martedì 14 giugno 2016

Turismo in noir (III)


Città italiane in noir

Un giro turistico tra le  città italiane
che hanno accolto storie gialle o noir
(III)


Venezia dalle calli oscure

Arrivati in treno, dopo aver lasciato l'auto a Mestre, lasciamo Piazzale Roma e ci addentriamo nelle calli degli anni '50.



La notte ha già invaso la città e le luci ambrate, diffondono più sospetti che ombre. Nel buio brumoso ci perdiamo quasi subito.



Potremo, ci speriamo, incontrare Mr Ripley. Ma il giovane di talento, si muove di giorno: sta conducendo un audace gioco a rimpiattino, una sfida con la polizia. Lo cerca anche il padre di Dickie, la sua vittima, che ha ucciso con un portacenere, poco tempo prima.  


Di calle in calle facciamo un altro incontro.  Una ricca signora romana, esperta d'arte per una casa d'aste londinese, è venuta a Venezia per esaminare dei quadri. Anche lei s'è persa. Ci concede solo qualche centinaio di passi: sbuchiamo sul Canal Grande e lei ha un appuntamento.


Sull'aereo ha conosciuto l'affascinante e misterioso David Silvera, accompagnatore di un multietnico gruppo di turisti. S'incontrano nuovamente, nella calle dove l'avevamo seguita. Il giorno dopo avranno appuntamento da Florian, "il caffè" veneziano. Fra loro scoccherà la scintilla di un'irresistibile attrazione reciproca. Tra cocktail e raffinate cene VIP, passeggiate romantiche, visite a musei e opere d'arte, dotte disquisizioni storiche e letterarie, si dipana in tre giorni una travolgente storia d'amore. Non ce ne eravamo accorti, ma è un romanzo, poco noto ma di buona fattura, della premiata ditta F&L.


Risuona un canto, anzi due. Jason Goodwin aveva iniziato a scrivere di Costantinopoli, che poi sarebbe Bisanzio:
"Città assurda, città strana di questo imperatore sposo di puttana,
di plebi smisurate, labirinti ed empietà,
di barbari che forse sanno già la verità,
di filosofi e di eteree, sospesa tra due mondi, e tra due ere... "

Decide di usare Venezia come location, che poi così lontana non è ... meno di Samarcanda.
"Venezia che muore,
Venezia appoggiata sul mare,
la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi,
Venezia, la vende ai turisti,
che cercano in mezzo alla gente l' Europa o l' Oriente,
che guardano alzarsi alla sera il fumo - o la rabbia -
di Porto Marghera..."

 Siamo davanti alla colonna col leone di San Marco.

Storia, realtà e fantasia si mescolano nel thriller noir di Manfredi. Lucio Masera è un archeologo impegnato nel riportare alla luce un'antica galea sepolta nel fango della laguna veneta.

Decidiamo di andare in Piazza San Marco. Può anche capitare, passando davanti al Caffè Florian  d'incontrare una scrittrice americana spocchiosa e poco sensibile all'osmosi della cultura lagunare. Cerca di convincere il mondo di conoscere Venezia calle per calle ma si ha il sospetto che siano balle!






Si tratta di Donna Leon; nata in USA  si è trasferita (o meglio "nascosta", ve lo spiego dopo!) a Venezia nel 1981. È autrice di best seller a livello mondiale. Li ha scritti in inglese ed ambientati nella città lagunare, però... sì c'è un però: i suoi libri sono stati pubblicati in ventitré lingue straniere, ma non in italiano. Nello specifico ha pubblicato una serie di gialli il cui protagonista è il commissario Brunetti: si tratta di un personaggio stereotipato in perenne conflitto con i lati ombra della società,   con una corruzione di maniera del contesto sociale, economico e politico dell'ambiente in cui vive e lavora come rappresentante dello Stato.






Dato che le storie della Leon sono tutte ambientate a Venezia, è bizzarro o perlomeno sospetto il fatto che l'italiano sia una delle pochissime lingue europee in cui i suoi libri non sono stati tradotti.  Donna Leon afferma di aver deciso lei che le sue opere non fossero tradotte in italiano, giustificando la scelta con il desiderio che i veneziani continuino a considerarla senza pregiudizi e come una scrittrice qualunque.

Una balla bizantina, raccontata da un'americana fa ridere! La scrittrice è stata spesso e aspramente criticata da lettori italiani che sapevano l'inglese, tanto da farle fischiare le orecchie! Questa è la vera ragione del suo bisogno di anonimato a Venezia: i critici detrattori accusano unanimi la Leon di basarsi su stereotipi  sull'Italia. La sua Venezia è "turistica" e il tono melò:poco adatto al noir.  Anche il malinconico  commissario Brunetti sfiora il ridicolo. Altre valutazioni negative date dal fatto che spesso i nomi, i luoghi, i cibi italiani e veneziani sono riportati errati. Mi chiedo dove viva, o non abita a Venezia?  
 


Infine la Venezia di oggi su cui, però, gravano le ombre terribili della storia. La confraternita di Ecate di Marco Marinoni per Nerocromo. Un complotto esoterico, ordito nei sotterranei dell'Ateneo, minaccia l'Università e i giovani studenti. Un mostro si mette in agguato nelle calli e colpisce spietato. Leggetelo, prima di venire con noi a Bologna.




Nessun commento:

Posta un commento