Il verso della civetta
e gli antichi giochi a metà degli anni
'20
Il verso della civetta è il seguito del primo capitolo della trilogia sul "ventennio" a Montevarchi. Il contesto socio economico del primo
romanzo, La ragazza dello
scambio era caratterizzato
da una progressiva
industrializzazione con riduzione delle attività agricole. Siamo nel
'24, sopravvivono e creano legami col passato gli antichi giochi.
Perlopiù di cultura contadina; alcuni, però, già mostrano
d'essere influenzati dal progresso industriale.
Ne Il verso della civetta, siamo nel '27, c'è l'aumento demografico post bellico e i ragazzi si riversani per le strade e le piazze a giocare. Un tripudio di vecchi giochi e di nuove invenzioni.
All'inizio del '900 il gioco del cerchio
era uno dei più diffusi. I bambini lo spingevano con una bacchetta di
legno rincorrendolo.
Quando le biciclette cominciarono a
diffondersi, il cerchio fu sostituito dal cerchione. All'inizio era di
legno, poi di ferro. L'innovazione tecnologica stava nella scanalatura
(dove stava la gomma piena e poi la camera d'aria). Spingendo col
bastone adagiato sulla scanalatura s'andava parecchio più veloci.
I ragazzi, nelle piazze del paese, si
sfidavano con le trottole. La trottola, tornita su un tronchetto di
legno di legno duro, era dotata di una punta di ferro e di un cordino:
per il lancio.
Era questa una sfida a rischio: chi
perdeva poteva rischiare la distruzione dell'attrezzo (spaccatura a
forza di puntate) o doveva cedere la punta di ferro dello strumento.
Comunque si giocava almeno un soldo.
Con l'avvento delle figurine
(soprattutto quelle del Feroce Saladino, nel 1935) la scommessa si fece
ancora più rischiosa. Mi risulta che con l'esemplare del titolare della
serie messo in palio, dall'altra parte se ne dovesse calare almeno sei e
titolate!
La lippa era praticata nelle piazze, ma,
osteggiata dai commercianti del borgo (temevano per le vetrine), venne
emarginata in periferia e non ebbe lo stesso successo che nelle
campagne.
Le bimbe imparavano presto a giocare a
campana. Si disegnava a terra col gesso, ma anche col carbone o con un
pezzo di mattone. Occorreva anche un sassolino colorato.
Un cantone, uno stipite, un androne, una
porta socchiusa, il tronco di un albero. Tanti i nascondigli possibili.
Giocare a nascondino sviluppava fantasia e creatività.
Chi aveva buone argomenti (due o tre
biciclette in casa lo erano) con un meccanico di biciclette poteva
sperare, ogni tanto di avere in regalo un mezzo metro di camera d'aria.
Allora diventava un costruttore e mercante d'armi: fionda o fucile a
elastici erano subito costruiti.
La fionda era una cosa seria e anche
pericolosa: dovevi stare in campagna per usarla. Altrimenti ti veniva
requisita dopo due o tre tiri. Il fucile, innucuo, era invece tollerato
da tutti: con quello non potevi far male che a una mosca! La nonna,
magari, ti regalava una molletta.
Le classi allora erano molto numerose e (
a parte le pluriclassi rurali) non miste. Tener buoni 35 o 40 fanciulli
non era facile. Per farli sfogare nella ricreazione o (quando il
maestro, scoppiato, l'aveva portati all'aperto) in passeggiata i maschi
giocavano a cavallina. A volte qualcuno, cadendo, si faceva male alle
ginocchia, che erano sempre piene di croste.
Le bimbe invece a moscacieca, gioco molto più composto e malizioso. Lo giocavano anche alla corte del Re Sole!
Coi mattoni si costruivano piste
"veloci" per mandarci le palline di terracotta (fatte nelle fornaci di
mattoni del luogo) e poi i tappini della birra. Erano per i più grandi,
stufi di leticare sulle piste disegnate a terra col gesso! Quando
arrivarono le palline di vetro queste piste si resero indispensabili!
Mi hanno pregato di ricordare con una
foto d'epoca il calcio giocato in strada. Questa è la più bella (secondo
me) che ho trovato e a giudicare dalla palla è parecchio vintage.
Scusate, ma con
questo chiudo. Ce ne sarebbero molti altri. Tranquilli: filetto, le
belle statuine, salto della corda, i quattro cantoni, il telefono coi
bussolotti, ruba bandiera, le barche con le canne e il motore a
elastico, aerei o barchette di carta ... Pericolosi o violenti: a calcio
sulla strada (vedi sopra), scoppi col carburo, arco e frecce con le
stecche d'ombrello, la caccia ai ramarri col filo d'erba , tirare alle
rane con la fionda, sassaiola.... Ne riparlerò (solo di alcuni) nel terzo romanzo, dove il dott Idamo Butini, avrà a che fare con
bambini diventati grandi.
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