"Private Eye"
ovvero investigatori privati.
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I postmoderni (parte I)
Lew Archer (The
Moving Target - 1949)
Prende il nome dal compagno di Sam Spade assassinato nelle prime pagine
de Il mistero
del falco, che sia il figlio? Ha il solito ufficietto con targa
essenziale e poco dispendiosa, ma le parcelle, dato il contesto, non sono poi
tanto piccole. Le prime indagini di Archer, a cominciare dal primo romanzo, Bersaglio mobile (Moving Target - 1949), sono ambientati in un tipico contesto
alla Chandler: alta borghesia, uomini
ricchi, stelline, giocatori d'azzardo e gangster.
Archer ci galleggia stancamente o cavalca impavido l'onda,
dipende dalle stagioni, gettando un
occhio stanco e cinico su quel marciume: è la società corrotta e avida della California del sud. E' consapevole di
non essere amato "Tutti odiano i
detective e i dentisti. Li odiano anche dopo che hanno loro risolto un
problema". Ma oscuri ideali lo spingono: "Sento voci che gridano nella
notte e vado vedere cosa c'è che non
va."
Mostra un forte senso di ciò che è giusto e sbagliato,
che, fra l'altro, lo ha portato a lasciare il suo lavoro precedente di
applicazione istituzionale della legge. Indaga per campare, è palese, ma a
volte vuole dirci che c'è qualcosa di più. Così si giustifica Archer: "Il denaro non è la cosa principale. Non riuscivo proprio a stare
in piedi sull'attenti. E non mi piaceva la sporca politica. In ogni caso, non ho
smesso, sono stato licenziato."
In The Zebra-Striped Hearse, Archer è alla ricerca di una ragazza
scomparsa che può essere morta, forse uccisa (gli capita spesso). Interroga dei surfisti che possiedono un carro funebre
dipinto in zebrato gay. Per i giovani, la morte
è remota e divertente. Per il detective stanco
del mondo, è vicina e triste, molto scura.
Lew Archer lavora soprattutto nei sobborghi residenziali e nelle
periferie degli anni '50, si muove molto con la sua cabrio e ama parlare con la
gente "la fuori" da cui ricava preziose informazioni. Archer osserva le
crescenti dicotomie nella società americana che fissa con
"istantanee" visive.
Lew Archer è angustiato da
passati fallimenti. Lo affliggono storie
del passato, dell'infanzia e dell'adolescenza. Una volta ha preso cinghiate da suo padre: era un ragazzo inquieto. Anche ladruncolo, redento da un vecchio poliziotto. A volte, beve troppo,
forse per via ex-moglie Sue. S'è formato, come sbirro, nel
Dipartimento di polizia di Long Beach in California. C'è durato poco: Archer dice di essere stato "licenziato".
Ha reagito schifato dopo aver assistito alla corruzione di alcuni colleghi e
superiori. Durante la Seconda Guerra Mondiale ha servito nell'Intelligence
militare dell'Esercito degli Sati
Uniti. Esperienze preziose.
Archer a volte è depresso, spesso stanco del mondo. Un senso quasi da greca
tragedia pervade i romanzi. I peccati di
disinteresse e i crimini di genitori, quasi sempre ricchi, sono spesso evidenziati dai loro figli,
giovani adulti che Archer cerca disperatamente di salvare dal disastro. E' il detective più cupo e ostile a se stesso mai raccontato.
La suspense lo avvolge, un vero e proprio climax. Archer dorme poco, troppo poco quando indaga. Mentre
lui vaga per le periferie l'orologio corre; giorno dopo notte, dopo giorno, pian
piano a fatica mette insieme mettere i pezzi del puzzle.
Spesso l'indagine si conclude in 36 massimo 48 ore. Tempi classici, da tragedia
greca dove tutto si svolge in un giorno. Per Archer, anche se passano
due giorni, è così: lui non dorme. Spesso a tenerlo sveglio contribuiscono
procaci fanciulle, più ambigue che dark, ma spesso letali.
Ha avuto molti volti, quello
che preferisco è il Marcello Lippi americano: Paul Newman. Bello e fragile,
irridente ma tormentato. Chissà perché volle chiamarsi Harper, Lew Harper, nel
film?
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