Magica Tempora
di Oscar Montani
Parte prima
Credo che più o meno lo
si sia intuito, ma è doveroso fare un cenno alla costruzione di questo romanzo,
che, come del resto quella di tutte le altre opere del nostro autore, è
originale e sorprendente. Questo romanzo è diviso in due parti assolutamente
speculari, ma, come riflette il protagonista, le cose sembrano sempre le
stesse, ma non sono mai le stesse.
Per quel che riguarda
il titolo, tutti i romanzi di cui è protagonista Bertuccio hanno un titolo in
latino, lapidario con il sostantivo tempora accompagnato da un aggettivo qualificativo
a spiegare com’è il periodo storico e com’è il periodo della vita privata del
nostro fabbro. Al riguardo mi viene in mente innanzitutto l’inizio dei capitoli
dei Vangeli con quel ”in illis temporibus”, ma ancora di più un romanzo dello
scrittore sudafricano John Maxwell Coetzee, premio Nobel per la letteratura nel
2003, intitolato “La vita e il tempo di Micheal K”, nel quale l’autore racconta
la vita del suo protagonista inevitabilmente, indissolubilmente, fatalmente
legata alla realtà storica del suo tempo.
Qui i tempi sono “magica” perché...
Perché Bertuccio, proprio mentre si sta imbarcando per tornare a casa, acquista
un nuovo amico. È uno strano giovane, un certo Tommaso Masini da Peretola, che
si è attribuito l’altisonante pseudonimo di Zoroastro da Peretola, perché si
definisce mago o, perlomeno, aspirante tale. La magia la fa da padrona in
questo romanzo perché la fa da padrona nel periodo. Oscar, intanto, ce la
presenta dal punto di vista di Tommaso. Questi dichiara di praticare una magia
bianca, ma precisa con orgoglio di essere stato allievo intanto di un medico
come Marsilio Ficino, che gli ha insegnato ad operare in armonia ed equilibrio
con le cose e le leggi della natura. Dal Ficino, Tommaso ha capito che ogni fenomeno,
organismo ed evento ha un suo posto ben preciso nel disegno universale
stabilito da Dio, in quanto partecipe di un’unica anima del mondo. Ma Tommaso è
anche e soprattutto allievo di un genio della scienza come Leonardo da Vinci,
quindi non può credere alla magia. Può forse un potente politico credere nel
buon governo o crede forse un vescovo in Dio? Riflette con sarcasmo, con
realismo, con amarezza. Tommaso, lo spiega sinceramente, si è aggregato al
gruppo di Bertuccio perché vuole andare a conoscere un mago effettivamente
famoso a quel tempo, un certo Nepo, che viveva ed operava nella torre di Galatrona,
proprio nei pressi di Montevarchi. Era in realtà un medico che guariva ferite e
malanni con polveri e unguenti simpatici, quindi anche lui un uomo di scienza,
ma aveva capito che il popolo ha bisogno di un’aura di magia. Tommaso vuole
imparare da lui come faccia a fare apparire magia la sua scienza. Nepo diventa
in pratica il magico anello di congiunzione tra le due parti del romanzo: nella
prima ce lo presenta esaurientemente Tommaso, nella seconda lo vediamo di
persona e Bertuccio lo consulterà, traendone preziosi consigli.
Nella vita e quindi nei
romanzi, che ad essa in fondo si ispirano, a fare gli eventi sono le persone,
quindi è doverosa un’occhiata a qualche protagonista di “Magica tempora”. Prima
di tutto occorre sottolineare una splendida tecnica del nostro autore che è solito
introdurre un personaggio attraverso le sensazioni, le emozioni, le reazioni
che questi suscita negli altri, offrendoci così un quadro completo del
carattere, senza mai ergersi a giudice e trinciare giudizi. Intanto una
titanica figura femminile, la badessa Margherita Soderini, del Convento del Sacro
Latte di Montevarchi, che già abbiamo conosciuto nelle precedenti avventure del
nostro fabbro. Una donna e le donne sono sempre al centro nei romanzi del
nostro autore, figure indimenticabili, protagoniste nel bene e nel male.
Anche
la badessa Soderini è introdotta da un altro personaggio fondamentale, di cui diremo
tra un attimo, ed è presentata come “donna rigorosa e amante della libera autorità”.
Già di per sé è una notazione più che sufficiente, ma quando la badessa fa il
suo ingresso in scena, lo fa da vera primadonna. Bertuccio così la descrive:
“arrivò quasi levitando, con elegante leggerezza. Il volto e le mani erano
espressivi e anche bella a vedersi. L’avrei detta leggiadra, ma una badessa,
secondo i miei canoni, non può che essere altera”. Lo capiamo fin dall’inizio:
la Soderini, più o meno consapevolmente, non ha abdicato, pur badessa, alla sua
femminilità. Perfino la cuffia, che le nasconde i capelli e quindi dovrebbe in
teoria mortificare la sua bellezza, diventa un ornamento, un’esaltazione della
sua avvenenza. Infatti il nostro fabbro precisa che non faceva altro che
mettere in risalto il colore, verde, un verde incredibile dei suoi grandi
occhi. Per quel che riguarda il carattere è diretta, ironica, sarcastica, non
gradisce critiche, rispetta poco le regole del suo ordine, ma è una donna di potere
e quindi può permetterselo. Naturalmente non può non essere protagonista di una
scena finale incredibile e indimenticabile.
A preparare l’ingresso
in scena della Soderini è stato niente meno che Niccolò Machiavelli. Niccolò
Machiavelli non è che uno dei tanti incontri straordinari che Bertuccio fa nel
corso delle sue avventure. Sia a Montevarchi sia durante la fuga sia in esilio
gli capita di incontrare persone che “saranno famose” nel campo dell’arte,
della scienza, della politica, per esempio i giovani Michelangelo, Ariosto,
Copernico, eccetera. Gli capita anche di incontrare chi è stato famoso, per
esempio proprio Marsilio Ficino e soprattutto Leonardo da Vinci, ormai non più
giovane e caduto in disgrazia. Leonardo è protagonista di “Non ci resta che
piangere” un episodio di “Mala tempora” che è un capolavoro in assoluto.
Bisogna dire che non c’è documentazione storica che quei personaggi si
trovassero in quella certa data in quel determinato luogo dove Bertuccio li
incontra, però è storicamente documentato che avrebbero potuto esserci.
Tornando a Machiavelli, il nostro protagonista lo incontra nuovamente dopo
pochi anni. Quello che era un ragazzo intelligente ed arguto è completamente
cambiato. Ora, da Segretario della Repubblica, parla da politico navigato, con
un tono distaccato, con parole ponderate. Quello che fa da sfondo a tutta la
scena dell’incontro tra i due sono gli occhietti penetranti di Nicolò, occhi a
spillo con i quali valuta e saggia le persone non per curiosità, ma per comprendere
quali vantaggi ne può ricavare. Dalle pagine di Oscar, Machiavelli viene fuori
alla perfezione nella sua diabolica finezza di politico, con le sue parole
melliflue, ambigue, senza mai compromettersi né mettersi in gioco; ora adula,
ora minaccia, ora promette, ora ordina. Bisogna citare anche un altro incontro
eccellente di Bertuccio, questo in Francia, in casa del suo amico Etienne. E’
uno strano giovane, un prete – non prete, molto colto, che ad ogni piè sospinto
parla di follia umana. Uno dei suoi nomi è Desiderio e viene da una grande
città portuale dei Paesi Bassi. Sono sufficienti questi indizi? Anche lui
comunque darà consigli utilissimi a Bertuccio.
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