Film
n. 30
In linea con l’assassino (Phone Booth)
di Joel Schumacher
con Colin Farrell, Forrest Whitaker
Un thriller di maniera. Lo recensisco solo per completare il mio discorso sul telefono (la
cornetta), se no non lo avrei considerato. Stu Shepard, mediocre procuratore di
starlettes, vaga per Manhattan in cerca di una cabina telefonica (siamo nel 1992
e non ha il cellulare!?) da cui chiamare la sua giovane amante. Dopo aver
riattaccato la cornetta, il telefono squilla: lui, sorpreso e incauto,
risponde. Una voce minacciosa gli intima
di non riattaccare, perché è sotto il tiro di un fucile di precisione.
Cominciano, per Stu (iniziale di stupido, a questo punto lo si è già capito), i
minuti più terribili della sua vita, ma la telefonata oltre che allungargli la vita,
gliela rende amara. Viene accusato ingiustamente dell'assassinio di un
buttafuori, deve sputtanarsi in diretta TV dichiarando i suoi tradimenti alla moglie (lei lo osserva basita)
e subire le angherie di un capitano della polizia giunto a parlamentare con lui. Alla fine, tutto
sembra tornare a posto. Ma chissà se è proprio così: per fortuna il flop del film
ci ha risparmiato un squel! Schumacher a provato (fallendo miseramente) a rifare "Un giorno di ordinaria
follia". Nell'operazione mischia
senza farsi troppi problemi sperimentazione e poliziesco; ma il soggetto (vorrebbe
essere un esercizio di stile sul telefono) fa acqua da tutte le parti, non c'è nessun
momento di vera tensione e gli attori sono o
risibili (un Colin Farrell ai minimi termini: guardate l'espressione sotto!)
o mal sfruttati (Forrest Whitaker,
imbranato nel ruolo del capitano). Il presunto colpo di scena finale, poi, è un
calcio nel sedere alla logica e irride alla pazienza dello spettatore. Di
suspense (tanto è tutto così prevedibile) non ne parlo nemmeno! Delusione
totale.
Voto **/5
Nessun commento:
Posta un commento