mercoledì 17 ottobre 2012

Presentazione critica (II)


La Ragazza dello scambio
Romanzo
di
Oscar Montani
Presentazione critica di Carmen Claps
(estratto)
Parte II



…  interessante e importante è la sottile analisi della Chiesa del periodo, intendo la Chiesa come istituzione. Vengono stigmatizzati ferocemente il potere temporale ed economico e le deviazioni che colpiscono tanti suoi membri. Chi conosce la produzione di Oscar sa che questo è un suo tema cardine. Per fare solo un esempio, però quanto mai significativo, penso, nella saga di Bertuccio, alla Badessa Soderini, perfetta rappresentante di chi intende la religione come strumento di potere: potere economico, politico, amministrativo. …   incontriamo Monsignor Raspini, l’eminenza grigia, ma sarebbe più esatto definirla nera, della situazione. Di famiglia ricca, si gode un’automobile di lusso, un apparecchio radio, un apparecchio telefonico, ma soprattutto è pericolosamente vicino al fascismo. …  Ed eccoci al punto fondamentale: la descrizione del clima politico e qui Oscar mostra appieno la sua stoffa di grande scrittore. Andiamo per ordine. Vi ho detto che la narrazione avviene molti anni dopo il verificarsi degli eventi e, per questo, nel raccontare lo svolgersi delle indagini il narratore può divertirsi con il gioco degli indizi. Posso dire che, in un certo senso, per il ritratto della situazione politica, è la stessa cosa: in quel momento è difficile, se non impossibile, prevedere dove avrebbero potuto condurre tutti quei sintomi, ma, al momento della narrazione, il protagonista non può che ricordarli con rabbia e dolore, al pensiero delle conseguenze. Subito, nelle primissime pagine, ci viene presentato “il nuovo che avanzava con violenza e arroganza” (pag. 15). Ancora, sempre nel prologo, perfetto come tutti i prologhi del nostro autore perché ricco di tutto il senso dell’opera, leggiamo: “I cambiamenti ti arrivano addosso come il temporale. Te ne accorgi solo per un tuono che ti rimbomba sulla testa, ma ormai ti piove addosso. Le nubi minacciose non mancavano, ma niente tuoni e la pioggia non si era ancora scatenata, almeno non me ne ero accorto”. (pag. 18) Significativo che a creare questa splendida immagine sia il nonno del protagonista. Il nonno è sempre una figura fondamentale nei lavori di Oscar: ricordiamo il nonno di Corto, cui il nostro deve il suo nome impossibile e memoria storica per ricostruire le atmosfere della Lucca di un tempo e il nonno di Bertuccio, dal quale il nostro ha ereditato il mestiere e soprattutto il talento investigativo. Tornando al nostro romanzo, il narratore ricostruisce a posteriori l’escalation della nuova ideologia con la sua violenza bestiale: è un medico e può constatare l’incredibile aumento di pazienti gravemente contusi o affetti da gravissime forme di dissenteria; e tutti sono colpevolmente evasivi o addirittura omertosi sulle cause. Ecco, di fronte alla nuova dottrina la gente, a seconda della propria condizione e, purtroppo, dei propri interessi, assume posizioni diversissime: cieco fanatismo, eroica opposizione e, la cosa peggiore pericolosa indifferenza. Al proposito un personaggio, un comprimario, Roberto, se ne esce con una considerazione profonda: “Se ignorate quello che accade, se non prendete posizione, avrete da patire almeno venti anni e con voi i vostri figli. Tra due o tre anni vi ritroverete circondati dalla canaglia, canaglia nera” (pag. 59). Il nostro autore riesce a sfruttare il suo umorismo anche nella descrizione del volto più terribile del fascismo. Mi riferisco a due aggressioni perpetrate da squadristi, sempre in superiorità numerica e di mezzi. Ebbene, questi vengono ridicolizzati, umiliati dalla fantasia. In un caso, infatti, sono ridotti a mal partito da un finto frate, che neutralizza a suon di pugni e calci, manganelli e armi da fuoco da perfetto knick-boxer ante litteram.



Nell’altro caso, è un misterioso personaggio travestito da Zorro che, volteggiando con agilità ed eleganza, li tiene a bada, servendosi, a mo di spada, di un semplice pezzo di legno. … Le due scene si risolvono in un’apoteosi di ritmo, quasi tutto fosse un gioco. Oscar è maestro nel descrivere la cattura di un colpevole senza violenza bestiale, come se tutto fosse un’esibizione di ginnastica artistica o di atletica leggera. … Purtroppo non tutto è all’insegna dell’umorismo e del successo: assistiamo anche ad alcune aggressioni nelle quali contadini e operai hanno la peggio, ma queste non vengono descritte in diretta, ne vediamo solo le drammatiche conseguenze e il tono è, giocoforza, di dolore e di rabbia.
… il protagonista … Si chiama Idamo Butini. Come potete notare, ancora una volta Oscar sceglie un nome assolutamente non banale per il suo protagonista. Come Corto e Bertuccio, Idamo non è investigatore di mestiere: svolge una professione che con le indagini avrebbe proprio poco a che fare, infatti è un medico. … è molto orgoglioso del suo lavoro e lo svolge con passione, competenza e dedizione. E’ una figura decisamente intrigante, anche dal punto di vista fisico. Ha accanto a se una donna, di cui vi parlerò tra poco. Inutile dire che Idamo non ha ancora fatto, meno male, il passo definitivo per renderla la sua fidanzata ufficiale. D’altronde, Idamo, … non è immaginabile stabilmente fermo con una donna. Il nostro ha svariati hobby: il cinema, la nuova arte che comincia a produrre i suoi capolavori; una bella, dolce, calda amante, Fedora, la moglie del primario di Villa Natalia, la clinica di Firenze presso cui presta servizio. E’ una relazione apparentemente senza impegno, perciò senza problemi, vissuta dai due in un modo rilassato, sereno, per lo meno fino a quando . . . . Idamo ha anche un gruppetto di amici fidati, quattro o cinque, con i quali gioca epiche partite a biliardo. Lo sappiamo, l’amicizia è un motivo fondamentale in tutti i lavori del nostro autore. I suoi protagonisti non sarebbero quello che sono e non farebbero quello che fanno se non avessero intorno gli amici. … Bellissima la presentazione di queste persone, che, per tutto il corso della vicenda sono trattate e contano solo in quanto amici di Idamo. Ognuno viene analizzato nella sua personalità, nella sua storia, spesso anche dolorosa; le loro attività, le loro professioni restano in secondo piano: ve lo ripeto contano solo per quanto possono essere utili alle indagini del protagonista. Per questo l’autore, in modo estremamente raffinato e sapiente, ci comunica le professioni di queste persone come di sfuggita, come se queste non fossero un dato essenziale. Così veniamo a sapere che uno è un falegname, uno un chimico, uno un ex farmacista convertito all’orticoltura, un veterinario che pratica il football, tutti abilissimi nel loro mestiere; poi c’è anche un avvocato. Gruppo quanto mai eterogeneo, non c’è che dire, come, del resto, quelli di Corto e di Bertuccio.
(2-segue)

Carmen Claps

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