Film
n. 11
Anatomia di un omicidio
(Anatomy of a Murder)
di Otto Preminger
con James Stewart, Lee Remik, Ben Gazzara, Arthur O’Connell
Una notte in una
cittadina, viene violentata una donna che, ancora confusa e impaurita, corre
alla roulotte dove abita con il marito.
Questi, visto lo stato in cui è ridotta la bella moglie, si fa dire chi è stato e va subito a uccidere il colpevole; quindi torna tranquillamente al campeggio e dice al custode di chiamare lo sceriffo ad arrestarlo.
Questi, visto lo stato in cui è ridotta la bella moglie, si fa dire chi è stato e va subito a uccidere il colpevole; quindi torna tranquillamente al campeggio e dice al custode di chiamare lo sceriffo ad arrestarlo.
Due mesi dopo,
alle soglie del processo, la moglie dell'accusato Laura Manion, chiede
all'avvocato Paul Biegler di difendere suo marito. L'avvocato, dopo aver
interrogato l'uomo e saputi i fatti, decide di assumere la difesa del Tenente
Manion, reduce della Corea. Deciso di adottare la tesi della semi-infermità
mentale, l'avvocato inizia a svolgere alcune indagini e ricerche giuridiche
volte a preparare il dibattito in tribunale.
La parte riservata al dibattimento è molto importante. Qui un'inquadratura coi protagonisti. In aula, tra
botte e risposte, accuse e difese e testimonianze a volte reticenti, si scava e
si analizza da vari lati il delitto, sino al verdetto e al mezzo “colpo di
scena” finale.
La trama non
particolarmente originale è arricchita da una sottile, argutissima ironia di
fondo che caratterizza tutti i dialoghi del film, pieni di verve, di amarezza e
locati su di un plot-sceneggiatura ineccepibili. Ne risultano personaggi
credibili (anche grazie agli attori: cast magnifico) e molto originali che credo abbiamo stimolato gli attori. L’interpretazione
dell’avvocato James Stewart è assolutamente eccezionale, senza superare,
neppure per un attimo, il perfetto equilibrio recitativo. Notevole anche la
prova della ‘dark lady’ Lee Remick, di solito più a suo agio nei ruoli di
fidanzata d’America, qui moglie del falsamente scanzonato, ma seriamente geloso
Ben Gazzara. Ottima anche la performance di Arthur O'Connell e
superlativa la colonna sonora in cui il jazz fa la parte
del leone, vero commento ancor oggi moderno del grande Duke Ellington,
apparentemente ‘a latere’, in realtà parte integrante a pieno titolo della
splendida pellicola di Otto Preminger. Un film da vedere e rivedere: per
imparare ad apprendere il vero buon cinema.
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