Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli
Giudizio n. 116
Mio caro serial killer
di Alicia Giménez-Bartlett
Sellerio
E' tornata Petra: un verboso piacevole
ritorno
La
serialità consuma! Sono scrittore di gialli seriali con personaggi seriali.
Consapevole dei rischi, ne ho
creati quattro (anzi cinque) di personaggi. Il
pericolo maggiore: col tempo è sempre più difficile variare con originalità e
si può diventare improbabili e verbosi. Si ricorre allora all'assemblaggio di racconti, come faceva Chandler, ma non tutti sono lui!
Petra è tornata,
ed è gradevole come sempre, ma alla lunga (471 pagine!) improbabile e troppo verbosa. In certi punti anche pallosa, con scene che nell'intenzione avrebbero voluto essere amene!
Questa volta
Alicia Giménez-Bartlett ci offre una lettura divertente sulle agenzie matrimoniali
spagnole. La chiave di volta della narrazione, dei battibecchi, degli omicidi,
del mistero, del movente e del serial killer è rappresentata da una
riservatissima agenzia matrimoniale.
All'accordato
e sperimentato duo Petra Delicado - Fermìn Garzòn si aggiunge in questa troppo intricatissima
storia un nuovo e ben strutturato personaggio: Roberto Fraile del corpo dei
Mossos d'Esquadra, cui vengono affidate le indagini, con le prevedibili
reazioni, non entusiastiche, di Petra.
Tutto
ruota intorno ad una serie di femminicidi cruenti, con lettera d'amore lasciata sul
corpo e il volto dilaniati delle vittime.
Per decine e decine di pagine non si riescono a trovare collegamenti plausibili finché,
in modo piuttosto casuale spunta il bandolo della matassa.
La trama
è complessa, anche se solo apparentemente di semplice decodifica. Tra colpi di scena a raffica si arriverà ad una
conclusione, A VOLER ESSER BUONI, un tantino zoppicante e tirata per i capelli. a VOLER ESSER CATTIVI raffazzonata e ripescata dalla piena di ipotesi all'ultimo momento.
Il
racconto è a volte piacevole e a volte, invece, pedante. Quando Alicia ci vuole
spiegare "la rava e la fava" di un contesto sociale: è il suo difetto
maggiore, già notato in altri romanzi. Non
sempre alleggeriscono la pesantezza dalla narrazione i battibecchi tra Petra e
Fermìn. Gli intermezzi "familiari" non possono piacere che alle somantiche signora di mezzaetà della Spagna... Il personaggio di Roberto è apprezzabile, ma noioso: apporta una
dimensione di disagio personale (vicende legate alla moglie) e alla progressiva
sintonia tra approcci diversi dal punto di vista caratteriale e professionale.
La Giménez-Bartlett,
reduce da tentativi di letteratura alta, però si dilunga troppo e si lascia
trascinare (anzi ci trascina) in un finale troppo complesso e cervellotico (al
limite del plausibile) con un interrogatorio finale che fa svanire la suspense come
sale nell'acqua con una (pedante anch'essa) riflessione sulle debolezze dell'animo
delle persone sole e disturbate e delle loro ossessioni.
Comunque,
tirate le somme, una prosa scorrevole e lettura per lunghi tratti piacevole. Nel voto mezza stellina
è alla carriera, di Petra intendo! E mezza per affetto: solo 2,5 sarebbe stato oltraggio!
Voto: ***1/2/5
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