mercoledì 21 gennaio 2015

Romanzi in B&W (07)


Romanzi in B&W
influenze della letteratura americana
sui film noir anni '40

Parte VII

Fanciulle in rosa e spose in nero
Cornel Woolrich era già famoso quando Alfred Hitchcock si accorse di lui. Nel 1942 aveva scritto, sulla dime Detective magazine il racconto It had to be Murder.



Il regista lo legge nel 1953 e l'anno dopo esce con Rear Window: uno dei capolavori del cinema di tutti i generi.


Un fotoreporter di   successo, L.B. "Jeff" Jeffries, è costretto su una sedia a rotelle da una frattura alla gamba sinistra riportata in un incidente di lavoro.
Immobilizzato nel proprio appartamento e annoiato per la forzata inattività, Jeff inizia a osservare i suoi vicini di casa, servendosi di un binocolo e della propria macchina fotografica  dotata di potente  teleobbiettivo. Alla fine  della storia, dopo aver rischiato d'essere ucciso, di gambe rotte ne avrà due! Giusta punizione per un guardone.



Un gioco, un divertissement per non annoiarsi. Coinvolge  nel voyeurismo anche la fidanzata e la governante, che lo asseconda, ma sbotta: "Siamo diventati una razza di guardoni!". La battuta che da molto significato al film. Poi nasce il sospetto e allora non è più un gioco.


Per quasi tutto il film, quando c'è in ballo la maledetta finestra, gli attori non guardano "in macchina"!


Il romanzo The Bride Wore Balck (La sposa era in nero) è del 1940. Narra di uno sciocco delitto colposo vendicato in modo spietato dalla prematura vedova.


Solo nel 1968 esce il film di Truffaut La mariée etait en noir. Una folgorante e letale (perfetta dark lady) Jeanne Moreau interpreta la vedova vendicatrice.



Il film inizia con un mirino telemetrico che vaga per una pazza alla ricerca di un bersaglio, questo invece l'incipit del romanzo.
"Julie, Julie mia." Le parole seguirono la donna giù per le quattro rampe di scale. Era il sussurro più tenero, il grido più potente che potesse uscire da labbra umane. Non valsero a fermarla, né a farla esitare. Quando Julie uscì nella luce del giorno, il suo viso era di un pallore mortale. E questo fu tutto...



E' stato girato subito dopo Fahrenheit 451 e ne porta vanti lo stile essenziale e rarefatto. Le scene scarne e moderniste non mi sembra giovino al racconto gotico. Ne esce un film ambiguo che ora mostra tutta l'età che ha. Jeanne Moreau è brava ma si muove troppo veloce (è una regola, al cinema, se si vuole sembrare giovani!). Dieci anni prima (Ascensore per il patibolo) l'avevamo seguita di notte per le strade di Parigi accompagnata dalle note dolenti di Miles Davis. Cammina lentamente, come per far scorrere più lento il tempo e fermare la gioventù e la vita che se ne va.

 

Nessun commento:

Posta un commento