Film n. 64
Night and the City ( I trafficanti della
notte)
di Jules Dassin
con Richard
Widmark, Gene Tierney, Googie Withers
Storia di un perdente
Harry Fabian, equivoco avventuriero dall'oscuro passato, spera di
diventare qualcuno organizzando in un night-club di Londra incontri clandestini
di lotta greco-romana. Mal gliene incoglie: pesta i piedi a un padrino della
malavita. E' considerato il miglior film americano ( girato e ambientato a
Londra a causa del maccartismo) di Dassin, regista con la vocazione della
violenza, apostolo della ribellione, cultore dell'energia individuale.
È, a detta della critica, una delle vette del cinema noir per i
caratteri del protagonista, un perdente dominato dal destino, cinico e baro, a cui
progressivamente soggiace. Di estremo interesse la descrizione irrealistica di
Londra, calata nell'ombra e nella bruma, eccellente l'uso della fotografia (Max
Greene) e della musica (Franz Waxman).
Location angosciante, una Londra cupa e notturna, labirintica e tentacolare,
asfissiante e claustrofobica. Così si accentua il dramma e la caduta agli inferi
del protagonista: sembra quasi che la fatalità sia parte dell'aria che lì si respira.
La pesante atmosfera avvolge Harry come miele (Così direbbe il poeta). La melassa
lo rende impotente fino a distruggerlo, stritolandolo nei meccanismi della metropoli.
Da notare (vedi foto) le improbabili giacche con cui viene vestito
il protagonista. Ben poco inglesi e ancor meno eleganti. A quadri così vivaci da
fare a cazzotti con la cupa atmosfera; quasi a voler sottolineare che il film, in
realtà, doveva esser girato a New York. Un segnale di ribellione del "comunista"
Dassin, che si concede un acuto e sottile
riferimento a "Un americano alla corte di re Artù", piombato in Inghilterra
suo malgrado.
Poco sfruttato il potenziale "dark side" di Gene Tierney.
Voto ****/5
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