Una tranquilla provincia criminale
rassegna di alcuni delitti della "provincia liquida" italiana
(XIII)
Roma II (II)
Un torbido caso di sesso
Tre morti, tre spettri e una villa
La situazione sembra precipitare. Con il proseguire degli spettacoli personali il
marchese cova dubbi e sospetti. Nel suo diario personale evidenzia sempre più
forte il timore di un possibile coinvolgimento
affettivo di Anna con l'ultimo "Siffredi"!
Sospetti fondati, Minorenti, che in precedenza, era
stato pagato dal marchese Casati per avere rapporti sessuali con Anna, comincia
a farlo anche a gratis!
Il ripetersi delle "apparizioni" del giovane
amante non passò inosservato a Camillo II, tanto che una sera, tra amici,
sbottò con un «...è la prima volta che
mia moglie mi tradisce con il cuore», poi, con una certa sicurezza, aggiunse:
«Ma sono certo che le passerà».
La sua ragione di vita stava nel consegnare la moglie
alle voglie altrui, creare forse il sostituto alla propria impotenza, provar
piacere a fotografarla mentre lei godeva fra braccia altrui. La relazione tra
Anna e Massimo, dunque, lo infastidisce, si sente tagliato fuori.
I fatti avrebbero assunto una direzione sempre più
distante da quella attesa dal marchese, tanto che nel suo diario, alla data del
7 luglio '70 lo sconfortato Camillo, parlando della moglie, scriveva trattarsi
della «...più grande delusione della mia
vita, vorrei essere morto e sepolto. Che schifo, piccineria, voltastomaco
quello che mi ha fatto Anna. Pensavo che fossimo l'unica coppia legata
veramente, e invece...», e il 24 agosto, a pochi giorni dalla strage: «Sto
letteralmente morendo internamente e ho perso tutto».
Pensa al suicidio, scrive alla sua amata chiedendole
di andarlo a trovare presso lo storico Mausoleo fi famiglia al cimitero di
Muggiò una volta morto. Poi, però, ci ripensa. L'estremo messaggio lo vergò sul
retro di un calendario erotico, pochi istanti prima di irrompere nel salotto
della sua casa romana imbracciando l'arma del delitto: «Amore mio, vita mia, perdonami, ma quello che farò lo debbo fare.
Addio, mia unica gioia passata».
Ricordiamo che Anna aveva tentato la carriera cinematografica. La vediamo qui con Totò in Totò Tarzan. Fu anche per questo che la stampa scandalistica s'interessò a lei.
Tralasciamo i fiumi d'inchiostro versati all'epoca
sulla vicenda. Con la morte di Camillo II Casati Stampa di Soncino, sepolto
secondo il suo volere accanto alla seconda consorte, nello storico Mausoleo nel
cimitero urbano di Muggiò, le sue proprietà passarono alla figlia Anna Maria,
avuta dalla prima moglie, la ballerina Letizia Izzo (meglio nota come Lydia
Holt). Nel suo testamento aveva disposto di lasciare tutti i suoi possedimenti
alla moglie Anna Fallarino, ad eccezione di un quadro e di un'assicurazione del
valore di 100 milioni di lire, destinati alla figlia. Pertanto, la successione
universale di quest'ultima fu contestata dalla famiglia Fallarino, che si
affidò all'avvocato Cesare Previti.
La perizia medica stabilì, tuttavia, che Anna
Fallarino era deceduta sul colpo al primo sparo diretto contro di lei,
premorendo al marito. Tra le proprietà del marchese, oltre alla residenza di
Roma e a Palazzo Stampa di via Soncino a Milano, vi erano le numerose residenze
sparse nel milanese tra cui una villa ad Arcore.. Quest'ultima, come ci ricorda
la tv quasi tutti i giorni, è di proprietà di Silvio Berlusconi dal 1974.
Ma come si dice "questa è un'altra storia"! Un giovane giornalista ci scrisse un libro. Anna
Maria Casati Stampa di Soncino (nata nel 1952) aveva avuto (data la minore età)
come tutore l'avvocato Cesare Previti. Nel '72, maggiorenne, sposò il conte
Pierdonato Donà dalle Rose e poi decise di vendere la villa di Arcore. Non fu difficile
trovare un acquirente.
Era un imprenditore edile e si chiamava e si chiama Silvio
Berlusconi. La villa, completa di pinacoteca, biblioteca
di diecimila volumi - per curare i quali venne assunto come bibliotecario Marcello
Dell'Utri (trovò i falsi diari di Benito?) - arredi e parco con scuderia in cui
fu assunto come stalliere Vittorio Mangano - era all'epoca valutata per il solo
bene immobile (3500 m2) oltre 1 miliardo e 700 milioni (stando alle
stime legate all'eredità). Fu però ceduta in cambio della cifra, molto
inferiore alla valutazione, di 500 milioni di lire (quel che è peggio in titoli
azionari di una società all'epoca non quotate in borsa), pagamento che fu inoltre
dilazionato nel tempo. L'ereditiera non riuscì a monetizzare questi titoli
azionari, se non con un accordo con gli stessi Previti e Berlusconi, che li
riacquistarono per 250 milioni... All'inizio degli anni '80 la proprietà fu
valutata garanzia sufficiente ad erogare un prestito di 7,3 miliardi di lire. Berlusconi
si insediò ad Arcore alla fine del 1974.
Scoprirà in seguito (come si sussurra nei dintorni) che
vi aleggiavano i fantasmi degli assatanati personaggi che avevano innescato la vicenda
di morte. Sempre secondo le voci maligne, sembra che queste presenze si siano impossessate
della mente del Cavaliere facendogli venire la fissa del sesso. Ma sono solo voci riprese da testate di dubbia etica giornalistica, dubutiamone!
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