giovedì 15 dicembre 2011

Lanterna gialla (12)

Film n. 12
L’ombra del passato (Murder, my sweet) 
di Edward Dimitryk
con Dick Powell, Claire Trevor, Anne Shirley, Otto Kruger



Addio, mia amata (Farewell, My Lovely) è il titolo del romanzo di Raymond Chandler da cui è tratto il film. 


Dick Powell è un Philip Marlowe parecchio convincente: Dimitryk l’aveva scelto per creare un effetto straniante sugli spettatori. Powell (fino allora attore di commedie brillanti e musical) va ben oltre e lascia il segno ma, come Gimondi nel ciclismo con Merckx, rimane secondo davanti al grande Bogart vestito degli stessi panni, l’anno dopo, ne Il grande sonno. Piacque molto a Chandler: “L’investigatore sul grande schermo ha la stessa sobria eleganza di quello del romanzo”. In effetti ne risulta un Marlowe  smarrito nella scoperta e spesso tormentato da remoti principi morali, ma che presto recupera il suo sguardo triste e disincantato.

Velma, la dark lady, è magnificamente interpretata da Claire Trevor: ne risulta  una corrotta, ambigua e cinica arrampicatrice sociale dalla doppia identità. L’altra donna, Helen Grayle, è anch’essa sottilmente ambigua, ma più algida, come l’attrice Anne Shirley.

 
Il film, pur solidamente fondato sul romanzo, ha una sua chiara autonomia di visione. E’ un noir che, calando lo spettatore in un universo metropolitano oscuro e decadente, evidenzia le paure, le incertezze, le nefandezze e le contraddizioni degli States di quegli anni. La scena è calcata da un’umanità priva di valori morali e in profonda crisi esistenziale: Philip scopre che l’unica via per squarciare le tenebre dell’intrigo è lastricata di crimini, menzogne e intrighi.  E’ uno dei migliori noir del periodo, esplora in profondità (dall’interno) i protagonisti e il contesto, così da farli apparire border line tra il bene e il male. In qualche momento emerge chiara la loro consapevolezza di esser in precipitosa rovina verso l’inferno, impossibilitati a reagire perché ormai completamente asserviti ai meccanismi di una suspense legata a situazioni e forze che gravitano su di loro. 


L’ambientazione prevalentemente notturna e la fotografia quasi “introspettiva” con un’illuminazione centrata sui personaggi sposta il focus della riflessione narrativa dentro l’animo dei due protagonisti: Marlowe e Velma.
Voto ****/5

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