sabato 17 settembre 2016

Lanterna Gialla (101)



Film n. 100


La donna della domenica (---)
di  Luigi Comencini
con Marcello Mastroianni, Jacqueline Bisset, Jean-Louis Trintignant



Un amore consumato in una sola domenica
Tratto dall'omonimo romanzo del 1972 di Fruttero&Lucentini, ne rispetta lo svolgimento ma trascura la sostanza  ironica e di analisi sociale.  
La trama. Torino, inizio anni '70, estate. Il commissario Santamaria (qui romano, siculo nel romanzo) indaga sull'assassinio di un individuo volgare ed equivoco, l'architetto Garrone, un professionista fallito che vivacchiava ai margini della Torino bene, da cui era tollerato, ma disprezzato. L'omicidio è stato scoperto dal geometra Bauchiero, che ha trovato il cadavere dell'architetto, ucciso da un'arma non convenzionale: un fallo in pietra. Quasi contemporaneamente all'interrogatorio del Bauchiero, i vendicativi domestici della nobildonna Anna Carla Dosio, appena licenziati, portano in commissariato un foglio su cui la Dosio ha scritto all'amico Massimo Campi che lei e Massimo «...devono fare fuori il Garrone», biglietto che la stessa Dosio ha poi rinunciato ad inviare e gettato in un cestino...
Il film (compatibilmente con la durata di 90 minuti circa) è la pressoché fedele trasposizione della trama del romanzo, ma non di tutto quello che gli autori narrano ed analizzano. Comencini  ha realizzato un'opera che può essere inserita più nel filone della Commedia all'italiana, che nel Giallo all'italiana. Il film, molto riduttivo e schematico sui caratteri, non può essere diverso dalla trama del romanzo, poiché il forte impianto narrativo che F&L hanno dato alla vicenda impone al regista di attenervisi. Comencini riesce a interpretarlo egregiamente cogliendo in perfetta sintesi i motivi cardine. Purtroppo la profonda ironia che traspare, più che dalle persone, dalle situazioni è meno percepibile nel film, mentre nel romanzo la si respira. L'afosa Torino estiva è rappresentata con una fotografia piuttosto calda (anche con i "versi" del collega di Santamaria al ventilatore), con le vie deserte, le ville in zona collinare, i grandi viali, il centro storico, il Balon storico mercato delle pulci luogo di incontro della Torino "bene" e della Torino "male".


I personaggi sono ben tratteggiati, ma in modo schematico. Emergono la volgarità del Garrone, il rifiuto del rango di Massimo Campi, la noia coniugale di Anna Carla, la cortesia prudente, ma solo perché gli è stata imposta, del Commissario, la grettezza della Tabusso. Il trio Mastroianni, Bisset, Trintignant si trova  perfettamente a suo agio in questa commedia gialla improntata all'ironia. Nella penultima scena Mastroianni e la Bisset si trovano a letto (è domenica): hanno consumato, ma sono sorpresi. Più sorpresi ancora gli spettatori.
Forse il limite di questo film è proprio l'esser figlio di un romanzo giallo alla cui trama il regista ha dovuto attenersi fino in fondo scarnificando il resto. 

Molto brava Lina Volonghi a regalarci una grezza borghese, cinica e spietata.
Da un romanzo che ha avuto uno straordinario successo letterario, un film che ebbe simile successo, ma al botteghino. Il film pur mantenendo la  sostanza del romanzo e l'ingarbugliata vicenda gialla,   si scioglie progressivamente, con qualche passaggio troppo lento, secondo le regole  di quel genere di prodotti. C'è da osservare che nel film manca quella "torinesità" che costituiva il fascino del romanzo. Chi non lo ha letto non si accorge neppure della Mole.
Voto ***/5

 

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