domenica 25 marzo 2012

Il NOIR (V)

NOIR: dal romanzo al film
(parte V)
Romanzi in white&noir
le influenze della letteratura noir sul cinema
(Gli autori cap. 2)



   Cap. 2
Cornell Woolrich, nome completo Cornell George Hopley-Woolrich, è noto anche con gli pseudonimi William Irish e George Hopley. Autore prolifico ha ispirato molti film. Citerò qui, e velocemente (due li ho già li ho recensiti), solo quelli che preferisco.
La donna fantasma (’44), Phantom Lady, è il primo romanzo pubblicato con lo pseudonimo di Willem Irish,


La locandina del film è centrata sul libro, gli attori sono quasi relegati a “personale di servizio”! In realtà il film risulta assai meglio del romanzo e la suspense , sapientemente articolata, coinvolge.

Nel 1943, col nome di Cornell Woolrich (era ora) pubblica The black Angel. Un successo che no poteva ispirare un altro film.

L’angelo nero, il film è del ’46. Un uomo che si protesta innocente è arrestato per l'assassinio di un'attrice di varietà. La moglie dell'arrestato e il marito della morta, musicista di talento, indagano. Film di serie B, ma immaginativo, notevole per atmosfera, basato su una sceneggiatura del regista con Tom McKnight. E poi c'è Peter Lorre!


La finestra sul cortile (’42), il più famoso. Lo scrisse, con lo pseudonimo William Irish, il racconto, col titolo di  It Had to be Murder fu  pubblicato su DETECTIVE magazine. Da notare che viene apostrofato "a novellette"! E’ interessante notare come in quegli anni i settimanali pubblicassero racconti gialli di autori famosi.



Nel 1954 fu rinominato Rear Window (La finestra sul cortile) e divenne il film capolavoro di Alfred Hitchcock. Del film si è così tanto parlato ( e a ragione, perché il film è molto altro e di più rispetto al racconto) che non dirò niente di più. Rimando alla mia recensione su questo blog.




La sposa in nero (’48) è firmato col vero nome. Un gesto idiota provoca la morte di uno sposo sui gradini di una chiesa all'uscita della cerimonia nuziale. Vedova prima ancora di essere stata sposa, rimasto impunito il delitto di cui furono corresponsabili cinque uomini, la donna (Moreau) trova sollievo nel pensiero della vendetta. Li ricerca e, con pazienza monomaniaca, nel corso degli anni li uccide tutti in una serie di delitti perfetti.



Il film, di François Truffaut, è del ’68. Bello ma non mi ha mai entusiasmato. Credo che si perda la suspense con troppa attenzione (eh sì siamo nel ’68!) a risvolti sociali.


Confesso di non vedere l’ora di passare al prossimo autore: il grande Dashiell Hammett, alla prossima!
(V – autori – 2 – segue)



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