A
proposito del dialetto di Vigata
ovvero
il
teatro dei pupi di Montalbano
(7)
7. Il teatro dei pupi
Camilleri
è un puparo esperto (autore teatrale e sceneggiatore sopraffino) sa muovere con
maestria i suoi attori (alcuni per la verità, come Catarella, sono maschere)
tutti appesi al filo della suspense; il suo personaggio principale, Salvo, è
puparo pure lui. Allora l’autore “meta puparo” è! Un teatrino dei pupi, si sa,
funziona meglio col dialetto, che nel nostro caso, come si è visto è costruito
apposta.
Salvo Montalbano (vedi la scheda nel blog: La
galleria del delitto)
Il personaggio
letterario di Montalbano è divenuto noto al grande pubblico dal momento in cui
le sue avventure sono state raccontate in una serie di telefilm. Così com'era
accaduto per il più celebre Maigret, il protagonista dei romanzi di Georges
Simenon, che viene delineato come un personaggio reale a cui il suo autore
addirittura indirizza una lettera, anche Camilleri ha voluto intrecciare
fantasia e realtà nel romanzo La danza del gabbiano approfittando anche per indicare ai suoi
lettori la "vera" figura fisica del suo commissario. Nelle
pagine iniziali del racconto la fidanzata Livia insiste col commissario per
fare una gita tra Modica, Ragusa e Scicli per visitare le architetture del barocco
siciliano, ma Montalbano, è stranamente restio …
da La danza del
gabbiano
… «Senti, Salvo» gli aviva ditto lei al tilefono ’na simanata avanti «che ne diresti, dato che ho quattro giorni liberi, se vengo da te e ce ne stiamo un po’ in pace?».
«Mi faresti felice».
«Avevo pensato che magari ce ne potevamo andare in giro per la Sicilia. In qualche parte che non conosco».
«Mi pare una splendida idea. Oltrettutto per ora in commissariato non ho molto da fare. Sai già dove vorresti andare?».
«Sì, in Val di Noto. Non ci sono mai stata».
Ahi! Pirchì le spirciava di annare proprio là?
«Beh, certo il Val di Noto è incredibile, figurati, ma credimi ci sono altri luoghi che…».
«No, mi piacerebbe proprio andare a Noto, dicono che la cattedrale rimessa su è una meraviglia, e poi fare un salto, che so, a Modica, Ragusa, Scicli…».
«Beh, è un bel programma, non lo metto in dubbio, ma…».
«Non sei d’accordo?».
«Beh, in linea di massima sì, come no, figurati, ma forse converrebbe prima informarsi».
«Di che?».
«Sai, non vorrei che stessero a girare».
«Ma che dici? Che girano?».
«Non vorrei che mentre ci siamo noi girassero lì qualche episodio della serie televisiva… li fanno proprio in quei posti».
«E che te ne frega, scusa?».
«Come, che me ne frega? E se putacaso mi vengo a trovare faccia a faccia con l’attore che fa me stesso… come si chiama… Zingarelli…».
«Si chiama Zingaretti, non fare finta di sbagliare. Lo Zingarelli è un dizionario. Ma torno a ripetere: che te ne frega? Possibile che tu abbia questi complessi infantili all’età che ti ritrovi?».
«Che c’entra l’età, ora?».
«Eppoi nemmeno vi somigliate». …
(7 – continua)
La fortuna di Montalbano è dovuta ad un telefilm e questo indica ancora un volta che l'immagine ha più potenza. Nelle chiese medievali si puntava molto su questo per far passare il messaggio desiderato ma lì c'era anche un problema di analfabetismo. Non è cambiato niente...
RispondiEliminaOsservazione che condivido, anche tenuto conto che solo il 12% degli italiani leggono i libri che comprano... gli altri chissà!?
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