Una smorfia
al Natale
- 25 giorni al Natale
secondo l'accreditata smorfia napoletana: il Natale
Confesso che mi ha colto di sorpresa: "mancano 25 giorni e già si parla di Natale?". "Ma, mi son chiesto, se fossero 50 sarebbe doppio o mezzo Natale?". Ragionameti capziosi. Per un'interpretazione in noir, un piccolo racconto noir del mio repertorio segretoche offro a tutti voi!
Regalino di Natale
"Peo",
per gli amici anche "Pera", aspettava nel buio. Lo chiamavano così
per via del cicchino, a forma di "canna" sempre in bocca e della sua
testa, ma col berretto rosso da Babbo natale non si notava. Aspettava,
impestando l'aria con pessimo tabacco, lo scampanio di mezzanotte. Il suono
delle campane a mezzanotte avrebbe
coperto qualsiasi rumore, anche il botto di uno sparo: le faceva suonare,
a tutto sturo, don Antonio, che era
sordo come una campana, appunto.
Aspettava,
con un ghigno diabolico, il momento giusto. Quello delle campane: "meglio prepararsi", s'era detto
giorni prima con sguardo cattivo anche "dentro". Aveva fatto tutto a
modino, con precisione da ragioniere: albero in casa col presepe e soprattutto alberone fuori, in giardino. Poco più in
la, nell'orticello, una buca di metri due per uno, profonda più di uno. "Per gli asparagi", aveva detto
all'ignara moglie, vittima predestinata a far da concime agli ortaggi.
Il
ragionier Irnerio Peruzzi, anima nera ora in pensione, aspirava a una badante ucraina
tutta per lui. Era più che una voglia: una fissa. Ma lui alla moglie Ida non
l'aveva confessato, lei avrebbe rifiutato l'idea. Lui, ostinato contabile, definirlo freddo
calcolatore sarebbe esagerato, ne aveva anche individuata, spiata e contattata
una. Più che altro aveva cominciato a seguire, il giovedì pomeriggio, Irina,
una ragazzona statuaria di trentacinque anni con la sua "signora" alla
conta degli ultimi giorni. "Se mia
moglie la vedesse", rimuginava il Peruzzi "si opporrebbe anche di più: in
modo cattivo!" Sapendolo, aveva
fatto tutto di nascosto.
Dopo
lunghe considerazioni aveva deciso di non usare il fucile a canne mozze,
caricato a lupara, preso in prestito "per
le pantegane" dall'amico Toniuzzo, ferroviere in pensione nativo di
Paternò. Troppo rumore (magari il vento portava lontano lo scampanio) e troppo
sporco sulla neve (ci mancava anche quella!). Avrebbe adoperato la piccola
vanga: corta e facile da brandeggiare: un colpo e via! Sempre a mezzanotte però,
col suono delle campane, che l'Ida aveva la testa dura e la voce acuta ... caso
mai, invece di esalare l'ultimo respiro, le fosse venuto di gridare!
Il
piano era pronto. La tuia fatta potare da Ida ad abete (orribile cono alto
quattro metri) era addobbata: c'era solo da accendere le luci. Lo faceva sempre
lei al suono delle campane. Si copriva le spalle con un ampio plaid di lana,
usciva, si chinava a raccogliere la presa della prolunga: ecco quello era il
momento di mattarla. Lui stava nascosto, al gelo, nell'ombra, dietro la siepe
di lauro, a un tiro di vanga (sarebbe stata meglio una scure bipenne, ma non ce l'aveva!). Da lì alla fossa solo sette metri: trascinarla
sulla neve usando il plaid come slitta era facile.
Il
primo tocco di campana lo scosse, gli venne il dubbio d'essersi assopito.
D'aver dormicchiato un po'. Non ebbe tempo di riflettere più a lungo. Dalla
casa uscì un plaid rosso da cui spuntavano il lembo d'una gonna e due piedi.
Quando vide la donna inchinarsi, la colpì con tutta la sua forza. Sentì,
impressionante, il crack del cranio. Non aveva il coraggio di guardare. A
tentoni, afferrò i lembi della coperta e trascinò il corpo alla fossa. "Cazzo com'è ingrassata!", pensò
stroncato dalla fatica. Spingendola col piede la rovesciò dentro la buca. Poi
veloce sbancò l'altro lato e coprì il corpo. Rifinì la sepoltura con uno strato
di neve.
Ansimava.
Ficcò la vanga in terra e s'avviò verso la porta di casa. Sudava freddo. Emozione,
gelo e fatica: un mix da infarto. Quando fu a tre metri dalla porta gli prese
un colpo: Ida era sulla soglia! Lo guardò.
«
Ma allora, 'un ha capito nulla. L'albero gli è spento e le campane hanno finito
da un pezzo. Io lo sapevo che queste ragazze albanesi 'un son bone a nulla, ma
tu ci havevi la fissa! ».
Eh
sì, gli extra ormai erano tutti "albanesi". Mentre il ragionier
Irnerio se la faceva sotto (pannolone ci voleva, altro che badante!), Ida lanciò
un bercio stentoreo.
«
Irinaa, Iriinaaa! ».
Scosse
la testa.
«
Macché! Oh in dove l'è andata quella grulla? Che tu l'ha vista? ».
Peruzzi,
col cavallo gelato batteva i denti.
«
Visto chi? ».
Ida
sorrise, sardonica e irrisoria. cattiva, aglio occhi d'Irnerio.
«
Irina, no. Ieri è morta la Gina e l'ho presa io, me l'ha consigliato don
Antonio, "siete vecchi, un aiutino
vi ci vole!". Ho pensato che t'avrebbe fatto piacere, t'ho fatto un
regalino di Natale! Muoviti però, bisogna ritrovarla, le avevo già pagato un
mese d'anticipo! ».
Nessun commento:
Posta un commento