Il
19 di gennaio 2013 sarò a Sarzana per incontrare il gruppo di lettura organizzato
dalla Biblioteca Comunale. Carmen Claps, che coordina il gruppo, ha preparato
questa presentazione critica del mio ultimo romanzo. Pubblico in anteprima un
largo estratto in tre puntate per facilitare la discussione e il dibattito. La
versione definitiva e integrale sarà
distribuita in sala.
La Ragazza dello scambio
Romanzo
di
Oscar Montani
Presentazione critica di Carmen Claps
(estratto)
Parte I
Potrei
assolvere il mio compito nel modo migliore semplicemente invitandovi a leggere
l’introduzione dell’autore stesso: per comprendere il senso più profondo di
quest’opera è perfetta. … E’ un giallo e, trattandosi di un’opera del nostro
autore, la cosa è ovvia. Prima di tutto, il titolo. Come sempre, Oscar riesce a
inventarsi un titolo eccezionale, che espone l’aspetto più importante del
romanzo e soprattutto ha più significati: uno che possiamo cogliere
immediatamente e un altro più sottile, che ci è dato scoprire solo a
conclusione della vicenda … la storia si svolge a Montevarchi, nel 1924, l’anno
del delitto Matteotti. Si verificano alcune morti con modalità particolarmente
efferate: prima un avvocato molto noto, poi una giovane donna e un frate,
infine un capetto fascista. I colpi di scena si susseguono in modo serrato, da
non lasciare respiro al lettore. …
Quanto
alla struttura, la narrazione è in prima persona. Il narratore, che è poi colui
che si trova a seguire, anzi, a condurre l’inchiesta, racconta i fatti più di
vent’anni dopo che sono avvenuti e questo è un espediente efficacissimo nelle
mani dell’autore: l’investigatore, lo capite bene, non è sullo stesso piano del
lettore; nei suoi confronti è onnisciente, per questo dissemina qua e la una
quantità incredibile di indizi, con un tono a metà tra lo svagato e il
malizioso, indizi che il lettore, chiaramente, coglie e apprezza solo a lettura
ultimata, ancor meglio a una seconda o a una terza lettura, che io vi
raccomando caldamente.
La
vicenda è idealmente racchiusa tra due feste del Perdono. La festa del Perdono
è una grande fiera agricola, di antica origine religiosa, che si tiene
annualmente a fine settembre a Terranuova Bracciolini e che richiama gente da
tutto il Valdarno. La prima festa descritta nel romanzo è appunto quella del 1924,
la seconda è quella del 1944. Oscar escogita una trovata da maestro: descrive
la prima sagra in una luminosa, tarda mattinata, ma quel sole, purtroppo, è
destinato a cedere ben presto il posto a lunghi anni di buio. La seconda sagra,
quella dell’epilogo, invece, viene presentata in una notte umida e fredda,
oltre la quale, però, si intravede la luce di anni faticosi, dolorosi, ma
ricchi di speranza e impegno.
Quanto
all’atmosfera, al tono, bisogna osservare che tutto è filtrato attraverso la
lente di una intelligente, feroce ironia, talora palese, talora sotterranea,
ma, comunque, innegabilmente presente.
Certo,
ci sono momenti decisamente seri, mai seriosi, addirittura drammatici, ma, proprio
in queste circostanze, arriva la zampata dell’arguzia toscana che sdrammatizza
e smitizza tutto, persone, fatti, oggetti, idee. Credo che ve lo ripeterò fino
all’esaurimento, ma, d’altronde, questa è una delle caratteristiche
fondamentali di Oscar, intendo il regalarci romanzi gialli non drammatici, ma
sempre all’insegna dell’ironia. Questo è anche il massimo del realismo: se
riflettete bene, il dramma e la farsa sono separati da una linea sottilissima,
sconfinano sempre l’uno nell’altro. Ce lo insegnano i clowns e i più grandi
scrittori, un esempio per tutti Eduardo de Filippo.
Vi
ho parlato di trama avvincente, ma, trattandosi di un lavoro del nostro autore,
sapete bene che non è questo l’aspetto più importante del romanzo. Oscar fa
sempre uno studio accuratissimo della situazione socio – politico - economica
del periodo nel quale colloca la vicenda. Per esempio, nei racconti e nei
romanzi che hanno come protagonista Corto, seziona tutti gli aspetti del nostro
tempo. In modo ancora più evidente in “Mala Tempora” e “Nova Tempora”, i romanzi
dedicati a Bertuccio, ci presenta in modo completo quel delicatissimo periodo
di passaggio tra Medio Evo e Età Moderna, … Ne “La ragazza dello scambio”, ve
l’ho detto, siamo nel 1924; Oscar fonde a meraviglia la storia con la S
maiuscola, quella fatta di eventi destinati a rimanere nei manuali, con la
storia con la s minuscola, quella della vita quotidiana della gente normale,
anzi, della povera gente. Troviamo la descrizione degli abiti, cibi, usi,
tradizioni, oggetti, passatempi e via dicendo. L’atmosfera è resa alla
perfezione, con il ritratto materiale e psicologico di Montevarchi e dei suoi
abitanti, l’alta e media borghesia, che vediamo per esempio impegnata in
ipocriti salamelecchi all’uscita della Messa solenne la domenica e i contadini
e gli operai, che sputano sangue nei campi e nelle filande. Vi invito a
gustarvi di persona questi quadretti, ricchi di suoni, colori e perfino odori,
come quelli delle pietanze preparate dalle donne la domenica che escono dalle
finestre e si diffondono invitanti nei vicoli. Un cenno particolare merita il
linguaggio. Oscar ha fatto un lavoro puntiglioso: si è allenato leggendo e rileggendo
“Il Giornalino di Gian Burrasca” per metabolizzare il linguaggio e la sintassi
dell’epoca, attentissimo a ogni anacronismo linguistico. Inoltre, la parlata di
ogni personaggio è personalizzata con cura estrema. Ognuno si esprime a seconda
dell’estrazione sociale, del grado di istruzione, dell’attività. Sentiamo i
rappresentanti del popolo, contadini e operai, parlare in modo semplice,
talvolta non ineccepibile, con termini e fraseologia popolari. I rappresentanti
delle classi più elevate adottano, invece, è naturale, un vocabolario e una
sintassi più ricercati. Questo dà luogo a scenette esilaranti, come quella in
cui un povero contadino, un mezzadro, viene interrogato da un maresciallo dei
carabinieri e da un magistrato. I due, forse per intimorirlo al fine di
cavargli informazioni utili alle indagini, pare ce la mettano tutta per usare
vocaboli aulici, assolutamente sconosciuti al poveraccio. … interessantissimo
il capitolo dedicato alla prima trasmissione radiofonica a reti unificate del 6
ottobre 1924. In
questo brano vediamo realizzata in modo inappuntabile la fusione tra la storia
con la S maiuscola e quella con la s minuscola, tra un fatto rigorosamente
storico e avvenimenti creati dalla
fantasia dell’autore. Oscar ci presenta vari atteggiamenti, varie reazioni nei
confronti del nuovo mezzo di comunicazione: c’è chi si occupa, chi si
appassiona esclusivamente all’aspetto tecnologico, i cosiddetti sanfilisti, c’è
chi si permette di dichiararsene deluso a causa delle imperfezioni di
ricezione. Ma soprattutto c’è chi, con grande lungimiranza, ha compreso
perfettamente che la radio può diventare e in effetti diventerà uno strumento
pericolosissimo in mano al regime fascista, che lo userà per addomesticare e
asservirsi l’informazione, per massificare, per addormentare e indottrinare le
coscienze. Sullo stesso piano la fotografia, che nella nostra storia ha un
ruolo fondamentale. Assistiamo ai primi fotomontaggi, ai primi trucchi e, anche
per quel che riguarda quest’arte, un personaggio riesce a profetizzare con
lucidità tutte le future implicazioni dei fotomontaggi.
(1-segue)
Carmen
Claps
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