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venerdì 14 ottobre 2016

Dieci anni al timone (XI)


Dieci anni con Corto
e altri fantastici personaggi

(XI puntata)
 "En attendant (le dernière) Cortò!"

 

Dieci anni da detective   
o da direttore del coro?
Helen e Corto
 
 
Testo rielaborato e aggiornato a un'intervista che Elena Torre,
giornalista esperta dei fatti strani che ieri, oggi e domani, sono accaduti, succedono e avverranno alla Lecciona, estorse, anni orsono, al restio Corto!!!


Accompagnato da un fotografo "di fiducia" (lo conoscete come il Bestia) sono andato allo chalet "da Pippo", avamposto della cultura viareggina,  per intervistare Corto in occasione del suo anniversario. Diecia anni di indagini, mica male! Se non vi basta leggere il post, ma  volete anche ascoltarlo di persona seguiteci, queste le indicazioni (tratte da Lo chalet in pineta - effigi edizioni 2015).
 
"... provate ad attraversare la passerella mobile davanti a Tito del molo e, costeggiando i bacini di carenaggio Benetti, avventuratevi nella pineta di levante. Ci vuole un pochino di coraggio, forse di più, lo so, ma vi aspetta un altro mondo, meno chic e meno desideroso di gossip, ma certo più quieto e più accogliente.
Procedete ad est della torre Matilde, finché la vedete. Poi, quando notate che cominciano i pini, fate attenzione:  avrete modo di scorgere, tra gli alti arbusti di incolto pitosforo, una baracca sbilenca verde smeraldo, di profilato plastico un po' svampito dal sole e dal sale. E' l'ultimo avamposto della civiltà prima della jungla della Lecciona. Un importante presidio di tradizioni e di cultura viareggina. Prima o poi, se non lo associa l'Accademia della Crusca, avrà la protezione dell'Unesco. 
Ha un’insegna inchiodata sul  battente di una finestra con una scritta in rosso: “da Pippo”...."


Se vi smarrite cercate una DS cabrio come quella sotto, a volte la parcheggia proprio davanti.
 
Detective suo malgrado Corto, viareggino doc e ex skipper, ci ha detto che  sta per avviare  uno Studio Tecnico di Certificazione Nautica insieme al suo amico Berto. In altre parole non vuole più fare lo skipper!
 
Come al solito  non vorrebbe parlare delle sue indagini. Ha ragione, ce ne sono troppi a Viareggio: il commissario Biagini, il maresciallo Puccinelli, il maresciallo Miglietta, il commissario Arcieri, l’investigatore privato Arturi, il commissario Bordelli, il barrista Viviani, il questore Giusti ed ora, arrivato da poco, il commissario Santini… Sembra che sulla costa tra Bocca d'erno e Bocca di Magra ci siano più inquirenti che delinquenti.   Parafrasando Sam Spade: "Sulla costa ci sono più pistole che cervelli!". Dove per "pistola" s'intende pirla o grullo, se preferite. E' gergo milanese, al Forte lo intendono!
Io però non avevo intenzione di demordere; Corto, detective viareggino, da dieci anni è una pietra miliare del Soft Boiled. L’ho ritracciato, una sera di fine maggio, al tramonto, allo chalet “da Pippo” il "quasi bar" della pineta di levante che ospita lui e i suoi amici. Mentre la luce rosso carminio del sole si spalmava all'interno dello chalet, l'ho costretto all'angolo aiutato da il Bestia  (sue le rielaborazioni grafiche dalle sue foto, col software Hugopaint della Aldobe).  Ecco l'intervista fatta il 27 maggio scorso.
 
E' il tuo decennale, emozionato?
L'ultima emozione l'ho provata quando lui (indica il Bestia) mi fece cappotto a briscola, ma sono ormai sette anni.
 
Non mi vorrai far intendere che essere sulla scena del crimine da dieci anni non ti emoziona! 
No, son più le beghe, della gloria. Alla lunga diventa un mestiere "usurante"!
 
Hai cambiato mestiere, sarai ancora  un detective soft boiled?
Lo sto cambiando, come vi racconterò nella mia ultima indagine da skipper.  Se mi capita qualche caso, lo affronterò, mai dire mai! Ad essere "soft" ci sono costretto. Mica posso pigliare a cazzotti i miei sospettati: sono clienti e ricchi parecchio. Prima affittavano la mia nave,  te non ti potresti permetter d’affittare per un mese una Perini di 36 metri! Ora sono i proprietari di navi, roba grossa, che hanno bisogno di certificazioni ... E poi via, siamo in Versilia! Ironia e sarcasmo sono l’unico metodo per risolvere i misteri.


Stesso molo, stesso mare e solito metodo?
Sì, il metodo del coro. Ma, sai, mi ci è voluto un po' per capire come dirigere il coro. Ti spiego. Quando finii l’indagine de La Delta velata ... già è vero, sono dieci anni! ... capii che mi piaceva ma che da solo non potevo continuare, così mi son fatto aiutare da questi amici un po' sdatti, ma tanto fedeli!  Confesso che ero impreparato anch'io, invece sono rimasto sorpreso: il coro, nel suo insieme, non era stonato! Sì, a volte mi fanno incavolare, ma una mano la danno ...

Corto, ora che sei un ex skipper e hai un ufficio quasi come un detective, puoi confrontarti meglio con  Philip Marlowe?
No. Assolutamente, il mio ufficio è vista mare e ben arredato. Marlowe è sciatto e anche se Raymond Chandler  è una delle mie letture preferite non temo il confronto. Confesso che  Marlowe, all'inizio, era il mio modello anzi è un mito per me... ma ora l'ho superato. E poi,  io sono  di Viareggio, non di Los Angeles. Un altro mondo: qui ci sono i russi, mafia georgiana, altro che gangsters!

Quindi ti consideri un personaggio superiore, non è che t’immedesimi in Corto Maltese?
Ma che sei grullo, che hai capito? Io non sono autoreferenziale! E poi, “Corto” è un soprannome che mi mise il Bestia, quando s’era piccoli. O meglio quando io ero piccolo, e lui era già tanto grosso. Non far caso se "Gianfranco" tra un po' trasforma le foto in disegni.  Io le ritengo avventure per un altro motivo. Se hai una fidanzata a cui tieni e ti capita di andare con un’altra, bada bene una volta sola, e poi ritorni da lei, di un’avventura si tratta, no? Lo stesso se uno fa  lo skipper o il perito di certificazioni nautiche e gli capita di fare un’indagine … è un’avventura.

Mi sembra tu esageri: perito uguale a skipper, via! Diciamo che ti sei impigrito ...
Provochi? Ho detto "basta skipper",  vorrei vedere te avere a che fare col Gentileschi per dieci anni, il mio armatore lucchese è una sanguisuga.  Comunque sia accetto le indagini come un lavoro professionale, come il mio lavoro. Alla fine dell’indagine lascio il merito a Ginko (anche se all’agente capo Ratti non ci crede nessuno!) o a Miglietta (che ci ha fatto carriera!) e ritorno a fare il mio mestiere. Questa è un’altra ragione per cui le mie indagini, ora lo capirai anche te, sono soft boiled.Cerco solo di svagarmi.

Soft boiled? Praticamente uova, no cadaveri alla coque!
Sarcastico, ma bravo. Sì.

Però ce ne corre da un uovo bollito per otto minuti. Quello, se lo getti a terra, rimbalza: come Philip Marlowe. Più lo pesti, più s’incattivisce...
Te l'ho spiegato già tre volte, ma sembra che tu non capisca: sei davvero hard! E' bene che ti spieghi ancora una volta, poi basta, le analogie e le differenze tra il genere hard boiled e quello soft boiled. Io e Marlowe siamo tutti e due investigatori, io lo faccio per “caso”, lui per necessità (non potrebbe fare altro). Tutti e due siamo un ponte tra le persone di basso profilo sociale e l’alta borghesia, più che alta, ricchi sfondati.

Chiamale analogie!
Il sarcasmo un po’ al vetriolo ci accumuna, solo che Marlowe è reso cinico dalla vita, mentre io, nato toscano, vivo a Viareggio, dove, se non pratichi sarcasmo, ti pigliano per il culo. E' insomma solo autodifesa: gioco d'anticipo.

Ti sembra un paragone corretto? Confondi la psicologia con la genetica!
Marlowe ha subito una mutazione genetica: è dura sopravvivere a Los Angeles. Se fosse vissuto in Toscana sarebbe stato diverso. Lasciami finire. Delle battute ne abbiamo parlato... Ah, la violenza: Marlowe le prende e le da, io non uso mai le mani, solo la lingua. Ferisce con le sue battute. Marlowe, invece, usa le sue battute come minacce...

Tutto qui?
No. Ci sono le donne. Marlowe le incontra, le prende, le lascia, con dolore e nostalgia, ma melanconicamente le lascia. Io, vedi, sarei fondamentalmente monogamo, anche se, visto chi piaccio un casino, a volte sono tentato! Ma credimi una sola donna è la  condizione necessaria per essere soft, leggero. Infine gli amici. Marlowe non ha amici: è un solitario incattivito dalla solitudine. Io ne ho troppi, quasi tutti di basso profilo sociale, invadenti, ma fondamentalmente buoni. A volte vorrei fuggirli, non averli d’intorno, non essere ammirato da loro... ma mi dura un momento, sai sono un po’ vanesio... lo sanno anche i gabbiani della Lecciona, con cui mi confido. Ah, e poi c'è il gatto. Io ho un gatto, "noir si chiama", lui no.


Come no, ho visto un film dove Marlowe ha il gatto
Quello di Altman non è Marlowe è un ex hippy che fa male delle indagini... infatti non risolve mica tanto bene, ma non è colpa del gatto!

Lasciamo perdere, quindi leggerezza, ironia, amici, coro, gatto, sarcasmo: sono questi i caratteri del soft boiled?
In più c’è il lettore. Il metodo soft boiled è la mia risposta agli ultimi grandi best sellers dove il lettore NON DEVE ragionare, ma solo essere continuamente preso a cazzotti nello stomaco. Meno ragiona più la storia ne esce indenne! Nelle mie storie il lettore sta lì dentro, accanto a me, a scoprire trame e psicologia: è davvero lector in fabula
 
Un'ultima domanda: prossimamente, sempre che ti capiti, dove indagherai?
Qui. Ovviamente in Versila, ma più precisamente proprio qui allo Chalet e gli amici mi daranno una grossas mano. Racconterò gli ultimi sei casi che ho risolto con loro. Non ti dico di più: segreto!

mercoledì 28 maggio 2014

Interviste impossibili (VIII)

Il lato oscuro del delitto
Interviste improbabili

sui lati noir della linea d’ombra
Intervista n. 5 - sec. p.




L’agenzia investigativa al
9889 West Pico Boulevard
 
(parte II)


La domanda non mi colse di sorpresa.

<< Senza rilievo, come disegnato su un foglio. >>

<< E inoltre? >>
Credevo d’essere preparato. Provai a non restare muto.
<< Che da una parte, quella dell’occhio mancante, avrei una visione ristretta. >>
<< Bravo, perdinci! Paul, Paul! Vieni qua  subito, che questo ragazzo potrebbe esserci utile! >>
Sentii un passo felpato e s’affacciò un tipo dallo sguardo indagatore che forava le lenti degli occhiali.
Non poteva che trattarsi di Paul Drake. La faccia da sbirro, anche se privato, ce l’aveva! Mi scrutò a lungo.
<< Non ti sembra un po’ strano? >>
Perry mi esaminò anche lui.
<< Che avrebbe di stano? >>
<< Intanto veste all’antica. Sembra un emigrante dall’Italia. Poi dove sono le credenziali, per quale giornale è qui? >>
Osai.
<< Per   Blog Soft Boiled! >>
<< Ehi ragazzo, non sarai mica amico di Philip Marlowe? >>
<< Lui è hard boiled signore! >>
<< Hard o soft sempre uova sode sono, le odio! Coi suoi modi spicci ci ruba un sacco di clienti. Con lui non c’è bisogno d’avvocato: ammazza tutti i colpevoli! >>
<< Mica tutti! >>
<< Gran parte e senza processo il cliente risparmia. Ci toglie il pane di bocca, ci toglie. >>
<< Eppure ve la passate bene, mi sembra. >>
Perry precisò.
<< Sopravviviamo, ma poteva andar male, se non fosse stato per Erle … >>
Paul sbottò.
<< Meno male che si è trasferito a Hollywood. Qui era solo d’impiccio. Ora almeno ci fa pubblicità. Qualche cliente del cinema ce l’abbiamo! >>
Ma Paul non sembrava del tutto contento.
<< All'inizio sembrava un bell’affare, ma poi  ha cominciato a mettersi in mezzo quel disastrato mentale di tenente! >>
<< Ma via, Paul, il tenente Colombo fa solo il suo mestiere! >>
<< Un mentecatto, ma lo vedi come va in giro. Un lurido impermeabile sempre addosso! E poi. Li fa tutti confessare, anche con lui addio processo, soprattutto a me che indagini   restano? >>
<< Calmo, Paul, calmo. Ora che Erle scrive per la televisione, andrà meglio. >>
<< Ci mancavano anche i processi in TV! Poteva farci scritturare come attori, invece no. Per interpretare te ha preso quel raccomandato di Raymond Burr. >>
<< Ma che dici, ha fatto anche un film con Hitchcock. >>
<< Facile, si vede sempre da lontano e dirà si e no quattro parole! Tu saresti andato meglio … per non parlare di Della, ma dico come si fa a far recitare quella morettina con l'aria da educanda. Povero Erle, non si ricorda tutte le volte che ha tastato il culo alla nostra Della... >>
<< Smetti, si vede che quella Barbara ci ha più la faccia da segretaria ... >>
<< Ma non il culo! >>
<< E dai Paul, sembri un vecchio rincitrullito!  E poi, io, ho il mio lavoro d’avvocato. >>
<< Bella roba, e io? Invece di farmi indagare su quella testimone, parli con un oculista! >>
<< E’ guercia, con chi se no? A proposito, tu Paul, con un occhio solo come mi vedresti? >>
Il detective sbuffò.
<< Già ti vedo male con due! Perry, invece di fare interviste  con gli spiantati, cerchiamo qualche cliente in soldi! >>
Girò i tacchi e uscì.
(fine)

lunedì 26 maggio 2014

Interviste impossibili (VII)


Il lato oscuro del delitto
Interviste improbabili

sui lati noir della linea d’ombra
Intervista n. 5




L’agenzia investigativa al

9889 West Pico Boulevard
 (parte I)
Los Angeles, autunno 1952, forse. La lancetta del tempo era un po' traballante, comunque sia siamo sicuramente negli anni cinquanta, basta vedere cone vanno vestiti i giocatori di golf.  E’ facile nascondere una macchina del tempo in un Country Club. Il golf dello Hill Crest era sulla collina da quasi trenta anni e c’erano stupendi boschetti che i giocatori cercavano di scansare come la peste. Uscito sullo West Pico Boulevard mi diressi a sinistra. Il numero 9889 sarebbe stato vicino, se non ci fosse stato da bordeggiare i campi da golf.
La palazzina neoclassica a un piano mi colpì per la sua semplicità ed il suo candore. La targa di ottone era invece molto grande:
Gardner&Mason
Attorney at Law ass.
Drake Investigation Agency
Suonai. Mi aprì un’arzilla quarantenne, rossa di fuoco, capelli mossi, lunghi pettinati all’indietro.
<< Buongiorno, desidera? >>
Il colore non era come sapevo, ma azzardai.
<< Signorina Della, vero? Sono qui per l’intervista all’avvocato Mason. >>
<< Sì, certo. Dovrà aspettare qualche minuto, ha una riunione telefonica con un oculista. >>
<< Problemi di vista? Non lo sapevo. >>
<< Non, no. E’ che vuole sapere come si vede con un occhio solo. Sa domani ha l’udienza e c’è una testimone oculare, la signora Newton Maynard, con un occhio solo! Perry   spera di screditarla con  l’optometria. >>
Mi sedetti in sala d’aspetto, una stanza senza finestre. Alle pareti tre grandi foto, una per lato. Mi avvicinai alla prima.
Sotto una breve biografia: “Dopo la laurea 1911, è subito ammesso all'esercizio dell’avvocatura. A Oroville, in California, ha  fatto pratica legale presso lo studio del vice procuratore distrettuale Philip Dark Benton. Dal 1915 ha esercitato la professione di legale  a Oxnard in California, spesso come avvocato in difesa delle minoranze messicane e cinesi. Nel 1932, avvia lo studio legale a Los Angeles …”
Non potei finire la lettura. Della, con l’indice sulla bocca, mi invitò ad entrare nella stanza di Perry. Quando fui sulla porta  vidi che dietro la scrivania c’era una copia della sua foto appesa in sala d’aspetto. Sotto il suo cv, ma era troppo distante per poterlo leggere. Mi sedetti in rispettoso silenzio.
II sole autunnale batteva sui vetri facendoli scintillare. Perry Mason era seduto alla sua scrivania: con la destra si copriva e scopriva un occhio. Il suo volto faceva pensare al viso di un giocatore di scacchi che studia la posizione dei vari pezzi. La sua espressione non mutò per diversi minuti. Mi  dette d'idea di un uomo che prima medita a lungo e che, poi, quando lotta diventa implacabile, con tenacia era capace di lavorare con infinita pazienza anche per conquistare un solo primo pedone. A seguire i pezzi   necessari  a condurre l'avversario al punto voluto e finirlo poi con lo scacco matto, il colpo decisivo. Scaffali pieni di volumi rilegati coprivano le pareti. In un angolo, una grande cassaforte. Due poltrone, oltre quella girevole di Mason, completavano l'arredamento dell'ufficio la cui atmosfera sembrava permeata dalla rude e schietta personalità del capo. Nel momento stesso in cui l’avvocato si mosse, dall'ufficio vicino entrò Della Street. “Come ha fatto a capire che la riflessione di Mason era finita?” mi chiesi. Domanda stupida, la simbiosi tra Della e Perry durava ormai da diciotto anni, e poi era solo un rapporto professionale? Della mi presentò.
<< Perry, non ti ho disturbato prima, ho visto che facevi esperimenti di optometria,  c’è qui … >>
Mason sorrise.
<< Anche se con un occhio solo, l’avevo visto! So chi è. >>
Si alzò appena per un saluto garbato. Mentre tornava a sedersi mi lanciò  un’occhiata ironica.
<< Lei, giovanotto, con un occhio solo, come mi vedrebbe? >>

sabato 24 maggio 2014

Interviste impossibili (VI)


Il lato oscuro del delitto
Interviste improbabili

sui lati noir della linea d’ombra




Intervista n. 4
 
Il giardino pensile della 35a strada

New York, autunno 1956. Sul lato sinistro dell’elegante palazzo in arenaria c’era un vicolo stretto e oscuro: mi fu facile parcheggiare la macchina del tempo. La casa (in realtà  un grande palazzo alto tre piani) di Nero Wolfe era situata al numero 918 della 35a strada ovest. Un quartiere di lusso. Capii subito le preoccupazioni di Fritz Brenner: l’affitto doveva costare un occhio della testa! Secondo le sue metriche: un  barile di caviale del Don.
Mentre, sognante, ammiravo  la magione del più famoso, e più caro, investigatore di New York, suonai. Dopo un minuto la porta si socchiuse circospetta. Una voce in falsetto con stizzoso accento francese mi svegliò.
<< Buongiorno lei è un cliente? >> 



<< No, sono qui per l’intervista, ho parlato ieri col signor Goodwin. >>
S’affacciò una grossa testa da fauno. Occhi profondi, labbra sensuali  con sotto una stupenda gorgiera di barba brizzolata. Col cappello da cuoco doveva far la sua figura, ma quando cucinava, come involtava la barba?
<< Dommage! Il giornalista di Past Time! Era meglio un cliente, da dieci giorni “Lui” pensa solo alle orchidee e Archie alle mutandine di pizzo! >>
<< Il signor Goodwin ha questa inclinazione? >>
<< No, no intendevo che è sempre dietro a qualche femmina. Volevo anche dire che tocca a me mandare avanti tutta la baracca … Mi scusi lo sfogo; entri pure le chiamo il signor Goodwin. >>
Come sempre Fritz si preoccupava delle parcelle del padrone. Doveva star bene in quella casa a cucinare prelibatezze; salsicce di mezzanotte a parte, un pesantissimo cibo d’ispirazione crucca. Ma tutti abbiamo qualche scheletro nell’armadio. Mi fece accomodare nello studio: dopo aver letto di tante riunioni risolutive mi sembrava d’essere a casa. Fritz mi scrutò a fondo, poi mi  fece un’offerta.
<< Secondo me lei non ha ancora fatto colazione. Nell’attesa le andrebbe un caffè con dei voulovan mignon ripieni di crema al Grand Marnier? >>
Mi andavano eccome! Si eclissò con un sorriso. Venti secondi dopo depositò un lungo vassoio d’argento alla Bahlsen sul tavolino; al centro, a mo’ di ciminiere, due tazze di caffè fumante: la seconda doveva essere per Archie.
Presi un pasticcino. Mentre mi deliziavo, cercando di evitare che il ripieno mi percolasse sulla giacca, mi avvicinai all’enorme poltrona foderata di pelle che troneggiava dietro la scrivania. Un trono; “certo, pensai, adeguata alle sacre chiappe”! Immerso nella contemplazione degli oggetti di quel sacrario non m’ero accorto che qualcuno m’era arrivato alle spalle. La voce era musicale e sicuramente di quelle che possono stendere una femmina con solo tre parole “Buon giorno bambola!”
<< Interessanti cimeli, vero? >>
Mi voltai. Il tipo, atletico e robusto aveva proprio le fisique du role del detective privato. Peccato per quella barba. “Qui sembrano tutti amish”, pensai, sorpreso, ma risposi per le rime.
<< Molto, soprattutto per me che conosco tante storieche Mr. Wolfe ha brillantemente concluso qui dentro. >>
Sorrise.
<< “Brillantemente” è una parola grossa. Non creda troppo a quello che scrive Fritz, di fatto quando Nero convoca tutti qui, “io” gli ho già risolto il caso. >>
<< Voi? >>
<< Certo, sono Goodwin, Archie Goodwin! >>
Lo disse col sussiego tipico di James Bond, già ma lui il film non poteva averlo visto. Ma forse aveva visto Robert Mitchum nella paste del pastore in La morte corre sul fiume. Sì lo stesso sguardo: forse seduceva solo attempate vedove con la grana. 




Ma il mio pensiero era balzato altrove.
<< Le ha scritte Fritz? Io pensavo che fosse stato lei! >>
<< Grazie, ma Fritz ha meno impegni mondani di me … >>
Ancora quell’odioso sorriso di compiacimento.
<< Certo – uno che dice sempre “certo” m’imbarazza – la mattina e il pomeriggio quando Nero sta in serra, come ora, Fritz non ha nulla da fare. Scrive facendo finta, gli da un sacco di soddisfazione, d’essere me! Naturalmente io gli ho raccontato tutto prima, scopate a parte … è bene che quelle se le immagini e basta. >>
<< Certo – provai a fare un mirror per ingraziarmelo – ma non è che racconta tutto due volte, prima a Wolfe e poi a Fritz? >>
<< Ovvio, con Nero aspetto che esca rilassato dalla serra e poi lo aggiorno. E’ fissato con quelle piantine, ma serve al mito e al carisma. >>
Che strano sodalizio tra questi tre! Il cuoco faceva il romanziere, il grande investigatore si dilettava di coltivazioni tropicali e il detective l’incallito impenitente play boy, forse sesso dipendente. Come poi ci riuscisse con quella barba ispida? Misteri dell’universo femminile, che io non ho mai capito. Cercai di pungere.
<< Fritz, a quanto ho letto, non le rende tutto il merito. >>
<< Nero ha più carisma e diffonde sintomatico mistero in questa stanza. E’ più credibile insomma. Lei mi pagherebbe una parcella di 20.000 dollari per aver risolto un delitto? >>
Mi schernii.
<< Mi sarebbe difficile pagarla anche a Mr. Wolfe! >>
<< Aspetti a vederlo e, mi creda, si dovrà ricredere. Finiamo con calma la colazione e si va di sopra. Mi raccomando, è molto suscettibile e sensibile alle lodi. E … non faccia domande, neppure accenni velati, al suo presunto padre. >>
<< Sherlock Holmes? >>
La sua voce sibilò.
<< Silenzio! Potrebbe ascoltarci dalle bocchette d’areazione o dai tubi della posta pneumatica! Non sopporta di avere un padre più famoso di lui! Mi raccomando. >>
Dieci minuti dopo salivano di sopra con lo sferragliante, ma ampio, ascensore. Archie sbocconcellava svogliato un voulovan. Quando l’ascensore si fermò ingollo tutto in un solo boccone. Guai a contaminare l’ambiente!
Entrammo nella jungla attraverso le due porte che facevano camera stagna. L’atmosfera era soffocante. Migliaia di piantine diffondevano nell’aria il loro odore con venature d’ambigua putredine.



Quando quel bestione, un pachiderma di più di centocinquanta chili sollevò l’enome testa ad uovo da sopra una piantina in fiore mi ricordai di una frase scritta da Archie, no già, da Fritz.
Wolfe alzò il testone. Mi soffermo su questo, poiché ha una testa così grossa che l'atto di sollevarla dà l'impressione di una fatica non indifferente. In realtà dev'essere ancora più grossa di quel che sembra; infatti il resto della sua persona è così enorme che qualunque testa, che non fosse la sua, scomparirebbe letteralmente su quel corpo …”

Mi fissava con sguardo magnetico. Imponente, magnetico e carismatico: un terribile pastore amish. Come non pagare la parcella a uno così? La sua voce bassa era scostante.
<< Lei sarebbe … il giornalista? >>
<< Sì, volevo … >>
<< Se vuole sapere delle orchidee si accomodi, se vuole sapere di me, legga i miei romanzi! C’è tutto lì. >>
Sbottai
<< Li ho letti tutti, ma volevo … >>
<< Sapere delle orchidee, vero? >>
Più lo guardavo o più mi chiedevo quanto potesse essere lunga la circonferenza del  suo cranio. Con oltre  65 cm era candidato ad affiancare un presidente sul monte Rushmore. Non sopporto le orchidee e non mi piacciono le teste a pera. Forse per questo   mi venne in mente Ginko, il mio personaggio agente capo di Polizia, con lui la ginkobiloba e la battuta di un amico …
<< Ha anche qualche  esemplare di Aerangis biloba?
Arrossì di rabbia.
<< No, non coltivo le specie stellari.  Esemplari dozzinali. >>
Non sapevo cosa fossero, né ricordavo come fosse quella che avevo citato, ma avevo segnato un punto dovevo mantenerlo.
<<Peccato, lei dovrebbe porci attenzione, sono di moda e sotto Natale se ne vendono tante! >>
Tre minuti dopo, trasportato a forza da Archie, ero sul marciapiede. Eppure non avevo citato Holmes! La macchina del tempo mi attendeva fedele.