Rubrica letteraria
Il
gufo giallo
recensioni di romanzi gialli
Libro
n. 42
Il cappello del prete
Emilo De
Marchi
Oscar Mondadori
Il primo giallo italiano: l’ho
scoperto grazie a Sandro Bolchi.
Intrigante fino dalle prime righe
dove viene presentato il protagonista, il barone Carlo Coriolano di Santafusca, "u barone".
La suspense cattura subito il lettore. Come afferma Carlo Lucarelli nella postfazione:
“Un romanzo dalle tinte scure. Una tensione
torbida e malata che non ti molla. E un finale magistrale … Un piccolo capolavoro
che raramente troviamo incluso delle antologie scolastiche.”.
Che dire, a prima liceo, dello stesso
autore, mi toccò leggere il Demetrio Pianelli! Forse fu per quello che l’anno dopo,
in seconda, I promessi sposi mi sembrò un romanzo gioioso!
Lo scenggiato TV su Rai2, in B&W per carenza
di tecnologia tv italica (vedi immagine) , ma anche per la sciapa sceneggiatura, a suo tempo,
non mi entusiasmò, ma mi spinse lo stesso a leggere il libro:
ne fui piacevolmente sorpreso. Lo riprendo in mano, per dovere, questo primo
"noir" nostrano, e scopro che è ancora un piacere. Avvincente la
trama (sì, c'è suspense!), sottile ironia che carica la tensione di un pizzico di sadismo. La scrittura è raffinata e scorrevole, merito anche la sostanziale
semplicità della storia. Notevole l'approfondimento psicologico sul protagonista,
il bieco barone di Santafusca (Non c'è da meravigliarsi: l'autore aveva letto
Delitto e Castigo!).
Il nobile è pieno di debiti e un
prete usuraio gli antagonisti in una Napoli povera che gioca al lotto. Il conte
debosciato vuole impadronirsi dei soldi del prete. "u prevete". Don Cirillo (che non si può chiamare "religioso"), bieco e avido, anche lui
trama per impadronirsi della villa in campagna del barone che poi vorrebbere rivendere (per
una cifra molto più alta) al Vescovo, che ci progetta un seminario. Il nobile
vuole i soldi per sperperarli perché lui, noblesse
oblige, può permetterselo, mentre il prete, usuraio abbietto, vorrebbe ritirarsi
a vita tranquilla e togliersi di torno la miseria del popolino che “gli cerca”
i numeri da giocarsi anche con violenza. Prima di andare in campagna il prete compra un cappello
da un cappellaio morto di fame. L’appuntamento tra i due finisce con un delitto, ma, anche
in questo caso, il diavolo fa le pentole ma non i cappelli … soprattutto quelli da prete!
Dopo più di un secolo direi che
non ha bisogno di lifting. La scrittura è di valore, anche se, ovvio, a volte sembra vintage, ma se si ascolta il suono delle parole ci si accorge che è musica.
Il montaggio sì, a volte è un po' lento, ma basterebbe una
stiratina al vapore a quel maledetto, diabolico, cappello! Assolutamente da leggere.
Voto ***1/2/5
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