lunedì 7 marzo 2016

Un quesito esistenziale


Indovina indovinello


Il libro giallo, soprattutto quello di impianto classico (anche se trattasi di poliziesco), da sempre, da Sherlock Holmes in poi (vedi immagine sotto della prima edizione italiana in volume de Le avventute di Sherlock Holmes (*)) ha molto interessato studiosi di matematica, filisofi, sociologi e scienziati in genere fino ad arrivare a Umberto Eco. Molti si chiedono "perché?"  


Sono ingegnere, col pallino della matematica e sono diventato scrittore di gialli a causa della mia passione maniacale per questi romanzi. Posso tentare di rispondere all'indovinello.
Credo che ci siano molti motivi, tre i principali.
1. L'essenza del giallo è metafisica. Il classico inglese nasce come WHODUNIT, cioè chi ha fatto questo? (e per quale movente). E' una questione sostanzialmente filosofica.
2. La soluzione di un giallo segue un ragionamento logico familiare agli scienziati. Sherlock Holmes è stato creato da Conan Doyle che era medico. Anamnesi e abduzione vanno a braccetto. Ma anche i ricercatori la usano.
3. La struttura letteraria del giallo è assai più articolata di un semplice romanzo. C'è del lavoro letterario in più. Odio sentirmi dire "letteratura di genere". Raccontare bene un'indagine è frutto di talento e di duro lavoro.
Per concludere, leggere un giallo è un'esperienza che diverte e porta a fare inconsapevoli ragionamenti metafisici; inoltre invita alla ricerca offrendo modelli di interrogazione applicabili alle professioni ma anche alla vita quotidiana o interiore del lettore.


(*)NOTA

Un libro ritrovato. Fino alla fine del 2007 gli holmesiani italiani (tutti i giallisti in genere) piangevamo la scomparsa della (fino a prova contraria) prima edizione italiana delle avventure di Sherlock Holmes, intitolata appunto Le avventure di Sherlock Holmes edite nel 1895 dalla Tipografia editoriale Verri.  Un vero mistero, come si conviene al genere:  l'unica copia esistente, secondo il sistema bibliotecario italiano, sembrava presente nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Purtroppo, però, una "missione speciale" portata avanti da Gabriele Mazzoni,   aveva portato a scoprire che il rarissimo volume era sparito, o perché "alluvionato" (impossibile: alcuni studiosi avevano consultato il volume dopo l'alluvione di Firenze, come fece Roberto Pirani, autore de Le piste di Sherlock Holmes) o perché (più probabilmente) trafugato. Questa la prima parte della storia.
Ovvio, non finì lì! Proprio Gabriele Mazzoni, tenace segugio (un mastino alla Baskerville!) fece, quasi cinque anni fa, un'eccezionale scoperta: esisteva un'altra copia del "Verri" (così infatti lo chiamano i collezionisti). Questa copia è presente nella Biblioteca Nazionale Braidense, in condizioni quasi perfette.  Si tratta di un ritrovamento importantissimo, frutto di anni e anni di tenaci ricerche. che avesse letto un giallo, prima?  

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