NOIR: dal romanzo al film
(parte
V)
Romanzi in
white&noir
le influenze
della letteratura noir sul cinema
(Gli autori cap.
2)
Cap. 2
Cornell Woolrich,
nome completo Cornell George Hopley-Woolrich, è noto anche con gli
pseudonimi William Irish e George Hopley. Autore prolifico ha ispirato molti film.
Citerò qui, e velocemente (due li ho già li ho recensiti), solo quelli che
preferisco.
La donna fantasma (’44),
Phantom Lady, è il primo romanzo pubblicato con lo
pseudonimo di Willem Irish,
La locandina del film è centrata sul libro, gli attori sono quasi
relegati a “personale di servizio”! In realtà il film risulta assai meglio del
romanzo e la suspense , sapientemente articolata, coinvolge.
Nel 1943,
col nome di Cornell Woolrich (era ora) pubblica The black Angel. Un
successo che no poteva ispirare un altro film.
L’angelo nero, il film è del ’46. Un
uomo che si protesta innocente è arrestato per l'assassinio di un'attrice di
varietà. La moglie dell'arrestato e il marito della morta, musicista di
talento, indagano. Film di serie B, ma immaginativo, notevole per atmosfera,
basato su una sceneggiatura del regista con Tom McKnight. E poi c'è Peter Lorre!
La finestra sul cortile
(’42), il più famoso. Lo
scrisse, con lo pseudonimo William Irish, il racconto, col titolo di It Had to be Murder fu pubblicato su DETECTIVE magazine. Da notare che viene apostrofato "a novellette"! E’ interessante notare come in quegli anni i
settimanali pubblicassero racconti gialli di autori famosi.
Nel 1954 fu rinominato Rear
Window (La finestra sul cortile) e divenne il film capolavoro di
Alfred Hitchcock. Del film si è così tanto parlato ( e a ragione, perché il film è molto altro e di più rispetto al racconto) che non
dirò niente di più. Rimando alla mia recensione su questo blog.
La sposa in nero (’48) è firmato col vero nome. Un gesto idiota provoca la morte di uno sposo sui
gradini
di una
chiesa all'uscita della cerimonia nuziale. Vedova prima ancora di
essere stata sposa, rimasto impunito il delitto di cui furono corresponsabili cinque uomini, la donna (Moreau)
trova sollievo nel pensiero della vendetta. Li
ricerca e, con
pazienza
monomaniaca, nel corso
degli anni li uccide
tutti in una serie di
delitti perfetti.
Il film, di François
Truffaut, è del ’68. Bello ma non mi ha mai entusiasmato. Credo che si
perda la suspense con troppa attenzione (eh sì siamo nel ’68!) a risvolti
sociali.
Confesso di non vedere l’ora di passare al prossimo autore: il grande
Dashiell Hammett, alla prossima!
(V – autori – 2 – segue)
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