domenica 5 aprile 2020

Alfin tornammo...


"Al fin uscimmo a riveder le stelle" 



Chissà se la pandemia, coi luoghi chiusi sconsigliati, quando usciremo, ci farà riscoprire il cinema sotto le stelle? Vi propongo alcune mie memorie di cinema sotto le stelle

Quando sullo schermo si leggeva "The End", per noi non era finita. Si riaccendevano le luci per cinque minuti, la maggior parte della gente sciamava verso le uscite, alcuni restavano per vedere l'inizio. Omero, il mitico (quando si rompeva la pellicola veniva incocato con "Omeroo!", come Odino, dio vichingo) gestore di solito, se il film non era troppo lungo proiettava almeno una mezzora del primo tempo. Noi ragazzi si restata alche lotre. Quando spengevano le luci definitivamente c'era da guardare le stelle, magari in dolce compagnia! Poi si sarebbe usciti gattoni da un pertugio.
Al cinema Giardino di Montevarchi, d’estate, negli anni ‘50, qualche melò, spesso western e molti noir, ma i miei ricordi, più che un leone ruggente o un falcone farlocco, evocano un “pinguino”! Vedo che Sam Spade, sempre teso, ha già messo mano alla pistola. "Non ci provare, Sam!"... Sì, calmati, vado a spiegare.


Prima di tutto non c’era l’ora legale e gli spettacoli potevano cominciare alle nove precise. A quell’ora era già buio e dalle colline del Chianti calava una piacevole brezza.
Secondo particolare importante: all'interno del cinema c’era un chiosco che fungeva da “quasi bar”. Niente alcoolici e niente caffè. Mentine colorate, caramelle al limone (a forma di limone), caramelle di menta ("dure di menta").  Per gli amanti del salato: semi di zucca salatissimi, noccioline a volte crude, lupini. Ideali per poi sorbirsi le bibite Raffaelli (gassose, aranciate e bitter, made in loco: ditta Raffaelli). Quella da masticare o leccare era roba di lunga durata: "ciringumme" da masticare e “pinguini”, anch’essi fatti in modo artigianale. Il "Pinguino" era davvero speciale.

Si trattava di gelati con lo stecco fatti in casa. Molta acqua, poco latte e scarsa cioccolata. Congelati e mantenuti tali con l’anidride carbonica solida (anch'essa a chilometri zero: comune di Laterina) erano duri come sassi. Prima di poterli leccare dovevi aspettare dieci minuti, se no la lingua si attaccava, anch’essa congelata, al cacao. Nei bar di paese potevi chiedere un Mottarello, roba da signorini, ma al “cine” questo lusso non era concesso.



Nonostante questo li amavamo. Per tre motivi. Lo stecco era prezioso per fare da remo alle barchette a elastici, fatte con le canne, che mandavamo nel torrente. Se non facevi barchette lo potevi barattare con mezza dura di menta.

Questi gelati parecchio gelati duravano tutta la prima metà del primo tempo. Nei primi cinque minuti dopo l’acquisto, prima che si spengessero le luci, ci potevi ribattere i chiodi delle disastrate sedie. I chiodi delle vecchie sedie erano un problema: se tornavi a casa coi pantaloni strappati erano botte!



Con il The End, Philip Marlowe, passava, Sam Spade svaniva, ma il pinguino era un punto di riferimento, una sicurezza. sapevi che sarebbe stato lì ad aspettarti anche la sera dopo. Una costante e una certezza. Anche una consolazione, se dovevi sorbirti le tragiche disgrazie di Amedeo Nazzari.

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