martedì 12 novembre 2013

Buio al Bar Lume

I delitti del Bar Lume
 

Non mi è piaciuto e se lo dico io che non sono un fanatico del Malvaldi, dev'esser grave! Il delitto più grande, infatti, l'ha commesso il regista. Complici gli sceneggiatori. Avevano in mano una sceneggiatura teatrale già pronta e l'hanno massacrata, anzi sciolta nell'acido muriatico. Sì perché Marco Malvaldi qualche difetto come giallista ce l'ha, ma come autore di dialoghi brillanti va ammirato e rispettato.
 
 
Avevano i vecchietti e li fanno (senza manco presentarceli) perlopiù tacere, uno (Aldo) riesce a dire una battuta di tre parole solo alla fine! Ammazzare così tre vecchietti, dopo averli imbavagliati, è un altro grave delitto con modalità da rapina slava in villa: ma questi pensionati sono! Solo Monni chiacchiera, ma si vede che è compresso, contenuto, educatino ... ma via!
Si dà risalto alla trama, che non c'è, come l'isola di Peter Pan! Il Massimo (Filippo Timi intendo) è bravo, ma non sembra "il barrista" del romanzo! La banconiera, gradevolmente procace, è troppo perbenino per pensare che possa esser di Pisa.
Malvaldi è di Pisa davvero (certificato all'anagrafe), perché girare all'Elba, in territorio livornese? Un affronto, no uno spregio: un altro delitto che chiede vendetta! Infine perché cominciare dal terzo romanzo? Ah saperlo!



 

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