La Ragazza dello
scambio
Romanzo
di
Oscar Montani
Presentazione critica di Carmen
Claps
(estratto)
Parte III
…
Idamo, ha … la mania,
dell’investigazione, per talento e per educazione. Vorrei vedere voi se aveste
avuto una zia appassionata di misteri e in particolare di Sherlock Holmes, che,
quando avevate sette anni, ha cominciato a leggervi e rileggervi quelle storie
al posto delle favole. … Come indaga il nostro dottore? Mi sento di dire che
ricerca la verità soprattutto scavando nella psicologia dei personaggi
coinvolti, vittime, indiziati, testimoni. Questo lo porta a scoperte clamorose,
sconvolgenti. Inoltre agisce in perfetta sintonia … con il maresciallo dei carabinieri Cosentino. …
il maresciallo Cosentino, ritenendolo, per sua stessa ammissione, “un gran
segugio”, lo chiama ogni volta a fare i rilievi sui cadaveri.
Qui
si innesta il significato più profondo e la grandezza del romanzo. Mi spiego.
Fino al momento delle indagini, non si è
mai schierato: nei confronti della situazione pubblica, Idamo ha mostrato
un’indolente indifferenza, per comodità, per paura, per svogliatezza, fate voi
e a nulla sono valsi inviti, moniti, minacce a prendere posizione in un senso o
nell’altro, da parte di amici schierati all’opposizione e di boriosi
gerarchetti. La sua indagine, la sua ricerca della verità in merito a quelle
morti va di pari passo con la sua presa di coscienza del momento storico che
sta vivendo. Saranno entrambe due ricerche, due conquiste molto faticose,
difficili, dolorose, ma necessarie, perché liberanti. Splendide, accorate,
sofferte le considerazioni del nostro dottore a conclusione del suo percorso.
Oscar escogita uno splendido stratagemma linguistico quando mette in bocca a
una vittima di un’aggressione squadrista l’esortazione a Idamo “resisti!” e a
Idamo stesso l’espressione “partigiano di un’idea”, concentrando qui e
anticipando il manifesto della resistenza.
…
questo romanzo, pur avendo un protagonista assoluto, è un romanzo corale,
perché, …, dipinge un’epoca e un’epoca è chiaro, è fatta dalle persone che la
vivono. Oscar ci regala ritratti di tutti i tipi e sarebbe interessante e
necessario occuparci di tutti i personaggi, coprotagonisti, comprimari,
comparse e cammei. Per quanto riguarda questi ultimi, penso al giudice Lo Nero,
perfettamente inquadrato nel regime, al sagrestano ella Madonna della Tosse.
Quanto ai comprimari, il maresciallo Cosentino e i suoi assistenti, Caputo e
Carrisi. Il maresciallo Cosentino attira immediatamente le nostre simpatie, con
quella sua aria un po’ apparentemente distratta, svagata, sorniona, alla
Maigret o alla Colombo, ma in realtà è un’anima tormentata. … …
La
donna è sempre una sorpresa, nel senso che si presenta sotto una certa luce e
poi si rivela tutt’altro. Ne “La ragazza dello scambio” aspettatevi grandi
sorprese da Fedora, aspettatevele da Annita, la levatrice, che, per la sua
professione dovrebbe essere un’anima candida, disinteressata; aspettatevele
dalla ragazza dello scambio che, alla sua prima comparsa, a Idamo e al lettore
sembra, se non una Madonna, una figura angelicata e angelicate. Ma, ve lo
ripeto, bisogna arrivare alla parola fine.
Due
parole, … per l’aspirante fidanzata di Idamo, Lisa, figura costruita in modo
quanto mai realistico. ... Innamorata, e molto, di Idamo, paziente fino
all’incredibile nell’attendere una decisione del suo medico, ma quanto mai
ritrosa nel concedere la sua intimità fisica, conquista la comprensione del
lettore. Nello stesso tempo, però, la perde per quella cieca fiducia e
obbedienza a monsignor Raspini, il cui verbo ascolta, metabolizza e predica
come fosse Vangelo, senza fermarsi a riflettere con la propria testa e a
Mussolini, al punto che non capirà la scelta finale di Idamo. Zia Ida, invece,
si merita assolutamente qualche osservazione in più. Ognuno di noi ha o ha
avuto a che fare con una zia Ida, se sia una grande fortuna o una immane
iattura decidetelo voi. Ida ha trasmesso al nipote due cose importanti: il nome
e, ve l’ho detto, la fissa per le indagini.
La
vediamo chiamare il nipote, in un eccesso di affetto (regressivo), Idamino o “Nanni”,
momenti in cui il nostro si infuria. Zia Ida si è installata in casa del nostro
per assisterne la madre malata (la sorella maggiore) nell’ultimo periodo della
sua vita e non se n’è andata più, sentendosi in dovere di accudire il nipote,
ormai adulto, con le attenzioni dovute a un bambino. Lo avete senz’altro capito
dalla sua passione per le indagini: il lato più rilevante della sua indole è la
curiosità; è un’impicciona incorreggibile, che soffre le pene dell’inferno se
non riesce a sapere tutto di tutti, ma, tranquilli, in un modo o nell’altro, ci
riesce sempre alla grande. Prima di tutto si impiccia della vita di Idamo, per
il quale è un po’ un boa coscrictor, lo soffoca con le sue interferenze puramente
materiali, per esempio esortandolo a portare la maglietta di lana sulla pelle,
a mangiare sano e regole psicologiche, per esempio, caldeggiando il suo
matrimonio con Lisa. Si occupa poi di tutti i fatti del paese e per questo
compie ogni giorno estenuanti giri per i negozi al fine di raccogliere
pettegolezzi e ha una rete di informatori che nulla ha da invidiare ai servizi
segreti più organizzati. Per questo è utilissima al nipote nelle sue indagini e,
pensate, perfino il maresciallo Cosentino, nei momenti di stallo
dell’inchiesta, ricorre a lei. Ma anche Ida, e come potrebbe essere altrimenti,
ci riserva una sorpresa eccezionale. Lei, che pare interessata solo alle
chiacchiere più futili, al momento opportuno si rivela estremamente concreta,
impegnata e preoccupata nel modo più fattivo nelle cose che veramente contano,
coraggiosa fino all’eroismo.
Non
posso non richiamare la vostra attenzione su alcuni brani indimenticabili,
pagine di vera e propria poesia. Faccio solo tre esempi, per invitarvi a una
caccia al tesoro che si rivelerà, statene certi, quanto mai fruttuosa. Vi
ricordo la descrizione di un paesaggio immerso nella nebbia, poi la scena della
camera del protagonista immersa nel buio, che gli fa ritornare alla mente
quando, da bambino, d’estate, era costretto al riposino pomeridiano e si
divertiva a osservare le ombre proiettate sulle pareti attraverso gli scuri,
immaginandosi storie e personaggi fantastici. Una sorta di mito della caverna. Ancora,
una scena a metà tra il romantico, il sensuale, il malinconico, l’ironico,
quella in cui è descritto un incontro, l’ultimo tra Idamo e Fedora
nell’appartamentino della donna. Mi ha ricordato un brano famosissimo de “La
camera azzurra” di Simenon, ma direi che Oscar ha creato un’atmosfera più
varia, più completa, più complessa.
Concludo
con la solita notazione formale sulle similitudini. Sono, come sempre,
originalissime, accostano due termini che, all’apparenza, non hanno nulla a che
vedere l’uno con l’altro. Per la maggior parte sono improntate a un tono
altamente, intelligentemente ironico.
Il petto sembrava cercasse di straripare dal corsetto come un dolce che
lievita dal forno (Pag. 159)
I bottoni avevano ripreso a saltare come tappi di spumante (Pag. 192)
S’appostava, laido, con la bava alla bocca, peggio dei cacciatori al
capanno, ma di passere non ne beccava manco una (Pag. 41)
Assaporava la maldicenza come fosse una tazza di tè bollente ben
zuccherata (Pag. 48)
I capelli lunghi, scuri galleggiavano come alghe lacustri (Pag. 127)
Lo sollevò tenendolo tra il pollice e l’indice scostato dal corpo,
come la fetida carogna d’un topo (Pag. 189)
Declamava il suo nome come fosse un’ode del Foscolo (Pag. 240)
Passava inosservata come un frate in convento (Pag. 262)
Carmen
Claps
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