che qualcun altro ha intuito la risoluzione di un mistero. Sono anche ammesse variazioni sul tema, basta che la frase risuoni.
Talvolta è anche accompagnato dal fido cane poliziotto, Kilometro, un lunghissimo cane bassotto.
Lui è un po' duro di comprendonio, ma non s'accascia, non rinuncia, non demorde. Quando  un  altro riesce a risolvere il mistero pronuncia basito e con sguardo gelido  la frase liberatoria: "lo supponevo!". Un chiaro riferimento (duale) della più famosa “Elementare Watson!”.
Zagar è un fantomatico e  abile criminale vestito in calzamaglia nera (di sicuro è parente di Macchia Nera e Diabolik!) , nelle storie tenta sempre di sfuggire a Cip l'arcipoliziotto e al suo sedicente allievo Gallina. E' esperto in travestimenti: da conte, da alpino, da canguro, da penna Bic, da distributore di gomme, da struzzo e da strisce pedonali. Può essere considerato un epigono di Fantomas, e ispiratore del fantomatico Stanislao Moulinsky di Bonvi. La sua arma preferita è un grosso martello di legno. Porta un cappello di paglia (di Firenze?).



Gallina è l’assistente di Cip, la classica spalla che capisce meno del capo: cosa ardua in questo caso! Nelle storie compare sempre al fianco di Cip e tenta di aiutarlo. Ma non è facile acciuffare il cattivo in calzamaglia nera, il camaleontico Zagar. A lui si rivolge sempre Cip con la frase finale: "Lo supponevo!". Non è una scheggia: ha il pregio di essere ancora più ottuso di Cip. Frase ricorrente: "E io maestro, che faccio? Sparo?" La sua arma è una pistola dalla canna mostruosamente lunga.

  
Parlare o commentare le tavole di Cip è molto difficile. La sublime, poliedrica, esplosiva arte di Jacovitti richiede, dopo una prima lettura di una sua tavola, il ripasso da est a ovest e da nord a sud e anche in diagonale!

 

Sono non solo complesse, ma piene di non sense, a volte celati dietro un salame, che danno senso! C’è ironia, presa di giro (a volte nemmeno tanto garbata), sberleffo e tanto, tanto divertimento.
(29-continua)

mercoledì 19 dicembre 2012

Fumetti in giallo (XXVIII)


Yellow balloons
Quando il fumetto si tinge di giallo
Ventottesima parte



Commissario Spada

Pubblicate su Il Giornalino dal 1970 al 1982 sono storie speciali:  uno dei pochi esempi di poliziesco all’italiana strettamente legato a tematiche di attualità.  Testi di Gianluigi Gonano e  stupendi disegni di Gianni De Luca, maestro indiscusso del fumetto italiano e uno dei più abili e importanti innovatori.  



Nel corso di dodici anni, a partire dal primo episodio con una produzione di quasi 700 tavole, le avventure di Spada coinvolgono un numero sempre maggiore di lettori, e dopo un solo anno di vita editoriale i disegni di De Luca si aggiudicano il premio Yellow Kid a Lucca Comics; mentre Spada viene definito un "personaggio modernissimo per creazione grafica, linguaggio e contenuto".
Grazie alla sublime arte di De Luca possiamo aggiungere un nuovo elemento alla "novità" rappresentata dal Commissario Spada. Il tratto del disegnatore è estremamente preciso, realistico e allo stesso tempo, anche se può apparire una contraddizione, astratto e a volte "concettuale".

Eugenio Spada è un uomo tormentato, diviso tra il senso del dovere di poliziotto e il ruolo di padre. Ha, infatti, perso in circostanze drammatiche e inusuali la moglie Lucia, involontariamente coinvolta in un caso dai risvolti demoniaci, ed è rimasto solo con il figlio Mario, un adolescente ribelle e riottoso che non riesce ancora a decidere se ammirarlo o disprezzarlo (non è cosa originale, si pensi a Comandante Florent, ma è ben narrata). Spada è estremamente dedito al suo lavoro, non lascia spazio nella sua vita ad altri affetti importanti salvo quello per il figlio, col quale ha un rapporto molto conflittuale, esperienza che, d'altronde, in quegli anni molti padri si trovarono a vivere anche nella realtà.
Caratteristica saliente della serie è lo strettissimo legame con l'attualità, dovuto alla formazione giornalistica di Gonano che riesce a rendere nei suoi testi la crudezza dei tempi con uno stile ispirato a quello di  Giorgio Scerbanenco, anche lui a cavallo tra romanzo e cronaca per la sua professione di giornalista.

Vediamo così, storia dopo storia, il Commissario Spada alle prese con tutti i fenomeni caratteristici degli Anni '70, non solo italiani: hippies, terroristi, malavita organizzata sempre più violenta, piccola delinquenza con sempre meno scrupoli, il flagello della droga.
Il tutto sulle pagine di una rivista destinata ai ragazzi, pubblicata da un'editrice cattolica, che "osa" avventurarsi, con grande successo, in un terreno certamente poco usuale per le sue caratteristiche.
Nelle prime storie il volto del Commissario è quello di Gino Tomaselli, redattore de "Il Giornalino" e agevolatore dell'incontro tra Gianni De Luca e Gianluigi Gonano che poi portò alla nascita del personaggio.
Verso la fine del ’70 (dopo pochi episodi, ma di successo) De Luca, si dice su richiesta di un Tomaselli a disagio per la troppa somiglianza tra lui e il personaggio, decide di cambiare la fisionomia di Spada e lo fa come esito una storia drammatica. Spada subisce uno spaventoso incidente automobilistico e deve sottoporsi a una plastica facciale che gli conferisce i connotati spigolosi e camusi con i quali è più conosciuto.
Il disegno, pur ammirando lo sforzo documentaristico delle vicende, è l’aspetto più interessante e più artistico di questo fumetto.

La tavola è molto organica. La sequenza è spesso da mozzafiato, le inquadrature esaltano il personaggio o l’azione, le luci incombono generando suspense. De Luca si esprime attraverso un disegno personalissimo ed estremamente accurato, ricco di espressività, risolvendo certi passaggi in modo originale, come se fosse una sequenza cinematografica ripresa al rallentatore.  

Il colore è utilizzato in modo eccellente, ma io preferisco il bianco e nero. La tavola che potete ammirare sopra è concepita proprio con queste tecniche. Si osservino le prime quattro scene, prima lentamente, poi in rapida sequenza. La fuga dello scippatore è accentuata dall’uscita della sua testa dal riquadro della vignetta.
(28-segue)

lunedì 17 dicembre 2012

Fumetti in giallo (speciale n.3)


Yellow balloons
Quando il fumetto si tinge di giallo
Speciale n.3



Italiani minori
Il mercato minore del fumetto giallo italiano è molto frammentario, meno seriale, spesso trasposto da romanzi e perciò le pubblicazioni risultano estemporanee e difficilmete reperibili. Ho integrato questa nota con un articolo di Luigi Serra (*) che mi è stato di parecchio aiuto.
Il genere giallo, all’inizio, nonostante le numerose proposte USA, fu poco considerato dai fumettisti italiani. Cominciò a destare interesse solo dopo il successo commerciale di Diabolik e di Kriminal, ma  si trattava di fumetti  neri, che nessuno osò chiamare noir! Eppure l'Italia vantava una lunga tradizione  di romanzi gialli:  i “Gialli Mondadori”, erano già diventati un brand. Il giallo è stato da sempre   il genere narrativo di maggior gradimento dal pubblico italiano rispetto. Giorgio Scerbanenco è stato uno dei maestri del poliziesco “made in Italy”.  Diversi suoi romanzi e racconti     sono stati usati nel cinema soprattutto nel poliziesco all'italiana, spregiato come “poliziottesco”, ma ora rivalutato. Stimoli tanti, ma i fumettisti non seppero trarne ispirazione per ricreare un giallo a fumetti, se non marginalmente in qualche albo erotico del periodo. Nell'editoria degli anni settanta, del fumetto poliziesco prodotto da autori italiani, si trovano pochissime tracce e le più rilevanti sono ne Il Giornalino con “Il Commissario Spada” di  Gonano e   De Luca (ambientato in Italia); sull'Intrepido con Sorrow di Graziano Cicogna e Giovanni Freghieri e sul “Il Monello con la serie Qui Commissario Norton di Angelo Saccarello e Antonio Toldo.

A partire dagli anni '80 gli autori di fumetti hanno invertito la rotta. Si tratta  di opere che non hanno mai avuto una diffusione popolare, poiché sono stati quasi tutte pubblicate sulle riviste d'autore che, per loro caratteristica, hanno sempre avuto un pubblico molto ristretto. Sul mensile “Il Mago” Vittorio Giardino esordì alla grande, come lui è, creando il detective Sam Pezzo, come il Commissario Spada, ambientato in Italia, a Bologna.
L a rivista Orient Express ospitò Rapsodia Ungherese, opera eccelsa di Giardino, ma anche  Il caso di Marion Colman, la prima e unica avventura di Marvin, il detective di    Berardi&Milazzo.



Poi Franco Saudelli con l'avventura Luna Caliente diede vita a Porfiri, un detective piuttosto particolare, grasso e imbranato. Il maestro Dino Battaglia per la collana “I protagonisti” creò l'Ispettore Coke di Scotland Yard, personaggio, ahimé, di breve durata per la morte prematura di Battaglia.
Vediamo meglio alcuni titoli.   

Tobacco
Fabio Filzi è un detective privato di basso profilo professionale; vive le sue avventure a Bologna. Scritto da Cacucci e Corica e i disegni sono di  Gabos (Mario Rivelli). Filzi si occupa   di indagini banali. Mariti o mogli tradite e furti qua e la. Ma un caso apparentemente semplice si rivela essere un vero e proprio intrigo internazionale che lo porterà da Bologna a Genova fino a Barcellona. Filzi sembra un ramo trascinato nel fiume dall'avventura, ma poi si rivelerà surfista!



Il segno di Gabos è   interessante e, per certi aspetti, espressionista. Il realismo a tutti costi non è necessariamente dato da un disegno fotografico. La scelta stilistica di Otto  è   privilegiare la definizione grafica delle caratteristiche dei personaggi attraverso un tratto sporco, all'apparenza impreciso, ma pieno di suggestioni.

Zampino
Personaggio creato da Giuseppe Ferrandino per la rivista Orient Express.  L'ambientazione   è   Napoli degli anni '80. L'autore,  campano   nato ad Ischia, conosce perfettamente lo scenario delle vicende. Il protagonista, Antonio Zampino, non   un poliziotto né un detective privato, anzi. Vive ai margini della legalità ed è   consigliere e confidente per gli abitanti dei quartieri spagnoli di Napoli e altri suburbi. Non è propriamente un delinquente, ma, cinico e opportunista, per soldi è disposto a fare qualsiasi cosa. Suoi clienti sono piccoli delinquenti, prostitute, tossicomani. Per svolgere gli incarichi a lui affidati, utilizza metodi spesso illeciti, e grazie alle sue conoscenze, riesce a trovare quasi sempre una soluzione.


5 è il numero perfetto 
Ancora Napoli in questo splendido fumetto di Igort. I primi tre capitoli   vennero pubblicati a metà degli anni '90 ma l’ambientazione è degli  anni settanta. Il protagonista, Peppino Lo Cicero, è un guappo ormai in pensione. La sua vita è  lontana dal mondo che frequentava in gioventù. La moglie è morta e ora i suoi interessi principali sono il figlio Nino (anche lui un guappo) e il suo hobby, la pesca.
Ma qualcosa di grave viene turbare la sua pace. Il figlio Nino, vittima di un agguato, viene assassinato dall'uomo che era andato a uccidere.
  realtà lui traeva ispirazione dalla sua esperienza personale per trasferirla in contesti all'apparenza

Si tratta di un personaggio molto “sentito” dall'autore. Peppino Lo Cicero a detta dello stesso Igort, ha assunto, seppur nella voluta stilizzazione grafica, connotati quasi reali. In questo fumetto l’autore  utilizza uno stile di disegno molto particolare giocato sulla bicromia: il nero e un colore più vicino al blu che al grigio.    
Antonio Sarti
Il personaggio Antonio Sarti, sergente della questura di Bologna, è tratto dai romanzi di Loriano Machiavelli.

“Le piste dell'attentato", la prima avventura di Sarti, disegnata da Gianni Materazzo, ha avuto la sua prima pubblicazione sul mensile Orient Express nei numeri 28 e 29 del  1985. La grafica è di bassa qualità, fissa e stereotipata. Sfondi da quattro soldi e sguardi senza variazioni. Molto deludente. La storia non è male, non meritava questo affronto! Ambientata a Bologna, alla metà anni ‘70, parla di terrorismo politico. Sarti deve indagare su una bomba fatta espolodere alla stazione radio dell'Esercito dove sono morti quattro soldati. Per risolvere il caso, indaga tra prostitute, anarchici e agenti dei servizi segreti. Le tavole di Materazzo hanno una gabbia molto particolare. Il formato a 4 strisce è costituito in realtà da tavole disegnate in orizzontale e poi rimontate. Ogni pagina è formata da due tavole sovrapposte con numerazione 1a e 1b, inusuale in Italia ma spesso utilizzata nel fumetto franco-belga. I disegni, pur risultando all'apparenza semplici, hanno la capacità di descrivere con pochi tratti il carattere dei personaggi.

Coliandro 
Il sovrintendente Coliandro appare per la prima volta nell'antologia "I delitti del Gruppo 13" (Metrolibri-Granata Press). 

In seguito Coliandro diviene protagonista di due romanzi editi da Granata Press, "Falange armata" e "Il giorno del lupo". Si tratta di un investigatore distratto e un po' imbranato sapientemente caratterizzato

Milano Criminale
Fumetto ambientato a Milano anni ‘70, scritto da Diego Cajelli e disegnato da Marco Guerrieri. Si tratta di un evidente omaggio ai film del genere “poliziottesco”.


Cajelli non è nuovo a incursioni nel genere poliziesco, ha scritto diversi Nick Raider. Tutta l'ambientazione è ricostruita alla perfezione proprio come era alla metà degli anni '70. Il disegnatore, con un segno apparentemente datato, ma efficacissimo, grazie anche all'utilizzo di foto e documentazione dell'epoca ci riporta magicamente all'atmosfera di quegli anni.


(*)Riferimenti bibliografici: POLIZIESCO ITALIANO A FUMETTI di Luigi Serra ( http://littlenemo.altervista.org/poliziesco.htm )

(Speciale-3 - segue)
    storia.

sabato 15 dicembre 2012

Fumetti in giallo (XXVII)


Yellow balloons
Quando il fumetto si tinge di giallo
Ventisettesima parte



Torpedo

Ideato e scritto da Enrique Sànchez Abulì con i disegni di Alex Toth (2 episodi) & Jordi Bernet. Prima pubblicazione: 1981. 


Anni ‘30: l'America (allora si chiamava così!), prostrata, cerca di riprendersi dalla grande depressione. Finisce l'epoca dell'isolazionismo, ma la xenofobia era sentimento diffuso, quasi odio.  Finisce l'epoca del proibizionismo, ma ormai il danno era fatto: la malavita imperversa.  Quelli vengono ricordati come gli anni dei Gangster! In questi anni agisce Luca Torelli alias Torpedo, un gangster. Lo si capisce subito, da come veste!
 


Attenzione, però: Torpedo non è un duro. Vorrebbe farlo credere: ne ha l'aspetto, ha delle ragazze ben messe che gestisce da macho, ha perfino la sigaretta da duro sempre incollata sulle labbra, ma fare il duro proprio non gli riesce.   Qualsiasi crimine architetta non gli va come sperava, si impegna ma è un gangster mediocre, imperfetto.
 

Torpedo è un duro … di comprendonio. Meno male che la fortuna lo assiste un po'. Se no!   E’ comunque un grande bastardo,  deve esserlo per sopravvivere nell’America degli anni ‘30.   
Torpedo vorrebbe essere un fumetto d’avventura noir (genere gangster) ma è troppo umoristico. E’ una serie di storie dove le situazioni grottesche, ironiche e violente vengono   rese più reali dal tratto espressivo  del disegno.
  
L'aspetto, per farlo apparire   più duro e più sporco possibile, insegue   Clint Eastwood, ma coi tratti del volto più scavati, aquilini, anche se Torpedo è un "merlo". Il personaggio, carico di paradossi e stereotipi estremi,  esplode in tutto il suo realismo e la sua espressività!
Torpedo è un personaggio di grande potenzialità. Attrae il lettore, raccontando le (dis)avventure di un gangster che crede ( o deve) essere un duro ma che duro non è! E’ così ottuso  da far in modo che ogni suo piano gli si rivolti contro. Arriva addirittura a bere dal bicchiere dove, lui stesso, aveva versato il sonnifero per la sua vittima. Stupido com'è si butta lo stesso nell'agguato all'obbiettivo da far fuori, ma finisce a terra addormentato nel bel mezzo del casino successivo.

Torpedo spezza altri schemi narrativi del suo tempo: non c'è la suspense del noir, ma quella della sorpresa narrativa. I colpi di scena si inseguono fino alla fine.  Torpedo non ha dubbi; spara. E’ un elaborazione realistica di Fearless Fosdick (anche lui spara a tutti). Non ci sono momenti dove il personaggio esiti o si lasci andare a riflessioni o filosofiche.  Torpedo è un caprone violento, cattivo, amorale e cinico: questo è il suo punto di forza. Di buoni ce ne sono veramente troppi. Torpedo spara e uccide senza alcuno scrupolo. Anche  quella punta di ironia sempre presente  ci mostra che il mondo è cattivo. Se spari vuoi uccidere! E se lo vai devi aspettarti una pallottola di saluto!Torpedo spesso ci perde piuttosto che guadagnarci, ma almeno resta vivo. Però  non capisce (un tubo) e si incazza ancora di più. La sua pervicace insistenza verso il delitto è  il risvolto umoristico: del resto il lieto fine non esiste nelle vicende di Torpedo. Nel leggere Torpedo non cercate l’happy end, è uno spasso, ti sembra di non averne mai abbastanza e della fine non t’importa. Guardate come l'idiota sevizia la ragazza nella vasca da bagno! 

I disegni di Jordi Bernet (subentrato, per fortuna, a Toth) lo hanno reso celebre: le sue tavole sono dinamiche, realistiche, paradossali … gustose. E' un  antieroe gigante, venuto anni prima  che, col Batman di Frank Miller, arrivasse il famoso revisionismo nel fumetto supereroistico. E' uno spasso per gli appassionati di gangster stories. Le trovate ironiche ai limiti del grottesco di Abulì ci sorprendo sempre. Storie non troppo complesse da seguire, ma concise ed efficaci anche dense di suspense narrativa.
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