Film
n. 15
Sherlock Holmes e il cane
dei Baskervilles (The Hound of the Baskervilles)
di Sidney Lanfield
con Basil Rathbone, Niegel Bruce, Richard Greene,
Quando
si parla del mastino dei Baskervilles
tutti vogliono fare una “colta” precisazione: l'hound del romanzo non è
un mastino, ma un segugio, un cane da caccia, credo che ormai interessi poco
tutti. L’escusatio non petita è dovuta al dubbio che nasce subito nella testa: “può un segugio incutere tanto terrore?”
la risposta, alla Benigni, è: “No, perché
era un mastino!”.
In realtà credo sia come il pesce raccontato dal pescatore, e mai fatto vedere: ogni volta cresce in peso e lunghezza. Basta dare un'occhiata alla figura precedente.
Ma parliamo di Rathbone, un'icona. Qui interpreta per la prima volta il famoso detective di Baker Street. Un successo strepitoso che ha dato inizio ad una serie che, tra alti (pochi) e bassi (molti), durerà ben otto anni. La storia è arcinota, le versioni cinematografiche o TV del romanzo saranno più di dieci, non è il caso di raccontare il plot.
Il film, pur rispettando l'atmosfera lugubre della brughiera, unica ragione del terrore indotto dal cagnaccio, si prende alcune libertà rispetto alla pagina scritta.
La presunta sorella di Stapleton, il padrone del cane infernale, che in realtà è la moglie, rimane la sorella per tutta la durata del film, forse per una sorta di censura; eliminata la figura dell'ispettore Lestrade, del vero motivo per cui sir Charles si trovava fuori del maniero la notte della sua morte, e aggiunta una seduta spiritica che in realtà non aggiunge niente alla trama.
Nella versione italiana Holmes e Watson si danno del tu! I colloqui confidenziali tra i due sodali rendono tutto un tantino ridicolo e sminuiscono di parecchio la figura del detective: lo abbassano a livello di marionetta, di icona; forse è per quello che il volto dell’attore è diventato il logo di Sherlock Holmes impresso su molta mercanzia. Da citare (ed è citatissima: l’hanno resa famosa!) la battuta finale "Watson l'iniezione" che sta ad indicare la dipendenza di droghe di Holmes. Nel libro la droga non viene menzionata; nel finale i due vanno a farsi una gustosa cenetta “da Marcini” e poi si recano a teatro per assistere alla rappresentazione de "Gli Ugonotti".
Ma parliamo di Rathbone, un'icona. Qui interpreta per la prima volta il famoso detective di Baker Street. Un successo strepitoso che ha dato inizio ad una serie che, tra alti (pochi) e bassi (molti), durerà ben otto anni. La storia è arcinota, le versioni cinematografiche o TV del romanzo saranno più di dieci, non è il caso di raccontare il plot.
Il film, pur rispettando l'atmosfera lugubre della brughiera, unica ragione del terrore indotto dal cagnaccio, si prende alcune libertà rispetto alla pagina scritta.
La presunta sorella di Stapleton, il padrone del cane infernale, che in realtà è la moglie, rimane la sorella per tutta la durata del film, forse per una sorta di censura; eliminata la figura dell'ispettore Lestrade, del vero motivo per cui sir Charles si trovava fuori del maniero la notte della sua morte, e aggiunta una seduta spiritica che in realtà non aggiunge niente alla trama.
Nella versione italiana Holmes e Watson si danno del tu! I colloqui confidenziali tra i due sodali rendono tutto un tantino ridicolo e sminuiscono di parecchio la figura del detective: lo abbassano a livello di marionetta, di icona; forse è per quello che il volto dell’attore è diventato il logo di Sherlock Holmes impresso su molta mercanzia. Da citare (ed è citatissima: l’hanno resa famosa!) la battuta finale "Watson l'iniezione" che sta ad indicare la dipendenza di droghe di Holmes. Nel libro la droga non viene menzionata; nel finale i due vanno a farsi una gustosa cenetta “da Marcini” e poi si recano a teatro per assistere alla rappresentazione de "Gli Ugonotti".
Curioso
no? Si censura la moglie-sorella e s’insinua il sospetto di tossicodipendenza
su Holmes!
Voto ***1/2/5
(Film a seguire)
(Film a seguire)
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