mercoledì 16 maggio 2018

Una tranquilla provincia criminale (XIII)


 Una tranquilla provincia criminale
rassegna di alcuni delitti  della "provincia liquida" italiana


(XIII)
Roma II (II)
Un torbido caso di sesso


Tre morti, tre spettri e una villa


La situazione sembra precipitare.  Con il proseguire degli spettacoli personali il marchese cova dubbi e sospetti. Nel suo diario personale evidenzia sempre più forte   il timore di un possibile coinvolgimento affettivo di Anna con l'ultimo "Siffredi"!   
Sospetti fondati, Minorenti, che in precedenza, era stato pagato dal marchese Casati per avere rapporti sessuali con Anna, comincia a farlo anche a gratis!
Il ripetersi delle "apparizioni" del giovane amante non passò inosservato a Camillo II, tanto che una sera, tra amici, sbottò con un «...è la prima volta che mia moglie mi tradisce con il cuore», poi, con una certa sicurezza, aggiunse: «Ma sono certo che le passerà».
La sua ragione di vita stava nel consegnare la moglie alle voglie altrui, creare forse il sostituto alla propria impotenza, provar piacere a fotografarla mentre lei godeva fra braccia altrui. La relazione tra Anna e Massimo, dunque, lo infastidisce, si sente tagliato fuori. 

I fatti avrebbero assunto una direzione sempre più distante da quella attesa dal marchese, tanto che nel suo diario, alla data del 7 luglio '70 lo sconfortato Camillo, parlando della moglie, scriveva trattarsi della «...più grande delusione della mia vita, vorrei essere morto e sepolto. Che schifo, piccineria, voltastomaco quello che mi ha fatto Anna. Pensavo che fossimo l'unica coppia legata veramente, e invece...», e il 24 agosto, a pochi giorni dalla strage: «Sto letteralmente morendo internamente e ho perso tutto».
Pensa al suicidio, scrive alla sua amata chiedendole di andarlo a trovare presso lo storico Mausoleo fi famiglia al cimitero di Muggiò una volta morto. Poi, però, ci ripensa. L'estremo messaggio lo vergò sul retro di un calendario erotico, pochi istanti prima di irrompere nel salotto della sua casa romana imbracciando l'arma del delitto: «Amore mio, vita mia, perdonami, ma quello che farò lo debbo fare. Addio, mia unica gioia passata».


 Ricordiamo che Anna aveva tentato la carriera cinematografica. La vediamo qui con Totò in Totò Tarzan. Fu anche per questo che la stampa scandalistica s'interessò a lei.


Tralasciamo i fiumi d'inchiostro versati all'epoca sulla vicenda. Con la morte di Camillo II Casati Stampa di Soncino, sepolto secondo il suo volere accanto alla seconda consorte, nello storico Mausoleo nel cimitero urbano di Muggiò, le sue proprietà passarono alla figlia Anna Maria, avuta dalla prima moglie, la ballerina Letizia Izzo (meglio nota come Lydia Holt). Nel suo testamento aveva disposto di lasciare tutti i suoi possedimenti alla moglie Anna Fallarino, ad eccezione di un quadro e di un'assicurazione del valore di 100 milioni di lire, destinati alla figlia. Pertanto, la successione universale di quest'ultima fu contestata dalla famiglia Fallarino, che si affidò all'avvocato Cesare Previti. 

La perizia medica stabilì, tuttavia, che Anna Fallarino era deceduta sul colpo al primo sparo diretto contro di lei, premorendo al marito. Tra le proprietà del marchese, oltre alla residenza di Roma e a Palazzo Stampa di via Soncino a Milano, vi erano le numerose residenze sparse nel milanese tra cui una villa ad Arcore.. Quest'ultima, come ci ricorda la tv quasi tutti i giorni,   è di proprietà di Silvio Berlusconi dal 1974.

Ma come si dice "questa è un'altra storia"! Un giovane giornalista ci scrisse un libro.   Anna Maria Casati Stampa di Soncino (nata nel 1952) aveva avuto (data la minore età) come tutore l'avvocato Cesare Previti. Nel '72, maggiorenne, sposò il conte Pierdonato Donà dalle Rose e poi decise di vendere la villa di Arcore. Non fu difficile trovare un acquirente.
Era un  imprenditore edile e si chiamava e si chiama Silvio Berlusconi.   La villa, completa di pinacoteca, biblioteca di diecimila volumi - per curare i quali venne assunto come bibliotecario Marcello Dell'Utri (trovò i falsi diari di Benito?) - arredi e parco con scuderia in cui fu assunto come stalliere Vittorio Mangano - era all'epoca valutata per il solo bene immobile (3500 m2) oltre 1 miliardo e 700 milioni (stando alle stime legate all'eredità). Fu però ceduta in cambio della cifra, molto inferiore alla valutazione, di 500 milioni di lire (quel che è peggio in titoli azionari di una società all'epoca non quotate in borsa), pagamento che fu inoltre dilazionato nel tempo. L'ereditiera non riuscì a monetizzare questi titoli azionari, se non con un accordo con gli stessi Previti e Berlusconi, che li riacquistarono per 250 milioni... All'inizio degli anni '80 la proprietà fu valutata garanzia sufficiente ad erogare un prestito di 7,3 miliardi di lire. Berlusconi si insediò ad Arcore alla fine del 1974.

Scoprirà in seguito (come si sussurra nei dintorni) che vi aleggiavano i fantasmi degli assatanati personaggi che avevano innescato la vicenda di morte. Sempre secondo le voci maligne, sembra che queste presenze si siano impossessate della mente del Cavaliere facendogli venire la fissa del sesso. Ma sono solo voci riprese da testate di dubbia etica giornalistica, dubutiamone!


 

 

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