Città
italiane in noir
Un giro
turistico tra le città italiane
che hanno
accolto storie gialle o noir
(III)
Venezia dalle
calli oscure
Arrivati in treno,
dopo aver lasciato l'auto a Mestre, lasciamo Piazzale Roma e ci addentriamo
nelle calli degli anni '50.
La notte ha già invaso la città e le luci
ambrate, diffondono più sospetti che ombre. Nel buio brumoso ci perdiamo quasi subito.
Potremo, ci speriamo, incontrare Mr Ripley. Ma il giovane
di talento, si muove di giorno: sta conducendo un audace gioco a rimpiattino, una sfida con la polizia. Lo cerca anche il padre di Dickie, la sua vittima, che ha ucciso con un portacenere, poco tempo
prima.
Di calle in calle facciamo un altro incontro. Una ricca signora romana, esperta d'arte per una casa d'aste
londinese, è venuta a Venezia per esaminare dei quadri. Anche lei s'è persa. Ci concede solo
qualche centinaio di passi: sbuchiamo sul Canal Grande e lei ha un appuntamento.
Sull'aereo ha conosciuto
l'affascinante e misterioso David Silvera, accompagnatore di un multietnico
gruppo di turisti. S'incontrano nuovamente, nella calle dove l'avevamo seguita.
Il giorno dopo avranno appuntamento da Florian, "il caffè" veneziano.
Fra loro scoccherà la scintilla di un'irresistibile attrazione reciproca. Tra
cocktail e raffinate cene VIP, passeggiate romantiche, visite a musei e opere
d'arte, dotte disquisizioni storiche e letterarie, si dipana in tre giorni una
travolgente storia d'amore. Non ce ne eravamo accorti, ma è un romanzo, poco
noto ma di buona fattura, della premiata ditta F&L.
Risuona un canto, anzi due. Jason Goodwin aveva iniziato a scrivere di
Costantinopoli, che poi sarebbe Bisanzio:
"Città
assurda, città strana di questo imperatore sposo di puttana,
di plebi
smisurate, labirinti ed empietà,
di barbari che
forse sanno già la verità,
di filosofi e di
eteree, sospesa tra due mondi, e tra due ere... "
Decide di usare
Venezia come location, che poi così lontana non è ... meno di Samarcanda.
"Venezia che muore,
Venezia appoggiata sul mare,
la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi,
Venezia, la vende ai turisti,
che cercano in mezzo alla gente l' Europa o l' Oriente,
che guardano alzarsi alla sera il fumo - o la rabbia -
di Porto Marghera..."
Venezia appoggiata sul mare,
la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi,
Venezia, la vende ai turisti,
che cercano in mezzo alla gente l' Europa o l' Oriente,
che guardano alzarsi alla sera il fumo - o la rabbia -
di Porto Marghera..."
Siamo davanti alla colonna col leone di San Marco.
Storia, realtà e
fantasia si mescolano nel thriller noir di Manfredi. Lucio Masera è un
archeologo impegnato nel riportare alla luce un'antica galea sepolta nel fango
della laguna veneta.
Decidiamo di andare
in Piazza San Marco. Può anche capitare, passando davanti al Caffè Florian d'incontrare una scrittrice americana spocchiosa e poco
sensibile all'osmosi della cultura lagunare. Cerca di convincere il mondo di conoscere Venezia calle
per calle ma si ha il sospetto che siano balle!
Si tratta di Donna Leon; nata in USA si è trasferita (o meglio
"nascosta", ve lo spiego dopo!) a Venezia nel 1981. È autrice di best seller a livello
mondiale. Li ha scritti in inglese ed ambientati nella città lagunare, però... sì
c'è un però: i suoi libri sono stati pubblicati in ventitré lingue straniere,
ma non in italiano. Nello specifico ha pubblicato una serie di gialli il cui
protagonista è il commissario Brunetti: si tratta di un personaggio
stereotipato in perenne conflitto con i lati ombra della società, con una
corruzione di maniera del contesto sociale, economico e politico dell'ambiente
in cui vive e lavora come rappresentante dello Stato.
Dato che le storie della Leon sono tutte ambientate a
Venezia, è bizzarro o perlomeno sospetto il fatto che l'italiano sia una delle
pochissime lingue europee in cui i suoi libri non sono stati tradotti. Donna Leon afferma di aver deciso lei che le
sue opere non fossero tradotte in italiano, giustificando la scelta con il
desiderio che i veneziani continuino a considerarla senza pregiudizi e come una
scrittrice qualunque.
Una balla bizantina, raccontata da un'americana fa
ridere! La scrittrice è stata spesso e aspramente criticata da lettori italiani
che sapevano l'inglese, tanto da farle fischiare le orecchie! Questa è la vera ragione
del suo bisogno di anonimato a Venezia: i critici detrattori accusano unanimi
la Leon di basarsi su stereotipi sull'Italia. La sua Venezia è "turistica"
e il tono melò:poco adatto al noir. Anche il malinconico commissario Brunetti sfiora il ridicolo. Altre
valutazioni negative date dal fatto che spesso i nomi, i luoghi, i cibi
italiani e veneziani sono riportati errati. Mi chiedo dove viva, o non abita a
Venezia?
Infine la Venezia di
oggi su cui, però, gravano le ombre terribili della storia. La confraternita di
Ecate di Marco Marinoni per Nerocromo. Un complotto esoterico, ordito nei sotterranei dell'Ateneo, minaccia
l'Università e i giovani studenti. Un mostro si mette in agguato nelle calli e colpisce spietato. Leggetelo, prima di venire con noi a
Bologna.
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