Città
italiane in noir
Un giro
turistico tra le città italiane
che hanno
accolto storie gialle o noir
(VIII)
Napoli
sotterranea ed esoterica: magico noir radioso!
"Vedi
Napoli e poi muori!"
Recita (esorta o avverte del pericolo?) il
proverbio. Indecifrabile città, dedalo di umori, passioni ardenti, sottomissioni
e prevaricazioni. Una città dove pare inadatto il noir, tanto è solatia, ma
invece ...
Vista, gustata, dalle alture del Vomero sembra
un paradiso, ma se entri dalla strada sbagliata arrivi nei quartieri spagnoli cominci a
pensare che, forse, è un inferno.
Andiamo nei
sotterranei della cappella del Principe di Sansevero. Massone, alchimista, mago
e chissà cosa d'altro il Principe ... Scendendo la scala a chiocciola di ferro
ti sbatte in faccia un corpo "aperto", organi, vene e arterie in
mostra. Macchina, lo chiamava il Principe.
Capisci subito che da secoli Napoli tanto solare non lo fosse! A noi, però, più
che un principe ci interessa un barone. Risaliamo nei vicoli chiassosi e densi di
odori e umori.
"Il Barone Carlo Coriolano di Santafusca non
credeva in Dio e meno ancora credeva nel diavolo; e, per quanto buon
napoletano, nemmeno nelle streghe e nella iettatura.
A vent'anni voleva farsi frate, ma imbattutosi in un dotto scienziato francese, un certo dottor Panterre, perseguitato dal governo di Napoleone III per la sua propaganda materialistica ed anarchica, colla fantasia rapida e violenta propria dei meridionali, si innamorò delle dottrine del bizzarro cospiratore, che aveva anche una testa curiosa, tutta osso, con due occhiacci di falco, insomma un terribile fascinatore. ..."
A vent'anni voleva farsi frate, ma imbattutosi in un dotto scienziato francese, un certo dottor Panterre, perseguitato dal governo di Napoleone III per la sua propaganda materialistica ed anarchica, colla fantasia rapida e violenta propria dei meridionali, si innamorò delle dottrine del bizzarro cospiratore, che aveva anche una testa curiosa, tutta osso, con due occhiacci di falco, insomma un terribile fascinatore. ..."
E' l'incipit del
romanzo di Emilio De Marchi Il cappello del prete. Uno dei primi
noir della storia della letteratura, secondo solo a Delitto e Castigo, ma più
divertente.
Il barone napoletano
Carlo Coriolano di Santafusca (rampollo di un'antica casata partenopea) è alle
prese con un grosso problema: ha appena ricevuto la richiesta di restituire
entro una settimana una cartella di 15.000 lire al canonico amministratore del
Sacro Monte delle Orfanelle, altrimenti sarà denunciato.
Trovandosi già
nell'albo degli insolvibili e non in grado di ripianare il debito, il barone
decide di rivolgersi a padre Cirillo, detto u prevete, un prete dedito
più al denaro che alla missione religiosa, per proporgli la vendita del suo
palazzo, la Villa di Santafusca.
Il viscido prete (padre)
Cirillo ci introduce ai quartieri spagnoli della Napoli di fine ottocento. Ha
fama di mago: predice i numeri per giocarli al lotto. Ma è anche un attento
usuraio. Tiene tanti soldi insomma, tanti da farlo diventare preda del cinico
barone.
Coevo
nell'ambientazione, anche se scritto ai giorni nostri, è il romanzo di Diego
Lama: La collera di Napoli. Napoli, settembre 1884. Un'epidemia di
colera provoca migliaia di vittime in appena due settimane. Veneruso, un
commissario di polizia depresso e irritabile, indaga sul ritrovamento dei
cadaveri di alcune giovani orfane mutilate su una spiaggia vicino al porto. Le
ragazze provengono tutte dallo stesso convento di monache di clausura. Le
ricerche di Veneruso e dei suoi scalcagnati agenti riveleranno presto passioni
segrete, vizi inconfessabili e relazioni pericolose tra le religiose.
All'indagine principale si aggiungono altri casi paralleli, altri omicidi,
altri assassini. ...
La città perfetta di
Petrella ci riconduce quasi alla Napoli dei giorni nostri. La vicenda del
romanzo si sviluppa nell'arco di circa cinque anni – dal 1988 al 1993. Viene narrata in "presa
diretta" attraverso la voce dei tre protagonisti: il primo, Sanguetta,
è un ragazzo di 16 anni nato nei Quartieri Spagnoli, la zona popolare centro gravitazionale del crimine della città,
comandata dal boss del luogo soprannominato “il Sarracino”. Sanguetta è un
piccolo spacciatore che sogna di diventare boss. Intrappolato in una brutta
storia di usura, omicidi e droga, verrà rinchiuso nel carcere minorile di Nisida...
Maurizio De Giovanni, scrittore più tifoso che appassionato, per raccontarci l'anima nera di Napoli, percorre
due vie temporali parallele e convergenti, come quelle dell'ossiMoro famoso.
La prima negli anni '30.
Napoli, 1932: manca una settimana alla Pasqua. Al "Paradiso", esclusiva
casa di tolleranza nella centralissima via Chiaia, la prostituta più famosa è
ritrovata morta. Maria Rosaria, detta Vipera, vanto e principale attrazione del
bordello per la sua straordinaria bellezza, è stata soffocata con un cuscino.
L'ultimo cliente sostiene di averla lasciata ancora viva, il successivo di
averla trovata già morta. Al commissario Ricciardi, che ha il dono terribile di
vedere i morti ammazzati e ascoltare le loro ultime parole, il fantasma di
Vipera ripete: "il mio frustino, il mio frustino". L'oscura frase
potrebbe riferirsi al soprannome dell'ultimo cliente,
La seconda, praticamente ieri a Pizzofalcone. Un distretto di Napoli
non molto vasto ma assai popoloso, che abbraccia una parte dei Quartieri
spagnoli e va giù fino al lungomare. Un distretto variegato, fatto di quattro mondi:
basso proletariato, borghesia impiegatizia, alta borghesia commerciale e
aristocrazia, tutto concentrato in un’area di tre chilometri lineari.
Buio, il romanzo più recente, si svolge in un
commissariato di Napoli che ha visto quattro suoi membri arrestati per traffico
di droga. A seguito di questa epurazione tutto il personale è stato sostituito,
ad eccezione del commissario capo, Luigi Palma, e del vice sovrintendente,
Ottavia Calabrese. Il nuovo gruppo ora è costituito da vari elementi
considerati "problematici", trasferiti a Pizzofalcone per motivi
disciplinari o perché ritenuti poco affidabili. Sorprendentemente, grazie al
paziente lavoro di Palma, impegnato a ridare credibilità al commissariato e
fiducia ai suoi sottoposti, anche casi più difficili iniziano a essere risolti
grazie a un efficiente lavoro di squadra.
Meglio andare, Bari ci attende.
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