giovedì 29 novembre 2018

Conto alla rovescia (-25)



 Una smorfia

al Natale

- 25 giorni al Natale

secondo l'accreditata smorfia napoletana: il Natale

Confesso che mi ha colto di sorpresa: "mancano 25 giorni e già si parla di Natale?". "Ma, mi son chiesto, se fossero 50 sarebbe doppio o mezzo Natale?". Ragionameti capziosi.  Per un'interpretazione in noir, un piccolo racconto noir del mio repertorio segretoche offro a tutti voi!


Regalino di Natale

"Peo", per gli amici anche "Pera", aspettava nel buio. Lo chiamavano così per via del cicchino, a forma di "canna" sempre in bocca e della sua testa, ma col berretto rosso da Babbo natale non si notava. Aspettava, impestando l'aria con pessimo tabacco, lo scampanio di mezzanotte. Il suono delle campane a mezzanotte avrebbe  coperto qualsiasi rumore, anche il botto di uno sparo: le faceva suonare, a tutto sturo, don Antonio,  che era sordo come una campana, appunto.

Aspettava, con un ghigno diabolico, il momento giusto.   Quello delle campane: "meglio prepararsi", s'era detto giorni prima con sguardo cattivo anche "dentro". Aveva fatto tutto a modino, con precisione da ragioniere: albero in casa col presepe e soprattutto alberone fuori, in giardino. Poco più in la, nell'orticello, una buca di metri due per uno, profonda più di uno. "Per gli asparagi", aveva detto all'ignara moglie, vittima predestinata a far da concime agli ortaggi.



Il ragionier Irnerio Peruzzi, anima nera ora in pensione, aspirava a una badante ucraina tutta per lui. Era più che una voglia: una fissa. Ma lui alla moglie Ida non l'aveva confessato, lei avrebbe rifiutato l'idea.  Lui, ostinato contabile, definirlo freddo calcolatore sarebbe esagerato, ne aveva anche individuata, spiata e contattata una. Più che altro aveva cominciato a seguire, il giovedì pomeriggio, Irina, una ragazzona statuaria di trentacinque anni con la sua "signora" alla conta degli ultimi giorni. "Se mia moglie la vedesse", rimuginava il Peruzzi "si  opporrebbe anche di più: in modo cattivo!" Sapendolo,  aveva fatto tutto di nascosto.
Dopo lunghe considerazioni aveva deciso di non usare il fucile a canne mozze, caricato a lupara, preso in prestito "per le pantegane" dall'amico Toniuzzo, ferroviere in pensione nativo di Paternò. Troppo rumore (magari il vento portava lontano lo scampanio) e troppo sporco sulla neve (ci mancava anche quella!). Avrebbe adoperato la piccola vanga: corta e facile da brandeggiare: un colpo e via! Sempre a mezzanotte però, col suono delle campane, che l'Ida aveva la testa dura e la voce acuta ... caso mai, invece di esalare l'ultimo respiro, le fosse venuto di gridare!
Il piano era pronto. La tuia fatta potare da Ida ad abete (orribile cono alto quattro metri) era addobbata: c'era solo da accendere le luci. Lo faceva sempre lei al suono delle campane. Si copriva le spalle con un ampio plaid di lana, usciva, si chinava a raccogliere la presa della prolunga: ecco quello era il momento di mattarla. Lui stava nascosto, al gelo, nell'ombra, dietro la siepe di lauro, a un tiro di vanga (sarebbe stata meglio una scure bipenne, ma non ce l'aveva!). Da lì alla fossa solo sette metri: trascinarla sulla neve usando il plaid come slitta era facile.

Il primo tocco di campana lo scosse, gli venne il dubbio d'essersi assopito. D'aver dormicchiato un po'. Non ebbe tempo di riflettere più a lungo. Dalla casa uscì un plaid rosso da cui spuntavano il lembo d'una gonna e due piedi. Quando vide la donna inchinarsi, la colpì con tutta la sua forza. Sentì, impressionante, il crack del cranio. Non aveva il coraggio di guardare. A tentoni, afferrò i lembi della coperta e trascinò il corpo alla fossa. "Cazzo com'è ingrassata!", pensò stroncato dalla fatica. Spingendola col piede la rovesciò dentro la buca. Poi veloce sbancò l'altro lato e coprì il corpo. Rifinì la sepoltura con uno strato di neve.
Ansimava. Ficcò la vanga in terra e s'avviò verso la porta di casa. Sudava freddo. Emozione, gelo e fatica: un mix da infarto. Quando fu a tre metri dalla porta gli prese un colpo: Ida era sulla soglia! Lo guardò.
« Ma allora, 'un ha capito nulla. L'albero gli è spento e le campane hanno finito da un pezzo. Io lo sapevo che queste ragazze albanesi 'un son bone a nulla, ma tu ci havevi la fissa! ».
Eh sì, gli extra ormai erano tutti "albanesi". Mentre il ragionier Irnerio se la faceva sotto (pannolone ci voleva, altro che badante!), Ida lanciò un bercio stentoreo.
« Irinaa, Iriinaaa! ».
Scosse la testa.
« Macché! Oh in dove l'è andata quella grulla? Che tu l'ha vista? ».
Peruzzi, col cavallo gelato batteva i denti.
« Visto chi? ».
Ida sorrise, sardonica e irrisoria. cattiva, aglio occhi d'Irnerio.
« Irina, no. Ieri è morta la Gina e l'ho presa io, me l'ha consigliato don Antonio, "siete vecchi, un aiutino vi ci vole!". Ho pensato che t'avrebbe fatto piacere, t'ho fatto un regalino di Natale! Muoviti però, bisogna ritrovarla, le avevo già pagato un mese d'anticipo! ».  

 
 

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