lunedì 18 novembre 2013

S'è accesa una luce al Bar Lume


I delitti del Bar Lume
 

Dopo aver visto, ieri sera, la seconda ed ultima puntata (peccato!) devo ricredermi su qualche punto, grazie ad alcuni "ravvedimenti operosi" del regista.
La prima non mi era piaciuta e se lo dicevo io che non sono un fanatico del Malvaldi, dev'esser grave! ... Continuavo così:  "Il delitto più grande, infatti, l'ha commesso il regista. Complici gli sceneggiatori. Avevano in mano una sceneggiatura teatrale già pronta e l'hanno massacrata, anzi sciolta nell'acido muriatico. Sì perché Marco Malvaldi qualche difetto come giallista ce l'ha, ma come autore di dialoghi brillanti va ammirato e rispettato.
 
 
Avevano i vecchietti e li fanno (senza manco presentarceli) perlopiù tacere, uno (Aldo) riesce a dire una battuta di tre parole solo alla fine! Ammazzare così tre vecchietti, dopo averli imbavagliati, è un altro grave delitto con modalità da rapina slava in villa: ma questi pensionati sono! Solo Monni chiacchiera, ma si vede che è compresso, contenuto, educatino ... ma via!"
Nella seconda puntata i vecchietti, presentati (ci voleva parecchio?) all'inizio prendono la scena. Per prima cosa, il non lettore non lo sa ma è fondamentale, si rispetta l'ordito di Malvaldi: "ai vecchietti l'abduzione a Massimo la deduzione!". Inoltre, seguendo le loro battute a raffica, anche se il Vernacoliere meriterebbe qualche credito, ci si diverte. Purtroppo, nel frattempo, Monni ci ha lasciato, il quartetto non sarà ripetibile. Unico neo, sempre del regista la colpa, la trascuratezza nel girare una scena madre del romanzo, quella della "procurata puzza" alla vicina "friggitora". Se uno non ha letto il libro non si rende neppure conto di quello che accade 
Nella prima puntata si dava risalto alla trama, che non c'è, come l'isola di Peter Pan! Nella seconda, la trama, già sottile di suo nel romanzo, resta in sottofondo: un gran bene questo! Il Massimo (Filippo Timi intendo) è bravo, ma non sembra "il barrista" del romanzo (*)! La banconiera, gradevolmente procace, è troppo perbenino per pensare che possa esser di Pisa. Le sue  tette, mostrate con generosità, non c'entrerebbero un tubo, ma a una tetta naturalmente autosostenuta non si dice mai di no!
Resta l'improbabile location. Malvaldi è di Pisa davvero (certificato all'anagrafe), perché girare all'Elba, in territorio livornese? Un affronto, no uno spregio: un altro delitto che chiede vendetta! Infine perché cominciare dal terzo romanzo? Ah saperlo!

(*) Postilla
Perché   non funziona  il Massimo di Timi? Vediamo di capire. Dal libro: <<... E' sulla trentina, capelli ricci, barba; un aspetto vagamente arabeggiante ... >> Vien subito in mente "Bello e impossibile" della Nannini e Timi oltre che troppo maturo non sembra avere "sapor mediorientale" figuriamoci poi se sembra "bello, bello invincibile"! Timi poi rifiuta (o è colpa del regista?) le tipiche battute acide del "barrista" di Malvaldi. Ad esempio quando nega un caffè al nonno: "Non è troppo caldo per berlo. E' troppo caldo per farlo. Tu davvero vorresti mettermi lì davanti a quel bagno turco a sudare come un bove?..." E forse fa bene, non ci ha la faccia sgamata del livornese da curva sud!

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